Home page        Archivio generale "Che fare"         Per contattarci


Interviste a lavoratori immigrati

"Sono venuto qui in Italia per salvarmi la vita. Sono un egiziano. Nel mio paese ho fatto l'università, economia e commercio. Quando sono arrivato, non conoscevo nessuno, né la lingua. Appena arrivato ho fatto il lavapiatti, poi aiuto cameriere, poi cameriere. I proprietari dei ristoranti italiani si approfittano. Alla fine arrivavo a prendere un milione, ma c'era un collega italiano nella stessa sala, alla stessa fila, che prendeva un milione e ottocentomila. Non lavoravo tutto l'anno, ma facevo le stagioni. Spesso capitava che dovevo lavorare qualche ora in più. lo non avevo pensione, tredicesima, malattia, festivo, come i colleghi italiani. Secondo me i proprietari prendono uno straniero, perché lo fanno lavorare di più e lo pagano molto meno di voi. Anche se troviamo un posto fisso, ci pagano di meno uguale. Dato che noi siamo venuti qui per salvarci la vita, accettiamo tutto. Pure se sono tante ore, 13, 14, 15, 16 e pochi soldi. La nuova legge sui lavoratori immigrati è una favola! Tu devi andare alla Camera del Lavoro e ti danno tre mesi per cercare un lavoro. Se dopo tre mesi non l'hai trovato, e nemmeno la Camera del Lavoro l'ha trovato, ti danno un altro anno. Se in questo anno ancora niente, allora, forse, non so, ti mandano via. Amici italiani? Questo è un problema. Sarebbe bello mischiare il carattere nostro e il vostro. Purtroppo, pure se dicono che l'Italia è un paese democratico, io esco con tutta gente del mio paese. C'è un muro tra voi e noi!"

"Vengo dalla Tunisia. Nel mio paese facevo la guida turistica. Lavoravo. Ma in Tunisia c’è una situazione molto repressiva: alle 10 di sera tutti devono essere a casa, non si può andare in giro. Il 90% dei tunisini qui vengono perché non possono vivere nel loro paese con questa situazione. Poi c'è anche chi scappa dalla guerra, è il caso di un mio amico palestinese. Ad Ancona, 9 anni fa, ho trovato un lavoro come marinaio. Lavoro regolare. Mi sono imbarcato e sono stato sei mesi a New York. In seguito, un giorno, stavo su di una barca, non ero in regola, sono caduto, e mi sono fatto male. Ho avuto un'operazione al cervello e le gambe ancora non mi funzionano bene. Ho pagato le cure da solo. Con i soldi che avevo. Adesso ho una causa con il padrone della barca. Il Comune di Roma mi ha dato una camera e da mangiare. I miei amici lavorano nei ristoranti oppure vendono in giro. Due di loro lavoravano come lavapiatti in un ristorante, poi, finito lì, andavano a scaricare sacchi di farina. Lavoravano quasi 20 ore al giorno. E mangiavano solo una volta. Abitano all'"Albergo del popolo". All'ostello si sta male, perché alla mattina alle 9 devi uscire anche se sei malato (se no dovresti avvertire il giorno prima). Durante il giorno non si può ritornare, ma solo la sera. Si dovrebbe pagare 5.000 a notte, ma il capitano fa pagare 6.000. Questo per il letto nella camerata. Lì ci sono tanti letti. Se vuoi la camera singola, devi pagare 13.000. Poi tutto è sporco. Non lavano mai. C'è solo un bagno per piano. Certe volte uno fa prima a farla fuori che aspettare. E poi il capitano fa discriminazioni: non dà da dormire e da mangiare a tutti. Pure se uno paga. Per esempio a miei amici iraniani e palestinesi, che sfuggono dalla guerra e che non hanno niente, non hanno soldi, non hanno casa, lui non ha dato da mangiare. lo pagavo per loro, ma il capitano non ha voluto farli mangiare lo stesso".

"Sono del Kenya. Sono venuti via perché il mio paese è molto povero. Appena arrivato, sette anni fa, mi ha dato da lavorare il capitano dell'"Albergo del popolo". Ho fatto l'elettricista, il muratore, tutto quello che serviva per aggiustare l'Albergo. Non ero in regola. Mi faceva sempre la promessa di mettermi in regola. E io lavoravo tanto. Poi, due anni fa, ho trovato le mie valigie fuori. Senza motivo. Gli ho detto: "Ma come, ho lavorato per te tutti questi anni, anche la notte, e ora mi mandi via?". Non ha sentito ragioni. Mi sono trovato senza lavoro, senza posto da dormire, senza soldi. 2 difficile ora trovare un altro lavoro. Qualche giornatella l'ho fatta. Ho provato a fare l'ambulante, ma non va bene".

(Interviste raccolte a Roma nel mese di marzo '87)


ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA


Home page        Archivio generale "Che fare"         Per contattarci