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BOTTA E RISPOSTA CON I MILITANTI LEGHISTI

 

Abbiamo riflettuto a lungo prima e dopo la manifestazione della Lega sulle finalità e modalità del nostro intervento. La preparazione di lunga lena e metodica nutrita di una "logica" fronteunitaria che già abbiamo applicato per anni (e continueremo ad applicare) nei confronti delle masse lavoratrici sfruttate che seguono i partiti e i sindacati "di sinistra", ci è stata preziosa per svolgere in modo efficace il lavoro di propaganda che ci eravamo prefissi. Essendo al momento la Lega l’unico partito nel quale facciano politica non solo i capoccioni professionisti della politica (borghese) ma anche i "semplici militanti" di base (in gran parte proletari e "popolo"), il militante leghista, per dir così, "medio" non è affatto impreparato, tutt’altro!, sui fondamentali della linea della Lega, e -di conseguenza- non ne è per nulla un suo portatore passivo. A parte una certa curiosità per scoprire chi eravamo e perché eravamo lì, i molti manifestanti che si sono fermati a discutere (abbiamo diffuso diverse migliaia di volantoni...) avevano tutta l’intenzione di "evangelizzarci" con la "buona novella" bossiana, sicché non era facilissimo tenergli testa. Beh, per quanto giocassimo in trasferta (come al solito...), crediamo francamente di essercela cavata piuttosto bene tanto in difesa che negli affondi in contropiede.

Dopo la manifestazione di Venezia, la nostra organizzazione si è impegnata in una discussione collettiva di bilancio dell’intervento, che si è avvalsa delle relazioni redatte dai nostri militanti che hanno preso parte alla squadra di propaganda. Pubblichiamo qui di seguito un estratto di una di esse.

 

(...) Un gruppo di giovani leghisti è arrivato organizzato, in corteo e con lo striscione, gridando slogan contro il Leoncavallo e dicendo " chi non salta comunista è!". I giovani che stavano dietro, un po’ più sfilacciati, hanno preso il volantino e un gruppo di loro si è fermato a parlare con noi. Le donne erano le più restie a parlare e a fermarsi. Ci dicevano che loro leggono solo la Padania.(...).
Giovane, 25 anni massimo, studente. Prende il volantone:

Leghista: Io lo prendo, ma vi dico una cosa: se avessimo fatto noi una cosa del genere, voi ci avreste sputato addosso e ci avreste mandato via.
Comp. Oci: Non noi.

L.: Invece io ti dico che lo avreste fatto, perché alcuni di noi sono stati anche picchiati da voi. A uno dei nostri per avergli trovato un volantino gli hanno fatto una multa di 55 milioni, e la sua casa è stata perquisita.
C.: Anche noi subiamo perquisizioni. Per quanto riguarda il nostro atteggiamento nei riguardi dei leghisti, bisogna fare alcune precisazioni. Innanzitutto noi non ci rapportiamo ai leghisti come se fossero un tutt’uno, tant’è vero che nel nostro volantino ci rivolgiamo ai lavoratori leghisti.

L.: Sì, però ricordati che non ci avreste lasciati intervenire mai a una vostra manifestazione.
C.: Insisto perché tu ascolti un attimo (era difficile farlo stare zitto). Come puoi vedere noi siamo una piccola organizzazione, non abbiamo ancora la forza per organizzare manifestazioni di piazza, però interveniamo in tutte le occasioni in cui i lavoratori si mobilitano, a prescindere dalla bandiera dietro cui si muovono. Non è da oggi che ci rivolgiamo ai lavoratori leghisti, e anzi ti dirò che l’anno scorso alla manifestazione organizzata dal sindacato contro la secessione, noi abbiamo distribuito un volantino ai lavoratori presenti, chiamandoli a riflettere sul perché oggi molti lavoratori del Nord e molti giovani sono dietro la bandiera della Lega. In ogni occasione abbiamo combattuto e combattiamo politicamente l’atteggiamento di quanti a sinistra guardano al lavoratore leghista come a un nemico. Per noi questo è sbagliato, perché contribuisce a scagliare lavoratori contro altri lavoratori. Noi lavoriamo per l’unità di tutti i lavoratori, del Nord e del Sud, italiani e immigrati.

L.: Va bè, comunque, ricordatelo, noi non siamo come certi di voi.
Passano due giovani, un ragazzo e una ragazza (massimo 25 anni entrambi). Lui aveva già in mano il volantino, fa il gesto di buttarlo, ma la ragazza lo prende e gli dà uno sguardo rapido. Mi avvicino e le dico che se non lo vogliono lo possono anche restituire.

L. (parla quasi solo il ragazzo): ma perché siete venuti a provocare, noi non lo facciamo alle vostre manifestazioni.

Ho spiegato chi siamo e perché siamo intervenuti alla loro manifestazione.

L.: Voi, però, l’avete votato questo governo, in fondo è anche il vostro.
C.: Ti sbagli, noi non l’abbiamo votato e se leggi il volantino vedrai che siamo un’organizzazione marxista extra e anti-parlamentare. Noi non sosterremmo mai un governo antiproletario. In tutti i volantini e interventi attacchiamo senza mezzi termini il governo Prodi e la politica della "sinistra". Noi lavoriamo per unificare i lavoratori e non per dividerli. Con il governo Prodi molti lavoratori sono stati caricati dalla polizia: gli allevatori, le addette alla pulizia, i disoccupati a Napoli.

L.: E allora perché avete la falce e martello?
C.: Perché siamo una organizzazione comunista e lavoriamo per unire e organizzare tutti i lavoratori. Ecco perché ci rivolgiamo ai lavoratori leghisti con il nostro volantino, perché siamo convinti che anche nella Padania le condizioni dei lavoratori non saranno migliori che nell’Italia unita. Bossi dice "Padania Terra promessa", ma promessa per chi? Non certo per i lavoratori. Al Nord ci sono i padroni e ci sono i lavoratori. Dalla secessione i lavoratori hanno solo da perdere, ma non perché si divide l’Italia, di cui francamente non ce ne frega niente, ma perché si dividono i lavoratori. E divisi siamo meno forti contro i padroni, che, Italia unita o divisa, sono sempre gli stessi: Agnelli e soci.

Risponde la ragazza: Questo è vero. Intanto prendiamo il volantino. Ciao.

 

Un gruppo di giovani leghisti si era fermato a parlare con alcuni nostri compagni. Erano sei, quasi tutti ragazzi di età compresa tra i 18 e i 24 anni circa.
Mi avvicino e subito uno di loro si stacca dal gruppo e inizia a dialogare.

L.: Se noi non dovessimo mantenere quelli del Sud, staremmo molto meglio, non avremmo il problema della disoccupazione.
C.: Attenzione, questo è quello che vogliono farci credere i padroni, il problema della disoccupazione al Nord non è dovuto ai lavoratori del Sud che emigrano al Nord.

L.: Io non dico questo. Non ce l’abbiamo con i lavoratori del Sud. Anch’essi hanno diritto di lavorare, però prima si dovrebbero assumere quelli del Nord, poi se rimangono posti possono lavorare anche quelli del Sud. Qua invece è tutto il contrario. Poi ci sono quei bastardi di immigrati.
C.: Alt, questo non devi permetterti di dirlo. Se in Italia arrivano immigrati è solo perché noi italiani (Nord compreso) andiamo nei loro paesi a prenderci tutte le loro risorse. In Albania le banche e le fabbriche sono tutte in mano agli occidentali, italiani in primis. E non pensare che in Albania ci vanno solo gli imprenditori del Sud, perché ci vanno anche i padroni e padroncini del Nord.

L.: Sì, questo lo so, però loro non si danno da fare. E poi credo che anche il Sud se si facesse la secessione andrebbe meglio. Noi ci siamo dati da fare per arrivare a questo punto.
C.: certo, a spese dei lavoratori del Sud. Bossi fa molti riferimenti storici, ma non dice mai che se il Nord si è sviluppato è stato a condizione che il Sud rimanesse sottosviluppato. L’industrializzazione al Nord è stata possibile perché è stata bloccata quella al Sud. L’Italia (e quindi anche il Nord) al momento dell’unificazione non aveva colonie esterne da cui poter succhiare materie prime e in cui poter riversare i propri prodotti finiti. Crearsi una colonia interna era quindi per essa vitale. A questo è dovuto ed è servito il sottosviluppo del Sud, il cui prezzo più caro è stato pagato dal proletariato del meridione, con l’emigrazione, la disoccupazione e il lavoro nero.

L.: Allora secondo voi l’Italia dovrebbe rimanere unita?
C.: Non l’Italia, ma i lavoratori. Dell’unità d’Italia non ce ne frega niente, è solo dell’unità dei lavoratori che ci preme. Ricordati che le conquiste migliori i lavoratori, del Nord e del Sud, le hanno realizzate solo quando hanno lottato insieme. Ricordi la scala mobile? Ricordi l’abolizione delle gabbie salariali?

L.: E allora cosa dovremmo fare?
C.: Difendere con le unghie e con i denti l’unità e l’organizzazione dei lavoratori, non quella del Nord contro il Sud. I padroni del Nord non sono meno parassiti di quelli del Sud. Al Nord non esistono interessi comuni tra padroni e lavoratori, così come non esistono da nessuna parte. Non è Benetton che fa lavorare al Sud ragazzine di appena 13 anni per 300.000 lire al mese? E i padroni al Nord non costringono le donne lungo la Riviera del Brenta a incollare scarpe respirando la colla in casa, spesso con bambini piccoli a fianco o addirittura durante la gravidanza?

L.; Sì, io non voglio dire che questo non è vero, però è giusto secondo te che io sono costretto ad andare a lavorare dopo che mio padre si è fatto settant’anni di lavoro duro in una falegnameria ed è morto senza riuscire a garantire un lavoro ai suoi figli perché quei parassiti di Roma si sono mangiati tutto con le tasse? Ti rendi conto quanti poliziotti, carabinieri, maestri vivono sulle nostre spalle? È possibile che nel pubblico impiego vadano in pensione dopo 15 o 16 anni? Io ho tanta rabbia e ce n’è tanta in giro che non so cosa succederebbe se… (si interrompe).
C.: Noi lo sappiamo e comprendiamo anche la rabbia che molti lavoratori del Nord sentono, infatti nel nostro volantone non vi diciamo di andare a casa, di non scendere in piazza. Però vi diciamo pure che la strada che state prendendo è suicida anche per voi. Non vi fate alcuna illusione che, fatta la "Padania", per voi lavoratori cambierà qualcosa. Dietro lo Stato parassita c’è una classe di parassiti che è costituita dai padroni, da Agnelli, Gnutti, Benetton, ecc. Se ci si ferma solo contro lo Stato parassita, si lascia salvi i veri parassiti, di cui i vari rappresentanti politici sono solo dei burattini.

L.: Ve bene, io sono convinto che in Padania le cose cambieranno.
C.: Noi siamo sicuri di no. Comunque siamo sempre qui. Ci rivedremo.

 

GLI INSULTI

Ecco una campionatura degli insulti ricevuti nel corso della nostra diffusione che andrebbero per buona parte girati (e abbiamo girati) al "riformismo", alla "sinistra" pidiessina-riaffondarola, e che questa ha il grande "merito" reazionario di far catalizzare sul marxismo rivoluzionario e sulle forze come l’OCI che su di esso indefettibilmente si incardinano.

*Bertinotti, leccaculo del governo e del Vaticano
*Che, esistono ancora i comunisti?
*Traditori!
*Bel lavoro state facendo al governo!
*Dovevate sterminare i padroni, i preti, e invece adesso andate a braccetto con loro...
*Poveracci, siete qui a distribuire cose che neanche sapete, mentre i vostri capi sono comodamente seduti a Roma...
*Approvate la finanziaria di regime, e poi venite qui a farci la morale!
*Se non avete voglia di lavorare, tornate al Sud!
*Ancora con la falce e martello? Andate a lavorare!
*Siete dei provocatori! Come vi azzardate a venire qui, in una manifestazione leghista?
*Il comunismo ha perso, il capitale ha vinto.
*Tornate a Roma! (Al che un nostro compagno, al volo: Ci siamo stati per far cadere Berlusconi. E ci torneremo per far cadere Prodi. Il militante leghista, di rimando: Ci sono stato anch’io. Il nostro: Bene! Ma la Lega dov’era?)
*Voi della triplice ci avete rubato persino gli straordinari...
*La sinistra ha deluso, è finita!
*Gruppo di giovani con striscione: Chi non salta comunista è, chi non salta italiano è...
*Datelo agli autonomi il volantino!
*Tenetevi gli albanesi, e non venite a rompere le scatole a noi!

Come campionatura può bastare... Invece, per avere un’idea di come si sono svolti i tanti, tantissimi, botta-e-risposta con il "popolo" leghista che ha accettato e perfino ricercato il dialogo con noi, si legge nell'articolo riportato in questa pagina.

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