Mille ricatti oggi, quale "Conferenza di pace" domani?


L' "Intifada" palestinese ha prodotto un fantasma: la Conferenza Internazionale "di pace" sul Medio Oriente. Nessuno può dire esattamente cosa sia: chi dice un "cerimoniale" chi una "cornice" per trattative bilaterali; chi la vuole sotto l'egida dell'ONU, chi delle superpotenze. Non si sa neppure se e quando potrà farsi, vista le ostilità del governo di Israele e, nella sostanza, degli USA. L'unica cosa certa è che il Consiglio comunale di Roma, in cerca di lustro, la vorrebbe ospitare nella città eterna. Il resto è buio pesto.

Nonostante ciò, come condizioni per giungere ad essa, i governi imperialisti stanno tracciando realmente un vero e proprio cammino di disarmo totale della lotta palestinese. Riconoscere il diritto dello Stato neocoloniale di Israele non solo ad esistere, ma ad avere confini sicuri (a tenersi, cioè, parte degli stessi territori occupati nel '67). Accettare la prospettiva della "autonomia" di Gaza e Cisgiordania sotto la doppia tutela israeliana e giordana oppure una Confederazione giordano-palestinese (con preminenza giordana). Rinunciare a qualsiasi prospettiva di riunificazione del popolo palestinese disperso ai quattro venti. Sopportare che la delegazione palestinese sia decisa non dal `popolo palestinese "ma dagli accordi tra gli Stati imperialisti e Israele. E, naturalmente, abiurare da subito l'uso della violenza e del "terrorismo ". Una Conferenza "di pace "che si fa precedere da un tale fuoco di fila di ricatti alla lotta rivoluzionaria degli sfruttati palestinesi, non è né può diventare la strada maestra del loro riscatto. È, semmai, la palude entro cui gli imperialisti "democratici" cercano di intrappolare l'insorgenza palestinese prima che essa mini più a fondo la stabilità di Israele e incendi nella guerra di liberazione nazionale e sociale l'intero Medio Oriente. La classe operaia metropolitana per prima deve impegnarsi a denunciare questi ricatti!

Quanto a voi, militanti indomiti della causa palestinese, diffidate di una simile prospettiva, come ne diffidava quel rappresentante di Al-Fatah che anni fa affermava. "Nessuna forza, araba o internazionale, ha il diritto di imporre un regolamento della causa palestinese o di liquidarla. Al-Fatah crede che una vera soluzione per questa causa non potrà venire dalle Conferenze internazionali o dalle risoluzioni delle grandi potenze, ma dalle pianure, dalle montagne, dalle città e dai villaggi di Palestina. La vera soluzione scaturirà dallo sviluppo della rivoluzione palestinese armata, che ha innalzato fin dall'inizio la parola d'ordine della liberazione. Rifiutiamo quindi qualsiasi regolamento o liquidazione che non restituisca al nostro popolo la sua patria e non realizzi la sua libertà e la sua dignità" (A. Husam, delegato di Al-Fatah, a 'El Moujahid ", organo del FLN algerino, 16 marzo 1969).