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Dal Che Fare  n.° 70 gennaio febbraio 2009

L’Alitalia fa scuola...

Il caso Alitalia è un esempio delle nuove "relazioni industriali" a cui puntano padronato e governo. Lasciamo perdere (e ce ne vuole!) i regali fatti alla cordata Banca Intesa a spese dell’erario pubblico (e quindi del solito Pantalone). Concentriamoci sull’aspetto "pulito" (che poi è il più sporco di tutti) della cosiddetta "azione di salvataggio".

Il suo asse centrale è consistito in un attacco frontale ai lavoratori del comparto sul piano salariale, normativo e occupazionale: oltre 7 mila licenziamenti più o meno mascherati, peggioramento delle turnazioni notturne e feriali, taglio dei salari, azzeramento delle norme contrattuali stabilite e passaggio a nuovi contratti individuali tipo low cost Ryan Air.

Il governo ha cercato di mettere a segno questi colpi isolando i lavoratori dell’Alitalia, facendoli apparire privilegiati e corporativi, creando un sentimento di distanza da parte degli altri lavoratori. Non pochi lavoratori di altri settori hanno abboccato all’amo. E non si sono resi conto che sulla vicenda il governo, gli imprenditori direttamente coinvolti e l’intera Confindustria hanno agito in piena sincrona per attuare una politica rivolta contro tutti i lavoratori. Anche quelli non Alitalia. Affermando tre principi generali pesantissimi. Trascrivendoli, qualche settimana dopo averli imposti sul campo, anche in un progetto di legge.

Primo: di fronte a situazioni di scarsa competitività e di crisi di un’azienda, i contratti di lavoro vanno considerati semplice carta straccia da sostituire con altri accordi imposti dall’azienda nella logica del "bere o annegare". Secondo: in tali nuovi accordi le direzioni aziendali puntano cancellare ogni capacità di pur limitatissimo controllo sindacale e operaio sull’organizzazione del lavoro. Terzo: nessuna categoria, per quanto super-professionalizzata come ad esempio i piloti, è più al riparo in un mercato del lavoro sempre più mondializzato.

Nel capitalismo globalizzato il mondo del lavoro deve essere ridotto ad un enorme serbatoio low-cost, sempre disponibile e sempre più flessibile. E le uniche "relazioni industriali" compatibili con tutto ciò sono quelle che vedono il lavoratore, ogni lavoratore, solo e isolato di fronte all’azienda e ai suoi diktat.

Dal Che Fare  n.° 70 gennaio febbraio 2009

ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA


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