Sabra e Chatila, Roma e Vienna

"È guerra totale", hanno proclamato i giornali della borghesia all'indomani degli attentati palestinesi a Roma e Vienna "entro i nostri confini".

Sì, è guerra totale; ma la borghesia ha una buona dose di pelo sullo stomaco per stupirsi che l'azione degli irregolari, dei "desperados" palestinesi violi i nostri sacri confini dopo che — sistematicamente — essa ha messo le grinfie ovunque entro i confini altrui per portare avanti la sacra causa dei propri interessi di potenza e di profitto.

A Sabra e Chatila non si è consumato una tragedia da cui siano esenti le pudiche borghesie dell'Occidente. Sui destini di un popolo rinchiuso in campi profughi esposti ad ogni tipo di violenza pesa proprio l'azione determinante dei finanzieri, dei mercanti d'armi, dei capi politici e militari di questo Occidente "casto e puro". E c'è da stupirsi, allora, se la guerra "trasborda"? Siete stati proprio voi a mostrare ai palestinesi che i confini della guerra in corso abbracciano il mondo intero, si intersecano con le sorti di ogni paese imperialista.

Noi certamente non parteggiamo per le azioni dei "commandos" palestinesi che hanno dato prova di sé dal fatto dell'"Achille Lauro" a quello del "Leonardo da Vinci". Non, però, perché le loro azioni siano state violente. La loro violenza non è che una parte infinitesimale rispetto a quella che il popolo palestinese è da decenni costretto a subire col beneplacito e l'intervento diretto delle risentite "vittime" dell'Occidente.

Noi non parteggiamo per questo tipo di azioni perché esse si inseriscono entro un quadro completamente dominato dalle manovre dei grandi paesi capitalisti e delle borghesie arabe: perché esse si chiudono in un ambito di lotta "nazionale" del tutto fittizio ed illusorio, da cui la causa palestinese non potrà ricavare che nuove delusioni e tragedie; perché esse non stabiliscono alcun ponte di lotta internazionalista tra masse palestinesi e proletariato oppresso delle metropoli, ed espongono le une e l'altro al gioco delle rispettive borghesie e del complessivo sistema imperialista.

Ma perché questo limite micidiale che minaccia di soffocare il movimento palestinese sia spezzato occorre innanzitutto che qui, in Occidente, si risvegli una coscienza di lotta e di solidarietà internazionalista. Sarà allora, e solo allora, che le sanguinose, ma innocue "punture di spillo" di azioni come quelle di Roma e Vienna saranno eliminate. Non per portare la tregua o la pace in un mondo che, proprio in anni di "pace", la borghesia ha trasformato in un immenso lago di lacrime e sangue, ma per unificare la lotta di tutti gli oppressi contro il capitalismo entro tutti gli stati, oltre ogni confine di stato, classe contro classe, socialismo contro capitalismo.

Il nostro incondizionato appoggio alle masse oppresse palestinesi va in questa direzione e, dopo i recenti episodi di Roma e Vienna, su cui la borghesia internazionale specula per portare alla causa palestinese ulteriori colpi distruttivi, non ha nessuna ragione di uscirne "ridimensionato".