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Che Fare n.68 novembre dicembre 2007

L'Italia dalla seconda alla terza repubblica

Il "pacifismo" di Prodi

Berlusconi passava e passa, giustamente,  per amico e sodale del guerrafondaio Bush. Prodi, invece, perfino nell’"estrema sinistra", è trattato alla stregua di un buon parroco pacioccone amante della pace quanto della bicicletta e della mortadella. Fatto sta, piccola contraddizione, che proprio con il governo Prodi e con il consenso della "sinistra radicale" le spese per le forze armate hanno ripreso a crescere, e sensibilmente, rispetto al quinquennio berlusconiano, quando spesso i fondi per la "difesa" vennero destinati ad altri scopi. In forte crescita soprattutto le spese per i "nuovi acquisti di equipaggiamenti", e cioè le nuove armi offensive, il caccia Eurofighter (si prevede di acquistarne 120), le nuove fregate Fremm, il caccia di nuova generazione Jsf, a cui il suddetto "buon parroco" e la sua compagine "dominata dai comunisti" (!) ha destinato coraggiosamente (il termine è del giornale di Confindustria, il sole 24 ore del 12 giugno) ben 2,1 miliardi di euro.

In questo modo nel 2007 il bilancio militare italiano è cresciuto del 13% in un solo anno. Non si poteva immaginare procedesse al galoppo anche nel 2008. Ma ci ha pensato il Parlamento, con il concorso di una parte del centro-sinistra stesso (il ministro Parisi in testa), ad affossare le minime limature messe in preventivo, sicché, quanto meno, la spesa verrà consolidata. Lo stesso Parlamento ha provveduto a ri-approvare le missioni all’estero dell’Italia. Missioni tutte ovviamente e rigorosamentesi "di pace", in Libano, come lo furono quelle in Jugoslavia, in Iraq, in Afghanistan, in Albania, in Somalia. Gli italiani "sono brava gente" per definizione, ed è per questo che li "vogliono" ovunque, su uno scacchiere che copre ormai una metà del pianeta, dal Marocco al continente indiano... (vedi cartina).

E come se non bastasse sono in corso preparativi per ulteriori missioni in Darfur ed in Corno d’Africa (costo totale ammesso più di 1 miliardo di euro l’anno, esclusi gli stipendi).

E nel mentre portano instancabilmente la "pace" (sul "modello Nassirya"), i nostri militari, visto che ci sono, non si tirano indietro dall’incombenza di preparare anche le future guerre aperte, come avviene per le truppe inviate in Afghanistan al confine con l’Iran. Lì "l’Italia combatte già. Perché è difficile non collegare l’intensificazione degli scontri nella regione di Herat, la zona afghana affidata al controllo del nostro contingente, con l’escalation del confronto tra Occidente e Iran. Quella che era la regione più tranquilla dell’Afghanistan liberato dai talebani, in poco più di una anno si è trasformata in una terra insidiosa"(1). E qualcosa di analogo è già avvenuto in Adriatico, davanti a Spalato, dove dal 27 settembre al 12 ottobre la marina italiana ha preso parte ad una esercitazione militare della Nato per simulare, insieme anche alle forze armate croate, un intervento "di pace" (in Kosovo, forse?).

Chiudiamo con un pro-memoria sui numerosi "nuovi" progetti che stanno prendendo corpo con il governo Prodi:

· la costruzione della nuova base militare statunitense (ma non solo statunitense!) all’aeroporto Dal Molin e la riunificazione del 173° reggimento USA d’attacco Airbone, a Vicenza;

· il potenziamento della base militare a Sigonella;

· il piano di inserimento dell’Italia nel progetto di scudo antimissile statunitense;

· l’assemblaggio del cacciabombardiere Jsf 35 all’aeroporto militare di Cameri;

· l’arrivo di un mostruoso gruppo navale d’attacco, il Bataan expeditionary strike group (Esg), a Palermo;

· la commessa al gruppo Finmeccanica-AgustaWestland, per la fornitura di 51 elicotteri da guerra A-129 (in grado di compiere missioni diurne e notturne in ogni condizione ambientale) per il Comando delle Forze di Terra turco.

Ci vuole davvero una faccia di corno a parlare di questo come di un "governo di pace"!

(1) L’Espresso, 1 ottobre 2007.

Che Fare n.68 novembre dicembre 2007

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