Dal Che Fare n.71
Cosa prevede l'accordo Chrysler
In base all'accordo firmato tra la Chrysler, il governo Usa e la Fiat, le organizzazioni sindacali diventano proprietarie, tramite i fondi pensione da esse gestite, del 55% del pacchetto azionario. In cambio di ciò e dell' "onore" di costruire le auto del futuro, i lavoratori devono concedere:
il congelamento dei salari;
l'allungamento dell'orario di lavoro annuo, con la cancellazione secca di alcuni giorni di vacanza e con l'aumento dei ritmi di lavoro (una stima parla di allungamento complessivo di 30 minuti in più al giorno)
Il taglio di migliaia di posti di lavoro nelle fabbriche collocate egli Usa e in Canada;
la riduzione della copertura pensionistica e sanitaria garantita in precedenza dall'azienda e ora legata ai profitti intascati dai fondi pensione sindacali entrati in possesso della maggioranza del pacchetto azionario dell'azienda;
il permesso alle direzioni aziendali di assumere lavoratori temporanei;
la rinuncia agli scioperi fino al 2015.
Una stima del sindacato canadese Caw prevede una riduzione del costo orario del lavoro di 16 dollari. Oltre l'80% ha approvato l'accordo. "L'alternativa - hanno dichiarato tanti operai - sarebbe stata la chiusura, la perdita geeralizzata del posto di lavoro e del salario. Così almeno non perdiamo tutto e proviamo a costruire un futuro".
Come spieghiamo nell'articolo, i lavoratori Chrysler non hanno affatto scampato il peggio. Che arriverà anche grazie all'accordo siglato e visto come il male minore. Le concessioni dei lavoratori della Chrysler, inoltre, o rimarranno senza conseguenze, per il sistema dei vasi comunicanti della concorrenza internazionale, sulla condizione dei lavoratori delle fabbriche automobilistiche dell'Europa. Le rispettive direzioni aziendali li chiameranno a cedere salario, orario e diritti sindacali.
Quello che la stampa ufficiale celebra, dal suo punto di vista a ragione, come un buon accordo, è, per gli interessi dei lavoratori, un pessimo accordo.
Dal Che Fare n.71
ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA