Qualche considerazione sul "caso Sofri "

IMPUTATI FASULLI E IMPUTATI VERI

DI FRONTE AL TRIBUNALE BORGHESE

 

Non crediamo affatto che dietro l'operazione della Magistratura attorno all'affare Calabresi si debba leggere un "fumus persecutionis" contro un presunto "spirito del '68" di cui Sofri e soci sarebbero l'incarnazione.

Questa squallida genia di Sofri, Boato, Pinto e chi più ne ha più ne metta rappresenta in modo esemplare, ben al contrario, il brevetto piccolo-borghese di come si vada prima a "cavalcare la tigre" della "contestazione rivoluzionaria", mettendosene anzi alla testa, per condurla dal di dentro nelle secche di un ribellismo imbelle e conchiuderla infine nell'alveo delle istituzioni borghesi (all'interno delle quali sono sempre e comunque i vecchi "capi rivoluzionari" a profittare, e non le migliaia di sinceri militanti proletari, cui manca l'intelligenza" e lo stomaco per adire, anche solo "idealmente", ad un'operazione del genere).

Questa nobile schiatta di marci piccolo-borghesi è, semmai, degna di ogni considerazione ed onore agli occhi del capitale, di cui s'è messa "spontaneamente" al servizio: ben prima del fenomeno-"pentitismo", essa ha proclamato e messo in atto il "pentimento" non di ristretti gruppi di "guerrilleros" (male) armati, ma di un'intiera generazione di ribelli proletari autentici; ha fatto le sue mirabili prove, attraverso il famigerato "Reporter", di ausiliario del sistema nella diffamazione della nozione stessa di socialismo e rivoluzione e nella concretissima opera di mobilitazione antiproletaria contro il referendum per la riappropriazione dei punti di contingenza tagliati per decreto dal regime: si è, del tutto naturalmente, adagiata sul letto del Partito Socialista, di quello radicale e del verdume vario, mostrando finalmente di che pasta fosse 1'"antiriformismo" del loro '68 (e la storia conosce bene analoghe esperienze di contestazione diciannovista "da sinistra" del riformismo!).

Il coro di "solidarietà" con gli attuali Sofri e financo col "movimento del '68" in quanto da essi monopolizzato mostra ad evidenza di che oggi si tratta. Sofri e soci responsabili di "eversione"? Ma no, medaglie d'oro della conservazione, ed anche se, putacaso, si dovesse ammettere un loro coinvolgimento nell'affaire Calabresi, questa dovrebbe passare del tutto in ultimo piano rispetto ai meriti acquisti, oggi ed allora, a servizio della "democrazia"!

Per vedervi un qualche indizio di "manovra" si dovrebbe, semmai, pensare ad un'operazione di scontro tra frazioni borghesi per colpire il PSI, attuale beneficiario delle "teste eccellenti" di quel'68. Noi non siamo "dietrologi" sino a questo punto!

 

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È vero, invece, che la messa sotto accusa di Sofri & Co. da parte del pentito (senza virgolette) Marino - che, per difetto di estrazione di classe e "potenziale intellettuale", non ha potuto seguire gli stessi destini "pentitisti" degli ex-capi - ha suscitato larghe discussioni e controversie all'interno delle forze borghesi.

Due, in sostanza, le posizioni in campo: da una parte coloro che (comprese le teste d'uovo "progressiste" del PCI, a cominciare da M. Serra, in un suo "calibratissimo" articolo sull`Unità") sostengono che quel '68 ha fucinato centinaia di migliaia di ottimi democratici, che le organizzazioni borghesi tradizionali non avrebbero saputo captare ed orientare, e che, perciò, dobbiamo essere più che mai grati ai vari Sofri ed al loro '68, sia quel che sia -eventualmente - di responsabilità penali condonate dalla "coscienza" se non dal codice; dall'altra i borghesi più tronfi dell'attuale situazione di "pace sociale" ed irriconoscenti verso i propri fedeli cani da guardia, una volta scongiurato il "pericolo rivoluzionario". Questi ultimi, Trombadori in testa, si sono serviti di simili mastini, ma intendono ora punirli per aver troppo... abbaiato. "Fascisti rossi", tuona Trombadori, e Forattini, in democratica camicia nera, disegna il '68 come la Morte armata di falce (e martello, of course) colpevole di non averci, allora, permesso sogni tranquilli. Tutti e due fanno parte dello stesso gregge, con la differenza che i primi, in modo assai più lungimirante, si rendono conto che le ragioni dell'antagonismo e del "disordine" non si sono neppur oggi esaurite, ad onta dell'attuale "pace sociale", e che l'esperienza del sessantottismo piccolo-borghese non rappresenta, probabilmente, un capitolo chiuso, ma un laboratorio per il passato e per il futuro (quando non basteranno più le follie di un "Tango" a tener sotto controllo lo spirito ribelle inevitabilmente suscitato dallo stesso sottosuolo sociale).

Una sola voce non s'è sentita, in questo gran "dibattere": quella di una posizione rivoluzionaria autentica, a rivendicare, per il passato e per il futuro, le ragioni della rivolta antiborghese senza il pattume dei "capi rivoluzionari" piccolo-borghesi tra i piedi.

Su questo chiamiamo noi a riflettere, prendendo a lezione quel che c'è dietro il caso giudiziario Sofri in termini politici.

 

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Già all'indomani della morte del commissario Calabresi, questo antesignano della testa di cuoio - poi "compagno" deputato socialdemocratico - Genova, c'era stato chi, subito, nel campo "extraparlamentare", aveva preso il destro per condannare la violenza tout court quale arma di emancipazione del proletariato, e proprio il "Manifesto", e proprio la Rossanda, parlarono di oscure manovre della CIA (!) dietro l'assassinio del commissario, chiamando in causa '"`irresponsabilità" di gruppi "estremisti infiltrati da provocatori". La "Lotta Continua" di allora - che aveva condotto, tra l'altro, una meritevolissima controinchiesta sul caso Pinelli-Valpreda - venne chiamata in causa esattamente da questi magistrati della "democrazia" in veste "extraparlamentare", e non già perché vi si potesse vedere una responsabilità diretta nell'eliminazione di Calabresi, ma in quanto non disposta a tributare in suo nome l'abbandono immediato di ogni qualsiasi residua idea "rivoluzionaria".

La discriminante era: disarmiamo immediatamente, o altrimenti siamo comunque "responsabili oggettivi". Di che? Di "eversione rivoluzionaria", fosse pur solo in ispirito.

I capi di "Lotta Continua" ci sono arrivati un po' dopo, ma ci sono arrivati, eccome!

Tutti assolti, quindi, dinanzi al tribunale della coscienza borghese democratica, più "sensibile". Ma più che mai sotto tiro il comunismo, la rivoluzione. L'accusato Sofri, contro simili "spettri", si fa lui stesso primo accusatore, in modo pienamente convinto e leale - c'è da giurarlo! -.

"Imputato, alzatevi!". L'imputato è sempre uno e uno solo. È l'antagonismo rivoluzionario del proletariato. Quello di domani, per intenderci. Trombadori e Serra, in questo, perfettamente d'accordo (e tanto basti a svelare l'arcano della "strana" convivenza di tue tipi tanto diversi - anche sotto il profilo umano, quest'è vero - sotto lo stesso tetto).

Sofri colpevole od innocente? Se l'oggetto del contendere è il caso Calabrese un tale quesito non fa per noi. Per noi, militanti comunisti, Sofri è certamente colpevole, ma di ben altro, vale a dire di ciò che agli occhi della borghesia dovrebbe rappresentare una "felix culpa" e dovrebbe pertanto meritargli, come dicevamo, un encomio solenne ed ulteriori promozioni. Lo si liberi, dunque, ed al più presto. Noi ci occuperemo di altro, di liberare l'imputato nostro.

A ciascuno il suo.