Una guerra apocalittica è in arrivo, scatenata dagli Stati Uniti e dall'Europa, con o senza il cadavere dell'Onu.

I Bush, i Blair, i Berlusconi e gli altri banditi loro soci in affari la fanno per rapinare il petrolio iracheno e per terrorizzare un popolo fiero, sperando di spezzarne la resistenza. La fanno per imporre a tutti gli sfruttati del Terzo Mondo di piegare la schiena sotto la sferza delle multinazionali occidentali e dei "nostri" eserciti. La fanno per stroncare sul nascere quel risveglio di lotte che da Seattle in poi sta mobilitando le piazze, le fabbriche, le donne, le scuole dell'Occidente, per mettere le catene ai polsi del proletariato e dei giovani con le misure repressive dello stato di guerra.

 

Ma hanno fatto i conti senza l'oste. Perché dai quattro angoli della terra sta salendo un "no alla guerra", un "no al razzismo" antiarabo, anti-islamico, anti-immigrati, che l'aggressione all'Iraq porta con sé, sempre più ampio ed organizzato. Tuttavia, per paralizzare e disorganizzare la mostruosa macchina bellica messa in moto dall'imperialismo occidentale, per far sì che questa aggressione ritorni come un boomerang a spezzare i denti di chi l'ha scatenata, bisogna fare di più, molto di più.

Bisogna allargare al massimo grado la mobilitazione di massa, a partire dalla grande giornata di lotta internazionale del 15 febbraio, ma senza fermarsi ad una sorta di referendum anti-guerra, "vinto" il quale si torna tutti a casa a guardare, inorriditi, la tv.

Bisogna premere e organizzarsi perché allo scoppio della guerra il movimento dei lavoratori risponda ovunque con lo sciopero generale e generalizzato.

Bisogna unire qui la lotta contro la guerra alle battaglie per la difesa delle nostre condizioni di lavoro e dei nostri diritti, con l'obiettivo unico di abbattere in piazza il governo Berlusconi.

Bisogna respingere al mittente le campagne razziste contro gli immigrati e soprattutto, e prima di tutto, essere interamente e concretamente solidali con il popolo iracheno aggredito, e con gli sfruttati di tutti i paesi oppressi dal "nostro" civile democratico Occidente. La loro resistenza, la loro lotta contro l'aggressore sono anche le nostre, poiché solo unendo in un solo, forte, fraterno fronte mondiale le energie e le speranze sfruttati di ogni razza, nazione e religione, potremo avere ragione di un sistema che ci succhia la vita e il sangue giorno dopo giorno, e vorrebbe ora, di nuovo, farci scannare gli uni con gli altri.

 

In un frangente come questo, la consegna dei comunisti e di quanti realmente vogliono una "pace con giustizia" non può che essere: