Si comprano "distretti"

Il 1° maggio l’Europa è passata da 15 a 25 membri, allargandosi verso quei paesi dell’Europa centrale ed orientale che costituiscono vere e proprie calamite per gli investimenti e la delocalizzazione di imprese "dati i bassi salari, il buon livello di qualificazione della manodopera, le tradizioni industriali, l’alto tasso di disoccupazione e l’ansia di entrare a far parte del gruppo di punta dell’economia mondiale, a costo di rinunciare ai vecchi sistemi di protezione sociale"

"La Slovacchia, con i suoi 5,4 milioni di abitanti, sembra avviata a conquistare il primato mondiale della produzione pro capite di autovetture, dopo essere riuscita a ottenere investimenti per 700 milioni di euro dalla coreana Hyundai", dopo quelli compiuti in passato da Peugeot-Citroen e da Volkswagen."

Per "attrarre" l’investimento, il governo slovacco "ha riformato le sue leggi e offre condizioni uniche: imposte sulle società e sulla rendita al 19%, flessibilità della manodopera, benefici compensativi per un valore del 15% degli investimenti, cessione gratuita dei terreni, costruzione di un’autostrada fino ai cancelli dello stabilimento e alloggi per 2.400 lavoratori, in un paese dove il salario medio non arriva a 350 euro mensili e il tasso di disoccupazione supera il 18%"(La Repubblica, 27 marzo 2004).

In realtà il campo d’azione delle multinazionali si estende al mondo intero. La francese Alcatel ha deciso di tagliare migliaia di posti di lavoro nello stabilimento di Roma per portare la produzione in Cina e il settore ricerca-sviluppo in India. La Arcelor, prima produttrice mondiale di acciaio con stabilimenti in 60 paesi, di cui 23 in Spagna, ha annunciato il parziale ritiro dall’Europa laddove l’Ue persista nell’intenzione di firmare il trattato di Kyoto. I settori ad alta tecnologia si spostano in India o Ungheria; il tessile e le confezioni in Romania e Marocco."

Anche "i nostri" corrono alla grande. In particolare gli industriali vicentini si sono chiesti: "Come possiamo portare nell’Europa dell’Est le piccole e medie imprese del Veneto?" L’iniziativa di questi "benefattori" ha "convinto il comune di Samorin, vicino a Bratislava, a vendere per un prezzo simbolico (50 centesimi di euro) 500 mila metri quadrati di terreno agli imprenditori di Vicenza in vista della creazione di 500 nuovi posti di lavoro. L’obiettivo: creare una moderna area industriale dove insediare una ventina di aziende complementari fra loro dei settori della meccanica e dell’elettronica… Una quindicina di aziende apriranno i battenti … entro fine anno. Mentre nel 2005 il numero dovrebbe salire a 20…"

Oltre al costo del lavoro, un quinto di quello italiano, gli industriali italiani cercano in Slovacchia una più efficace base di lancio per la conquista dei mercati dell’ex-Urss...