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Contro il colonialismo italiano,

di ieri e di oggi

Il volantino a destra è stato distribuito da un nucleo di lavoratori etiopici ed italiani residenti in Italia. Siamo ben contenti di pubblicarlo perché esso denuncia il troppo facilmente "dimenticato" colonialismo italiano e perché giustamente evidenzia come questo colonialismo sia stato e sia patrimonio tanto dell’Italia fascista quanto di quella liberale e di quella repubblicana.

Il volantino è un altro esempio, dopo quello francese, della consapevolezza della propria storia che vive nel cuore di miliardi di sfruttati del Sud del mondo e di come essa trovi la sua strada anche qui in Occidente per organizzarsi nella denuncia politica dell’imperialismo, quello di ieri e quello di oggi.

Questa denuncia politica mette a nudo anche gli scheletri nell’armadio del partito comunista di Togliatti e fornisce un esempio inconfondibile della rottura di esso con la prospettiva internazionalista della Terza Internazionale basata sull’unità di lotta rivoluzionaria tra i lavoratori occidentali e i popoli e gli sfruttati del Sud del mondo. Nell’Italia repubblicana il PCI, che pure aveva inneggiato alla resistenza degli etiopi –comunque connotata– durante l’aggressione fascista all’Etiopia, sostenne che le colonie africane o alcuni territori di esse sarebbero dovuti rimanere sotto il protettorato italiano. Eh sì!, se il colonialismo viene portato avanti dalla repubblica tricolore non è più colonialismo, è civilizzazione...

La posizione sostenuta dal "Comitato promotore per la memoria del sacrificio e della lotta del popolo etiope contro l’aggressione dell’Italia fascista" è una posizione coraggiosa che, lo sappiamo bene, è difficile da mantenere in assenza di un’aperta e chiara scesa in campo del proletariato di "casa nostra".

Da sempre, infatti, l’imperialismo tricolore, come si denuncia nello stesso volantino, è molto abile nel camuffare le sue criminali imprese dietro paraventi "umanitari" e "civilizzatori". Per questo accompagnamo la pubblicazione di questa presa di posizione con la fraterna esortazione rivolta a tutti i lavoratori etiopi (e non solo) a non riporre nessuna fiducia o speranza nell’azione delle istituzioni italiane e a portare avanti il percorso di auto-organizzazione a cui si sono affacciati.

 

Volantino                                          Liberi dal fascismo!Il contributo dell’Etiopia

 

Nel 1896, dopo una lunga lotta, l’Etiopia riusciva a cacciare le truppe italiane dal suo suolo e a liberarsi dal giogo colonialista. 

Nel 1935 gli eserciti dell’Italia fascista occupavano nuovamente la terra etiopica: il duce tentava di portare a compimento la conquista coloniale che quaranta anni prima non era riuscita all’Italia liberale.

L’occupazione italiana in Etiopia fu letteralmente brutale e questa fiera popolazione africana fu costretta a subire un regime di feroce sfruttamento e di autentico terrore. 

Il popolo etiopico, però, diede vita ad una lotta di resistenza che mise in perenne difficoltà economica e militare il governo di Mussolini contribuendo anche alla sua sconfitta nel secondo conflitto mondiale. Contro la resistenza etiopica l’esercito italiano impiegò tutti i mezzi classici del colonialismo: distruzione ed incendi di villaggi, esecuzioni in massa di civili, bombardamenti con i gas tossici per sterminare intere popolazioni. Nonostante tutto ciò, la resistenza non fu mai completamente piegata. Nel 1941 con l’entrata delle truppe inglesi ad Addis Abeba (in realtà si trattava di soldati sudafricani) finiva  l’occupazione italiana.  

Da allora sono trascorsi più di 60 anni e in questo periodo si è fatto (e si sta facendo) di tutto per stendere un lenzuolo di silenzio sulle atrocità subite dal popolo etiope e sulla sua lotta. Questo silenzio è stato voluto ed ha fatto comodo tanto alle potenze vincitrici quanto a quelle sconfitte nella seconda guerra mondiale. Ha fatto comodo agli anglo-americani il cui vero obiettivo non era certo quello di liberare il popolo etiopico, ma quello di sostituire il proprio dominio a quello italiano. Ha fatto comodo all’Italia democratica che da decenni sta provando a rilanciare una propria politica di "potenza" in Africa e che ambisce a mascherare le sue intenzioni presentandosi come la nazione occidentale dalla "faccia buona e pulita". 

Noi invece, come "Comitato promotore per la memoria del sacrificio e della lotta del popolo etiope contro l’aggressione dell’Italia fascista",  riteniamo che debba essere data piena pubblicità a quanto accadde in Etiopia. Pensiamo che fare luce sulla barbarie del colonialismo italiano e sulla lotta del popolo etiopico sia indispensabile per affermare la verità storica. Ma pensiamo pure che tutto ciò possa essere utile per diffondere la necessità di battersi contro le moderne politiche neocoloniali che hanno visto e vedono gli eserciti occidentali (quello italiano incluso) bombardare paesi come la "ex"-Jugoslavia o occupare paesi come l’Iraq e che, oggi come ieri, nascondono o calunniano la resistenza di questi popoli. 

Per tutti questi motivi stiamo avviando una campagna affinché venga collocato nei pressi dell’ex sito della stele di Aksum un monumento ed una targa che ricordi l’olocausto e la lotta del popolo etiope e siamo intenzionati a proporre al più presto un’assemblea pubblica sulla questione etiopica.

Comitato Promotore per la Memoria del Sacrificio e della Lotta del Popolo Etiope contro l’aggressione dell’Italia fascista



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