LA NOSTRA ATTIVITÀ


Pur con le difficoltà proprie di questo periodo, prosegue, su invariati indirizzi di principio e tattici, il nostro abituale lavoro di intervento nel proletariato su tutti i principali temi della situazione interna ed internazionale. A titolo di esempio, pubblichiamo qui due volantini su temi sindacali redatti dalla nostra sezione di Roma.

Pubblichiamo altresì un volantino di organizzazione diffuso a Torino, che esprime in sintesi la nostra linea di intervento verso il movimento di occupazione delle università. Siamo ben coscienti, e contenti, di essere lontanissimi dalle sviolinate (ad effetto sociale soporifero se non corporativo) verso questo movimento, che provengono dalla quasi totalità del cosiddetto "milieu" di "estrema sinistra". E lo siamo proprio perché convinti che, se ed ove vi fosse realmente nelle università una reale spinta anticapitalista, che per ora sembra a dir poco ben... dissimulato, esso non potrebbe esprimersi che sul terreno di una critica a fondo non solo del progetto Ruberti ma della politica complessiva del governo e della borghesia, e di ciò che già oggi sono l'università e la scuola, in quanto università e scuola di classe; non potrebbe esprimersi, perciò, che "all'interno di una più generale ripresa della lotta di classe" con perno sul proletariato, che di quella politica è il principale bersaglio.


BATTERE LA RIFORMA RUBERTI BATTERE LA POLITICA DEL GOVERNO

Oggi a Torino il movimento degli studenti ha la possibilità di far sentire direttamente la propria voce al ministro Ruberti contro il progetto di riforma universitario al centro della lotta degli Atenei in tutta Italia. Occorre riflettere però sul fatto che Ruberti è solo il concreto portavoce, è l'estensore di un progetto che va ben oltre la persona del singolo ministro, rispecchiando invece le esigenze del sistema capitalistico nel suo complesso oggi in Italia!

Tali esigenze -a cui sempre il sistema scolastico è stato ed è funzionale- oggi sono:

La "modernizzazione" non può infatti coinvolgere l'università nel suo complesso: il disegno è chiudere con la scuola di massa dove a "tutti" è data la possibilità di studiare ma senza produrre però forza lavoro professionalizzata in grado di rispondere alle specifiche domande del mercato.

Ma questo disegno non piove dal cielo sull'Università come realtà a sé stante: è parte integrante di una politica governativa (e non solo di questo governo) che mira alla ristrutturazione di tutta la Pubblica Amministrazione, dei servizi, alla loro funzionalizzazione maggiore alle esigenze di un sistema produttivo sempre più agguerrito e concorrenziale. I riflessi di tale gestione sono: riduzione delle spese sociali, peggioramento dei servizi oltre che delle condizioni di lavoro e di vita di milioni di lavoratori!

Gli studenti medi non sono oggi anch'essi in piazza proprio contro la fatiscenza delle strutture -frutto di tale politica- e contro un autoritarismo esasperato nelle scuole, parte di un attacco materiale e ideologico di più vasta portata?

E allora dire, come hanno detto gli studenti di Palermo in TV, che la privatizzazione può andare bene per le Ferrovie o le Poste, ma non per l'Università, perché "qui si tratta della Cultura", è già precludersi la possibilità reale per poter battere davvero il progetto Ruberti, e non ottenere invece solo qualche modesto cambiamento. È perciò necessario a questo punto che la lotta degli studenti faccia un salto, che esca dall'ambito ristretto dell'Università e adegui la sua ottica a quello che è il livello effettivo dei problemi e dello scontro, che legga correttamente la riforma come parte di un progetto generale di ristrutturazione, che collochi la politica per l'Università nell'ambito della politica complessiva del governo!

È necessario che il movimento faccia riferimento e si richiami agli altri settori, ai lavoratori colpiti e in lotta contro questa politica governativa (v. la lotta dei ferrovieri contro il taglio di 30 mila posti di lavoro o dei lavoratori delle università per il contratto).

Solo all'interno di una ripresa più generale della lotta di classe sarà possibile battere anche la riforma Ruberti!!!

Organizzazione Comunista Internazionalista

Torino 30.1.90


VERSO QUALE CONTRATTO?

Il 25 gennaio, dopo mesi e mesi di trattative, Confindustria, Cgil, Cisl e Uil hanno firmato il cosiddetto "accordo sul costo del lavoro": vediamone i punti principali.

Innanzitutto le parti si impegnano a far si che la dinamica del costo del lavoro (leggi l'andamento dei salari) sia coerente con l'obiettivo di una netta riduzione del tasso d'inflazione. A tal proposito Trentin, Marini e Benvenuto hanno con enfasi rivendicato di esser riusciti ad impedire che si quantificassero dei "tetti" per gli aumenti delle retribuzioni ai prossimi contratti nazionali. Al di là di tutte le chiacchiere, però, affermare che l'andamento dei salari deve favorire la decisa riduzione dell'inflazione significa di fatto accettare dei limiti ben stretti e delineati alla crescita della busta paga (a proposito: non è forse in nome della lotta all'inflazione che nel 1984 il governo Craxi tagliò la scala mobile?). Intanto circa la questione dei "tetti" il presidente della Confindustria Pininfarina ha fatto immediatamente presente di non avervi assolutamente rinunciato poiché "i riferimenti qualitativi (inflazione) sono di valore eguale, se non maggiore di quelli quantitativi".

Altro elemento "qualificante" è quello per cui tra le parti ci si impegna a far si che nelle relazioni sindacali si miri sempre ad incrementare la produttività e la competitività del "sistema economico" in modo tale da rafforzare l'industria italiana e migliorare le condizioni dei lavoratori. Ma anche qui le chiacchiere stanno a zero: gli anni '80 stanno come macigni a dimostrare che maggiore produttività e competitività significano profitti e strapotere per i padroni; aumento della fatica e dei ritmi lavorativi, licenziamenti, cassintegrazione e migliaia di morti all'anno per gli operai.

Infine Confindustria e Confederazioni sindacali si impegnano ad adoperarsi attivamente affinché i prossimi rinnovi contrattuali si "ispirino" pienamente all'accordo sottoscritto. In altre parole se la vertenza di qualche categoria deborderà, sia pur di poco, dalla maledetta logica di piena subordinazione alle esigenze della "azienda Italia", si farà di tutto per riportarla sui giusti (si fa per dire) binari.

I vertici sindacali hanno definito "soddisfacente" l'intesa anche perché "apre la via" alle trattative per i rinnovi contrattuali, ma, a nome del padronato, Patrucco ha subito affermato che la piattaforma dei chimici è fuori dalle compatibilità previste proprio dall'accordo: come sempre sposare la logica della produttività, della competitività e dell’efficienza" a tutto porta tranne, che a diminuire l'aggressività degli industriali.

L'intesa del 25 gennaio è pessima, e durante la trattativa non si è mai tentato di coinvolgere direttamente o anche indirettamente i lavoratori.

Operai, quanto più noi siamo fermi ed in silenzio, tanto più facilmente si possono fare accordi alle nostre spalle che poi pesano sulle nostre spalle. È di fondamentale importanza che sin da subito intorno al rinnovo dei contratti si apra e s'imponga un'ampia discussione nelle fabbriche. In ogni luogo di lavoro deve esser detto chiaro e tondo che le condizioni operaie non si difendono con vergognosi patteggiamenti al ribasso ed inchinandosi alle infami "compatibilità dell'economia nazionale", ma solo con la lotta e la mobilitazione.

Organizzazione Comunista Internazionalista

Roma, 30.1.90


ALTRI INCIDENTI E ALTRI OPERAI MORTI NEI CANTIERI EDILI DI ROMA

Mentre finanzieri, industriali, rappresentanti di governo brindano ai nuovi primati economici della Italia e soprattutto ai fiumi di profitti che stanno intascando, nei cantieri e nelle fabbriche gli operai continuano a morire come mosche.

Questi morti operai sono il frutto dell'assoluta mancanza di sicurezza e di salvaguardia per chi lavora, sono il frutto dell'aumento feroce dei carichi e dei ritmi, dell'innalzamento alle stelle della produttività, dell'allungamento di fatto dell'orario, della imposizione di tempi più ristretti per il completamento dei lavori.

Modernismo, produttivismo, competitività, politica delle compatibilità: con questi cavalli di battaglia governo e padronato stanno imponendo ai lavoratori sempre più sfruttamento e morte. Ma alle "necessità" assassine del capitale e del profitto troppo spesso anche i vertici sindacali hanno irresponsabilmente subordinato la propria azione.

Quel che è ancor più vergognoso è che questa autentica carneficina di operai si sta svolgendo nel complice silenzio della stampa che riserva miseri trafiletti alle morti sul lavoro e tace sugli scioperi e sulle iniziative di protesta dei lavoratori.

Sono stati capaci di moltiplicare per diecimila i morti della Romania, ma degli operai assassinati tutti i giorni nella "civile e democratica" Italia e nei cantieri del Mondiale non vogliono che neanche si parli!

La rabbia dei lavoratori deve essere capitalizzata in iniziative di lotta, per rompere il muro del silenzio e dell'isolamento, per denunciare quanto sta accadendo nei cantieri romani a tutti i lavoratori e soprattutto ai lavoratori delle fabbriche, dove pure il profitto miete vite operaie.

- Organizziamo la lotta contro gli assassinii sui posti di lavoro!

- Impediamo che la faraonica festa del "Mundial Italia" porti profitti e affari per i padroni e sfruttamento e lutto per gli operai!

Organizzazione Comunista Internazionalista

Roma, 24.1.90