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Fascismo, nazismo e mondo musulmano:

un’alleanza contro-natura

 

"In seguito alle iniziali vittorie dell’Asse milioni di uomini, dal Marocco alla Palestina, dall’Iraq all’India, dall’Indonesia alle Filippine, furono portati a riporre soprattutto nella Germania ogni speranza di liberazione dall’oppressione coloniale [è colpa loro se i partiti comunisti stalinizzati afro-asiatici avevano la consegna di combattere a fianco a fianco delle potenze coloniali?, n.]. Perfino tra le popolazioni dell’Africa nera, a quanto risulta da alcuni rapporti dell’amministrazione coloniale belga, fortissimo era l’atteggiamento di fiducia e di simpatia nei confronti dell’Asse e soprattutto del Reich e di venerazione per il suo capo. (...) Fino alla sconfitta tedesca a Stalingrado, e in una certa misura anche dopo, l’opinione pubblica araba, dal contadino al nomade più povero fino al più potente feudatario, era favorevole all’Asse e al Giappone, conosciuto più per le sue merci che invadevano il Vicino Oriente che per la sua politica. Per tutti erano i forti nemici della Francia e dell’Inghilterra. Per i feudatari, i borghesi e gli intellettuali delle classi medie, la vittoria e l’arrivo delle potenze dell’Asse nei loro paesi rappresentavano le speranze di profitti economici e di promozioni di classe. Per le masse povere delle città e delle campagne Hitler e i suoi alleati incarnavano la vendetta contro l’occupante e l’idea della liberazione. Molti arabi credevano che Abû ‘Alì, come veniva popolarmente chiamato Hitler, si fosse convertito all’Islam e che fosse diventato l’animo numero uno degli arabi. (...) Nella Cabilia circolavano canzoni celebranti ‘Hitler il magnanimo’, ‘Hitler il redentore’, ‘Hitler il vittorioso che vuole liberare dall’oppressione i popoli schiavi’.

Il 16 settembre 1931 alle ore 9 il dirigente della resistenza libica all’occupazione italiana, Omar al-Mukhtàr (nella foto in alto al momento della cattura), viene impiccato nel campo di concentramento di Soluch (in basso l’esecuzione di altri patrioti libici).

Nei giorni successivi all’impiccagione, tutti i giornali del mondo arabo riportano le ultime parole che egli avrebbe pronunciato: "Dopo la mia morte, la ribellione contro l’iniquità continuerà."

Nei resoconti che i diplomatici italiani nel mondo arabo e islamico inviano al governo nei giorni successivi, si riportano gli articoli di denuncia dell’accaduto sui giornali e le proteste, le petizioni, il boicottaggio delle merci, delle scuole, delle banche e delle istituzioni italiane.

"A Gara dedicano una via ad Omar. Sempre in Palestina, un gruppo di arabi chiede che il cadavere dell’impiccato venga trasportato nella città santa di Gerusalemme. (...) Si protesta persino nelle lontane Indie Orientali" (da A. Del Boca, Gli Italiani in Libia. Dal fascismo a Gheddafi, Laterza, Bari, 1991, p. 210)

"La prima unità militare creata dai tedeschi per sostenere la lotta degli arabi vide la luce nel 1941, quando, il 21 maggio, il governo del Terzo Reich decise di potenziare il suo aiuto all’Iraq inviando una missione militare che avrebbe dovuto consigliare ed assistere le forze armate irachene impegnate contro gli inglesi e fungere da organo direttivo per la condotta della guerra in quella regione. Il 23 maggio il quartier generale di Hitler emanava la direttiva strategica n. 30 in cui, fra l’altro, si leggeva: ‘Il movimento di liberazione arabo è il nostro alleato naturale contro l’Inghilterra nel Vicino Oriente. In tale contesto l’insurrezione in Iraq è particolarmente importante. Rafforza le forze ostili all’Inghilterra ben oltre la frontiera irachena, disturba le linee di comunicazione inglesi e obbliga a impiegare truppe e navi inglesi a spese di altri teatri di guerra. Ho deciso pertanto di assecondare lo sviluppo degli eventi nel Vicino Oriente appoggiando l’Iraq. Se sarà possibile, in coordinazione con un’offensiva contro il canale di Suez, far cadere definitivamente le posizioni britanniche tra il Mediterraneo e il golfo Persico è una questione che potrà essere decisa solo dopo l’operazione Barbarossa. (...)

"Fu comunque il 1942 l’anno delle grandi speranze e dei grandi progetti per il Tripartito. Sul piano militare i giapponesi dilagavano nel sud del continente asiatico, mentre i tedeschi avanzavano ad est: la Wilhelmstrasse, dal gennaio 1942, rilanciava l’operazione Indien mirante al rafforzamento della campagna propagandistica, mettendo l’accento sulla parola d’ordine ‘L’India agli indiani!’ (...) La tensione aumentò notevolmente nel gennaio-febbraio 1942, quando, guidati da Rommel, gli italo-tedeschi penetrarono profondamente in territorio egiziano. Questo fu considerato dalla popolazione locale come il preludio a una liberazione del paese. Le manifestazioni contro la mancanza di viveri degenerarono in un’esplosione di sentimenti anti-britannici al grido ‘Avanza, Rommel!’ (...) [In seguito all’installazione di un governo fidato da parte della Gran Bretagna] vennero istituiti quattro tribunali speciali e 6mila tra ‘nazisti’, nazionalisti egiziani e fratelli musulmani vennero incarcerati con l’accusa di essere agenti dell’Asse o elementi eversivi. Ufficiali, tra cui i giovani Jamal ‘Abd al-Nâser e Answar al-Sâdât avevano, l’anno prima, preso contatto con Rommel per coordinare l’attività dei nazionalisti arabi con l’offensiva italo-tedesca. (...)

"Riguardo all’aspetto arabo-islamico di tale operazione [la presentazione di una "carta del continente europeo" contrapposta alla "carta atlantica"] esiste un significativo documento, risalente all’aprile 1943 e prodotto dall’italiano ‘Centro di studi e di azione per l’Ordine Nuovo’. [In esso è scritto:] ‘L’Ordine Nuovo... non potrà prescindere dal blocco arabo-musulmano, che aspetta la soluzione dei suoi problemi secolari dalla nuova parola che, per primo, il Duce pronunciò nel suo famoso discorso agli orientali del 1934... Il nostro nemico ha commesso un errore fondamentale quando, nell’annunciare i principi della cosiddetta Carta Atlantica, ha affermato che tali principi non si applicano all’India e ai paesi coloniali. Questo errore del nemico deve essere sfruttato da noi fino in fondo poiché l’Ordine Nuovo... deve necessariamente comprendere e prospettare i problemi nazionali di 200 milioni di musulmani che dai Balcani a Giava costituiscono un blocco di civiltà e di energie naturalmente affiancato alle potenze del Tripartito. (...)

"Quello che accadde, dopo la ‘liberazione’, in Tunisia dove, con l’arrivo degli Alleati, 100mila persone vennero perseguitate in vari modi con l’accusa di aver collaborato con i tedeschi e gli italiani, fu descritto molto efficacemente da Burghiba alcuni anni dopo. Gli Alleati erano ormai padroni del Nordafrica, nonostante l’ostilità dei maghrebini. Dal giugno 1943 l’emittente ‘Voce dell’America’ diffondeva da ‘Radio Algeri’ programmi in arabo, con l’obiettivo di conquistare l’appoggio della popolazione: invano. Se, prima, i tunisini si erano spesso offerti spontaneamente di collaborare con le forze dell’Asse, ora gli Alleati non riuscivano a reclutare manodopera volontaria per lavori d’interesse militare. Capitava spesso ai loro soldati di essere salutati al loro passaggio dalla popolazione araba con ‘Heil Hitler!’ e frequenti erano gli episodi di sabotaggio. (...) La realtà era però che la Germania stava perdendo la guerra. Quando, due anni dopo, nel maggio 1945, i francesi si accingevano a preparare i festeggiamenti per la vittoria sulla Germania, in Algeria scoppiava la rivolta di Setif, che può essere considerata l’inizio della guerra d’indipendenza algerina."

Da S. Mazzei, Il fascio, la svastica e la mezzaluna, Mursia, Milano, 2002, con prefazione di A. Del Boca



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