Le misure del governo Prodi in materia di immigrazione

Il biglietto di presentazione è stato l’allargamento del "flusso" di ingressi per il 2006: da 170mila a 520mila, quante sono state le domande ricevute. Hanno fatto seguito: la proposta di ridurre i tempi di acquisizione della cittadinanza; la nomina della commissione di ispezione dei Cpt; la facilitazione dei ricongiungimenti familiari; la proposta di trasferire le competenze in materia di permessi agli enti locali; la rinuncia alla restituzione dei bonus bebè incassati dai genitori immigrati che avevano ricevuto i moduli; l’immediata liberalizzazione degli ingressi (solo per alcune tipologie di lavoro) dei lavoratori provenienti da Romania e Bulgaria a seguito dell’ingresso di questi paesi in Europa.

In tema di cittadinanza il governo Prodi promette di allargare qualche maglia ma alla condizione di "verificare la reale integrazione linguistica e sociale dello straniero" attraverso l’ "esame di italianità". Lo si è visto in particolare nell’attacco all’Unione delle Comunità Islamiche in Italia -cui è andata e va la nostra solidarietà-, messa sulla graticola per aver paragonato Israele al nazismo. L’Ucoii non è stata espulsa dalla Consulta Islamica, come in tanti chiedevano, ma il governo ha preso la palla al balzo per mettere al lavoro la Consulta su una "carta dei valori" (con tanto di riconoscimento del diritto di Israele ad esistere) da far sottoscrivere a tutti i membri e da assumere come base del "giuramento di italianità" dello straniero che vuole diventare cittadino.

Quanto alla riforma della Bossi-Fini, Amato ha presentato la sua bozza, che, pur se con l’allungamento della duratura dei permessi, conferma il legame tra ingresso e lavoro.