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Dalla Russia

FUORI LA NATO DAI BALCANI!
FUORI IL FMI DALLA RUSSIA!

I massicci bombardamenti del Kosovo e della Jugoslavia da parte della Nato, attuati col pretesto di "evitare una catastrofe umanitaria" sono non soltanto una improvvisa e perfida aggressione degli imperialisti Usa e dei loro satelliti, ma anche una minaccia verso tutti i paesi e soprattutto verso la classe operaia di tutti i paesi.
Eppure la classe operaia è la sola forza capace di lottare in modo coerente e definitivo contro l’imperialismo.
Noi rifiutiamo risolutamente la politica degli Zirinovski, degli Zjuganov e degli altri sciovinisti che alimenta demagogicamente lo scatenarsi di proclami "patriottici" che spingono i lavoratori alla guerra, portando così i lavoratori ad impiccarsi con le loro mani! In questo modo essi aiutano il regime guidato da Eltsin, che ha mandato i ragazzi russi a combattere in Cecenia!
Zirinovski e Zjuganov hanno bisogno di far sbollire la collera popolare e deviare il giusto odio dei lavoratori e degli studenti nei confronti del regime burocratico-borghese della Russia anche verso la Nato.
Essi si presentano sempre più come parte di questo regime e dello stato, che è alle dipendenze del Fmi e delle altre istituzioni dell’imperialismo.
Lo stesso premier Primakov ha detto: "i nostri rapporti col Fmi restano gli stessi… vogliamo far parte in modo organico dell’economia mondiale", …cioè dell’economia imperialista…
Come possono contemporaneamente pronunciarsi contro la Nato e guidare l’economia sotto i diktat del Fmi?
Davvero i signori che sono al governo non sanno che quello che i missili e gli aerei Nato stanno facendo da giorni il Fmi lo ha spremuto dai lavoratori di tutto il mondo e anche della Russia?
Così i cosiddetti "crediti" del Fmi appaiono al tempo stesso strumenti di moderno colonialismo da parte degli Usa, e costituiscono un cancro maligno per tutti i paesi, quello del debito estero.
La fame, la miseria, la degradazione dell’America Latina e dell’Africa appaiono come esempi del terribile futuro che si prepara per la Russia a causa della sua dipendenza dal Fmi.
Perciò ora il modo migliore per lottare contro l’imperialismo americano è lottare contro il Fmi.
Far cessare immediatamente il pagamento del "debito" agli aggressori della Nato!
Salario agli operai, ai medici, agli insegnanti! Pensioni ai pensionati, borse di studio agli studenti! Non una lira all’Fmi!

D’altra parte, noi ripetutamente abbiamo condannato il carattere sciovinistico del regime borghese di Slobodan Milosevic e della sua azione assassina nei confronti degli operai e dei contadini albanesi. Noi smascheriamo anche oggi il carattere dittatoriale del suo governo non solo per la distruzione degli albanesi del Kosovo ma per la repressione attuata nei confronti degli stessi operai serbi.
Milosevic appare come un ostacolo alla auto-organizzazione e alla espressione degli operai di tutta la Jugoslavia! E’ un ostacolo alla loro unità per difendere il loro diritto alla autodeterminazione e insieme il loro contributo alla lotta all’imperialismo.

L’aggressione Usa non deve essere tollerata!
Il carattere dittatoriale del regime di Milosevic in Jugoslavia o di Saddam Hussein in Iraq non giustificheranno mai l’aggressione Usa! Giustificarla significa sostenere la più terribile delle dittature: la dittatura dell’imperialismo "democratico" dell’attuale sanguinario gendarme del pianeta!

Fuori la Nato dai Balcani!
Fuori il Fmi dalla Russia!
No all’aggressione degli Usa, gendarmi del mondo!
Cessi il genocidio degli albanesi in Kosovo!
Sì all’autodeterminazione del Kosovo!

Colonia, 29.5.1999

Partito Internazionale dei Lavoratori

Nel corso delle manifestazioni antibelliche in Germania cui la nostra "piccola" organizzazione ha, come di consueto e secondo le sue regole internazionaliste, partecipato attivamente, abbiamo incontrato un certo numero significativo di compagni russi che distribuiva il volantino a firma "Partito Internazionale dei Lavoratori" che qui sotto riportiamo integralmente.

Nulla conosciamo nel dettaglio di questo movimento quanto alle sue posizioni programmatiche generali né quanto agli effettivi di cui dispone (ma a noi basterebbe che essi fossero attualmente anche soltanto quelli lì presenti a condizione di un loro effettivo orientamento comunista quale sembrerebbe trasparire dal volantino in oggetto…). Resta il fatto: le posizioni qui espresse segnano un deciso passo in avanti rispetto a quanto, tradizionalmente, ci perveniva dalla Russia.

In primo luogo, nessunissima "trotzkista" "difesa delle acquisizioni dell’Ottobre": l’attuale regime (sia per quanto concerne i vertici al potere che l’opposizione) è qualificato per quello che esso effettivamente è, un "regime burocratico-borghese", formula in cui il secondo termine è quello essenziale mentre il primo attiene alle forme in cui il potere si esprime (e che vanno necessariamente correlate alla situazione di sudditanza, sino al limite degli aspetti compradores, di una debole borghesia interna vincolata al sistema imperialista mondialmente dominante). Indietro non si torna, ma si accetta la sfida sul terreno segnato dalla "globalizzazione" capitalista, di cui la Russia borghese è vittima e parte. In secondo luogo la concezione di un’azione anti-imperialista a dimensioni internazionali entro cui la Russia entra come componente essenziale, ma non da "un paese solo". Terzo: la critica a Milosevic in quanto "ostacolo all’autoorganizzazione e all’espressione degli operai di tutta la Jugoslavia", che è il solo e suo vero "crimine" di cui noi dobbiamo liberarci (e questo a parte una certa "esagerazione", per dirla soft, sulla "distruzione degli albanesi del Kosovo"). Però: nessuna considerazione, per quanto dura, su Milosevic può servire da grimaldello giustificativo per far passare la dittatura dell’imperialismo democratico (senza virgolette).

Manca, è vero, un preciso riferimento al destinatario internazionale di classe ed al suo programma comunista mondiale di emancipazione (non è chiaro, ad esempio, cosa possa significare "fuori il FMI dalla Russia in termini di prospettive "alternative"), ma su questo non possiamo più di tanto esprimerci sulla base di un solo volantino. Come stanno effettivamente le cose lo vedremo fra breve de visu.

Ci sembra, intanto, importante la denunzia di una posizione "anti-NATO" di facciata, anche da parte dei Zjuganov, che resta del tutto interna ad una politica di stato, e per di più di uno stato infognato sino all’osso in una politica succube al FMI. Insomma: l’imperialismo non agisce solo in Jugoslavia e questo non è problema da risolversi (sappiamo come…) tra stato russo e "partner" NATO aggressivo, ma agisce direttamente qui in casa nostra ed allora il nemico da combattere sta qui, ed è la stessa borghesia russa ad esso collegata e sottomessa e che mira ad impedire l’autoorganizzazione proletaria di casa propria. L’anti-imperialismo russo sarà proletario (ed internazionalista) o non sarà. Nulla da eccepire.

L’appello alla fine del "genocidio" del Kosovo ed alla sua "autodeterminazione" suona nel primo caso come un falso, nel secondo come astrazione (in entrambi i casi si può dire che la propaganda occidentale pesa anche laddove meno ci si potrebbe immaginare…): l’ingresso degli albanesi del Kosovo in una lotta comune e a pari titolo con i popoli jugoslavi contro l’aggressione imperialista e, contemporaneamente, a difesa dei propri diritti nazionali non è assolutamente preso di petto; e, tuttavia, questo potrebbe semplicemente significare un richiamo (incompiuto e maldestro) ai lavoratori serbi in primis a ricordare che nessun popolo che ne opprima un altro potrà mai essere libero e che nessunissima questione kosovara potrà, di conseguenza, mai essere risolta in base a "diritti" statuali da parte della popolazione "egemone". Fin qui ci staremmo.

Sia quel che sia, questa presa di posizione dimostra che le questioni oggettive dello scontro sociale e politico in atto a scala mondiale si stanno aprendo un varco anche in Russia alla scala soggettiva, al di fuori di ogni "nostalgismo" stalinista o "trotzkista" (ed al di fuori, questo è scontato, di ogni fiducia in una possibile versione capitalista "buona" adattata al suolo russo) e con un forte richiamo al movimento proletario internazionale. Come minimo è un sintomo di ciò che va incubandosi nella società mondiale e del progressivo legame che si sta intessendo tra le varie frazioni del proletariato. Un sintomo da salutare ed incoraggiare con entusiasmo!

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