LA NOSTRA BUSSOLA


L'ennesima boutade proveniente dagli USA parlava, nei mesi passati, di "fine della storia". L'ennesimo sberleffo della storia agli ideologi borghesi sta nel furioso intrecciarsi ed acuirsi di tutte le contraddizioni del capitalismo che a questa "profezia" ha fatto seguito.

Agli "accordi di pace" di Malta che avrebbero dovuto rinverdire lo "spirito di Yalta", fa riscontro, pur nella accresciuta "collaborazione" tra USA e URSS, la progressiva decomposizione dell'ordine di Yalta.

Alla proclamazione dell'"era del disarmo" si accompagna la intensificazione dell'attacco imperialista (in atto e/o in via di pianificazione) agli sfruttati del Sud del mondo: chiedere al Panama, al Centro America, alla Palestina. Indi, spulciare tra le veline "pubbliche" del Pentagono.

Al crollo del "socialismo realizzato" dell'Est sta corrispondendo, dopo le prime trionfali grida di vittoria, un fenomenale inasprimento dei contrasti inter-capitalistici dentro l'Occidente vincitore.

Mentre viene meno il riferimento "ideale" al socialismo, si rinfocola nel proletariato dell'Est, e anzitutto nella Germania orientale, l'attesa di migliorare le proprie condizioni materiali, ciò che creerà non poche complicazioni ai presunti "liberatori" di questi proletari.

Alla universale incoronazione del sistema capitalistico come unico sistema "razionale", fa da contrappunto l'addensarsi di nubi minacciose che annunciano nuove crisi della Borsa e della produzione, dovute al carattere insopprimibilmente anarchico del capitalismo stesso.

Se tale è stato l'inizio della "fine della storia", quale ne sarà l'epilogo? Crediamo di averne parlato sistematicamente su questo giornale: è il ciclo della crisi storica del capitalismo - abbiamo scritto più volte - che si acuisce in mezzo mondo almeno, nonostante il provvisorio rilancio dell'Occidente, da cui la crisi stessa ha preso avvio e dipende, ed a cui ritornerà.

Per quanto si cerchi di nascondere la natura e la profondità delle contraddizioni che scuotono il capitalismo finanche in una congiuntura che è nelle metropoli propizia - e nessuno più dei "riformisti" è impegnato nella cosa -, è un dato incontestabile che se la "periferia" del mondo rimane una polveriera, anche il centro della "pacifica" Europa, con il prepotente riemergere della "questione tedesca", nel suo duplice aspetto borghese e proletario, va riscaldandosi. .

Il ritmo degli avvenimenti è stato in questi ultimi mesi incalzante, "sorprendentemente" veloce. Noi non esigiamo affatto che si continui ad andare a questo medesimo passo di carica, né ci illudiamo che il proletariato possa compiere, ad Est come ad Ovest, dei salti mortali per soddisfare la fregola degli impazienti. Per inquadrare il "che fare" nostro e del proletariato, "oggi", ci è sufficiente sapere, con assoluta certezza, che la direzione di marcia degli avvenimenti, in apparenza caotica o addirittura in controsenso rispetto al comunismo, è in realtà determinata da precondizioni oggettive che rendono più che mai maturo il passaggio rivoluzionario al socialismo. Nella grande confusione del momento presente è sempre questa la nostra bussola.