Internazionalismo

Saluto a "le pouvoir aux travailleurs"

L’OCRIA (Organizzazione Comunista Rivoluzionaria Internazionalista d'Algeria) che, con l'organizzazione parallela francese "Combat Communiste" costituisce parte integrante del nostro lavoro di tendenza marxista internazionale, ha varato ad inizio di quest'anno il primo numero di "Le Pouvoir aux Travailleurs", che si affianca al precedente organo dei gruppo, "Travailleurs Immigrés en Lutte", in funzione di specifico organo di approfondimento teorico-programmatico così com'è richiesto dagli sviluppi oggettivi e soggettivi della lotta di classe.

Scrivono i compagni:

"Dopo dieci anni di pubblicazione di "Travailleurs Immígrés en Lutte", la nostra organizzazione ha deciso di affiancargli una nuova pubblicazione, "Le Pouvoir aux Travailleurs". La nostra decisione è legata a possibilità organizzative che, pur restando assai modeste, risultano più grandi che nel passato. In quanto organo unico della nostra tendenza, TIL doveva assumersi compiti di agitazione, propaganda, polemica, presa di posizione teorica, che non ne facevano sempre uno strumento adatto ai diversi lettori, il cui grado di politicizzazione e coscienza non è forzatamente lo stesso.

L'esistenza di un altro giornale dovrebbe dunque permetterci di assumerci meglio queste "differenze", avendo a disposizione strumenti più coerenti. Da un punto di vista più generale con l'approfondirsi degli antagonismi di classe in Algeria, si pongono ai comunisti rivoluzionari dei compiti particolari, tra cui la necessità di una lotta accanita contro tutte le forze borghesi (PAGS, FFS, Benbellisti) e piccolo-borghesi (PRS etc.), il cui obiettivo è il recupero e la deviazione dei malcontento operaio.

Le manifestazioni della pressione ideologica borghese in quella che si è convenuto chiamare l'estrema sinistra algerina, il nazionalismo, l'ultrasinistrismo, l'opportunismo in tutte le sue forme richiedono da parte dei comunisti un'accresciuta attenzione ed è per questo che abbiamo deciso di dotarci di uno strumento adeguato.

Nel momento in cui assistiamo alle prime manifestazioni di emergenza di un'avanguardia internazionalista a scala mondiale, noi dobbiamo assumerci, al livello che ci compete, le nostre responsabilità nella lotta per la restaurazione di un autentico programma comunista".

Il primo numero del nuovo organo di stampa dell'OCRIA contiene importanti messe a punto sul significato rivoluzionario dell'antimperialismo e le deviazioni opportuniste e centriste da esso, sui cardini di riferimento programmatico dell'OCRIA, sulla questione delle "rivendicazioni democratiche" e sull'internazionalismo.

Si tratta di una "presentazione" generale delle posizioni dell'organizzazione che, benché necessariamente schematica, vale ad indicare il senso inequivoco delle posizioni di fondo difese dalla nostra comune tendenza internazionale.

Nella difficile situazione del movimento rivoluzionario francese ed algerino, il richiamo a questi "punti fermi" assume, al di là dei provvisori rapporti di forza, un’importanza di primo piano, specie tenendo conto della facilità con cui le altre tendenze, sino all’ "ortodossa" Lutte Ouvrière, scivolano sempre più apertamente nell'opportunismo pro-riformista. (Si vedano le pagine dei mensile di Combat Communiste).

In particolare, ci sembra importante sottolineare l'enfasi internazionalista dell'OCRIA riportando la parte finale dell'articolo sull'internazionalismo di questo primo numero:

"Abbandonare i propri obiettivi internazionalisti sarebbe per una frazione della classe operaia non solamente tradire i fratelli di classe degli altri paesi, ma tradire sé stessa, consegnarsi mani e piedi alla "propria borghesia". Non comprendere l'imperativo internazionalista ha, naturalmente, delle implicazioni fondamentali per i lavoratori. Per orientarsi nazionalmente occorre avere un'analisi internazionale. Le particolarità delle situazioni internazionali non sono, in ultima analisi, che una combinazione dei tratti più generali della situazione mondiale. E la realtà mondiale che oggi non solo domina, ma specifica le realtà nazionali. Partire da queste realtà nazionali per analizzare la situazione mondiale è vedere quest'ultima attraverso lenti deformanti e, inversamente, non vedere ciò che vi è di generale nella combinazione locale apparentemente particolare.

E’ per questo che noi pensiamo che il partito rivoluzionarlo, alla costruzione del quale la nostra tendenza si sforza di partecipare, non può essere altro che un partito mondiale, anche se esso comporta necessariamente sezioni nazionali che tengano conto delle particolarità di ciascun paese. D'altronde, da questo punto di vista, la nostra tendenza non fa che inscriversi in una precisa tradizione storica dei movimento comunista. Marx, Engels, Trotzky, Bordiga etc. hanno, per tutta la loro vita, portato alta la bandiera dell'internazionalismo proletario, tentando di costruire e costruendo - attraverso la loro attiva partecipazione - movimenti comunisti internazionali.

Questo significa che i veri rivoluzionari devono condurre una lotta implacabile contro tutte le varietà "patriottiche" che avvelenano la classe operaia con i loro indirizzi sciovinisti. Allo stesso modo in cui i borghesi, ben coscienti dei loro interessi, sono intransigenti su questo terreno, la classe operaia deve, a sua volta, sapersi distinguere dai suoi falsi amici che si proclamano apertamente "patrioti", o, più ipocritamente, si sforzano di conciliare nazionalismo ed internazionalismo!".

Salutiamo con gioia ed entusiasmo questo ulteriore anello dell'unitaria catena cui stiamo lavorando per la riformazione di una tendenza internazionalista marxista, di un vero e proprio "embrione" di partito comunista internazionale.

Compagni algerini! come voi scrivete e vi sforzate di realizzare, le lotte dei proletari algerini sono le nostre lotte; il loro sforzo per costituire un organo di direzione rivoluzionaria è il nostro sforzo.

Nel dossier dello scorso numero insistevamo, non a caso, sull'internazionalismo proletario. I compagni algerini, assieme a quelli iraniani e kurdi e statunitensi vengono una volta di più a dimostrare che si tratta non di un "ideale" platonico, ma di un concreto lavoro che procede innanzi.