Dossier: "La crisi dell'Est"

JUGOSLAVIA: MENO PATRIA, PIÙ PANE

"Migliaia di lavoratori hanno inscenato manifestazioni antigovernative in due sobborghi industriali di Belgrado (sì, proprio nella patria di Milosevic, n.), per protestare contro il degrado del tenore di vita" che "secondo i dati statistici ufficiali, è tornato al livello della metà degli anni sessanta" ("L'Unità", 14 settembre).

Le sbornie nazionalistiche hanno lasciato lo stomaco vuoto e questo comincia a protestare. Senza pane, la patria perde il suo fascino per gli operai, conservandolo tutto per il blocco degli "irredenti" pasciuti.

L'inflazione galoppa ormai in Jugoslavia al 1000% ed oltre. Nell'85 circolava ampiamente la monetina metallica da un dinaro. Oggi il dinaro vale meno di cinque centesimi di lira. Riconiare le successive monetine da 100 dinari costerebbe attualmente, in spese vive, 800 e più dinari. Hanno cominciato a circolare i pezzi di carta da 2 milioni di dinari. Tra un anno o due? Si va verso i "milliarden" della repubblica di Weimar.

Intanto, i salari operai marciano sulle 100.000 lire mensili (con un potere d'acquisto che, tradotto in lire italiane, non arriva al doppio). Nelle mense operaie si mangiano zuppe "arricchite" di grasso animale e polenta "condita" con una sottilissima fettina di formaggio stesavi sopra come l'ultimo velo di Salomé.

Che ricetta per uscire da questa crisi? Il FMI l'ha già consigliata: austerità, così da poter pagare i debiti, ed ulteriore messa all'incanto dell'arsenale produttivo del paese a prò delle "sane" industrie metropolitane. Al recente vertice dei non allineati, i dirigenti jugoslavi (tutti concordi) hanno mostrato di sapersi ben... allineare al diktat.

Naturalmente, non per tutti va male. La "Ljubljanska Banka" si appresta ad aprire sue sedi in Friuli, nel quadro della crescente "cooperazione della regione Alpe Adria" e con un occhio di riguardo alla scadenza europea del '92, in cui intende inserirsi. I capitali dei cittadini jugoslavi "intraprendenti" saranno qui al sicuro, nelle casseforti e nei reinvestimenti più opportuni.

Ma in che "investiranno" gli ignudi? C'è da giurarlo: in una ripresa piena di sorprese della lotta di classe. Noi abbiamo già sottoscritto in questi BOT e CCT le nostre riserve...