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Dal Che Fare n°71   novembre - dicembre 2009

   Contro i licenziamenti, la precarietà,la spremitura fino all’impossibile sui posti di lavoro, il razzismo... uniamo le forze dei lavoratori in una lotta generale contro il governo Berlusconi !

Nel caos e contro il caos in cui ci sta portando il sistema capitalistico, deve rinascere il movimento proletario.

Come evolverà la crisi economica? Sarà arginata l’ondata "silenziosa" di licenziamenti in corso da mesi? La macchina produttiva si rimetterà in moto?

Sono le domande con cui si confrontano gli operai, i giovani proletari, la gente comune.

I grandi poteri capitalistici mondiali rispondono in modo rassicurante. Dagli Usa e dalla Cina, ormai i principali perni del sistema capitalistico mondiale, si garantisce che il peggio è passato. Che, se il capitalismo compirà un’altra metamorfosi epocale, il cielo tornerà a splendere per tutti. I governanti dei due paesi si appellano ai lavoratori affinché facciano la loro parte in quest’opera, anche mettendo all’angolo i capitalisti recalcitranti, attaccati a rendite di posizione divenute obsolete.

Questa ipotesi di rilancio suscita speranza tra i lavoratori degli Usa, della Cina e oltre. Noi pensiamo, invece, che, al di là di accomodamenti temporanei, i piani di Washington e di Pechino prospettano una fase storica di grandi tensioni internazionali e di spasmodica competitività, nella quale il capitale mondiale, per rilanciarsi, dovrà passare sul corpo dei lavoratori di tutto il mondo e della natura.

Diversamente da quanto accade sulle due sponde del Pacifico, in Europa spira un clima plumbeo. In particolare in Italia. A buona ragione. Per le debolezze strutturali del capitalismo italiano e lo spostamento del centro di gravità dell’economia          mondiale verso il Pacifico, nello scontro tra titani che si delinea, può darsi che i capitalisti e i borghesi italiani ripieghino sul ruolo di fornitori di forza-lavoro e truppe militari a basso prezzo al migliore offerente o al più forte di turno, come successo altre volte in passato. Con la parallela iniezione tra i lavoratori di pesanti dosi di razzismo e di  corruzione morale come strumenti per mantenere il dominio sulla massa salariata. Può anche darsi, per contro, che la borghesia italiana riesca a compiere uno scatto di reni contro questa deriva, che segnerebbe un suo declassamento storico.

Comunque vada, il destino per i lavoratori d’Italia sarà tempestoso. Sia se proseguirà la decomposizione sociale e politica in atto sotto il governo Berlusconi. Sia che trovi una base sociale militante il tentativo borghese di inserire l’Italia, pur da parente povero, nella razionalizzazione del sistema capitalistico lanciata da Obama, come sembrano suggerire l’accordo Chrysler-Fiat e la tela tessuta tra Casini-Fini-Montezemolo-Bersani. Per i lavoratori, ci sarà in ogni caso l’estensione della piaga che, "silenziosamente", si è insinuata nelle famiglie proletarie: la disoccupazione e il lavoro saltuario di massa. Ci sarà in ogni caso il tentativo dei padroni e dei loro rappresentanti istituzionali di far leva sulla formazione di un esercito di disoccupati per passare con lo schiacciasassi sulle tutele collettive conquistate con le lotte proletarie del XX secolo e non ancora del tutto sbriciolate. Ci sarà l’ossessiva attenzione ad isolare e reprimere i tentativi di settori di lavoratori di opporsi a questo regresso storico: ne sono una pallidissima anticipazione le multe ai partecipanti alla lotta nella fabbrica Insse di Milano e ai lavoratori dell’Atitech in Campania, i provvedimenti disciplinari in Trenitalia, le ingiunzioni per limitare la cosiddetta libertà di stampa.

Con il nostro giornale, ci rivolgiamo a quei lavoratori che percepiscono questa deriva ed i pericoli per la propria classe implicati da essa. Li sollecitiamo affinché, pur tra tutte queste difficoltà, non rinuncino alla lotta contro i licenziamenti, la precarietà, la torchiatura in fabbrica e in ufficio, il razzismo, il saccheggio della natura e della salutesociale. L’avanzamento di queste lotte li chiamano e ci chiamano ad un lavoro di collegamento tra le mobilitazioni e tra queste ultime ed i nodi connessi  alla sorte complessiva riservata dal capitalismo alla classe lavoratrice. In tale prospettiva un ruolo di primo piano spetta ai lavoratori immigrati.

A loro, va il nostro incondizionato sostegno. A loro il nostro appoggio per ogni tentativo di autodifesa  militante, di cui abbiamo visto alcuni promettenti  inizi in Campania e in Calabria. Autodifesa  necessaria sia per la loro tutela, sia per aiutare i   lavoratori italiani a comprendere che solo in stretta unità con i loro fratelli di classe immigrati potranno arginare l’attacco capitalistico.

Cosa ci aspetta, allora? Una fase difficile ma, allo stesso tempo, di promettente rinascita. Il vecchio movimento operaio è morto. Affondato dal capitale, che è riuscito a disorganizzarlo mediante le trasformazioni intervenute negli ultimi 25 anni nella sua struttura economica, l’attacco delle  imprese e dei governi di destra e di "sinistra", l’ideologia e la prassi delle organizzazioni sindacali diventate quinte colonne delle istituzioni dello sfruttamento.

Ciò che bolle nella pentola capitalistica spinge, però, all’apertura di una fase di rinascita. Dall’abisso dell’atomizzazione social-darwinista, la classe  lavoratrice mondiale, con i suoi bastioni sulle due rive del Pacifico, è spinta a prendere coscienza del fatto che è l’unica classe sociale in grado di portare l’umanità fuori dai miasmi del presente. Non vi perverrà in un sol colpo. Lo farà sull’onda dello sviluppo accelerato di un molteplice movimento di lotte e della decantazione in esse di nuovi organismi immediati e politici classisti. In tale percorso, i lavoratori saranno costretti a confrontarsi con i temi del programma di trasformazione rivoluzionaria della società capitalistica e dell’unificazione internazionale delle file proletarie.

Per questa prospettiva, che è la prospettiva del comunismo e che eredita il patrimonio immenso dell’esperienza del movimento comunista di oltre due secoli, chiamiamo a battersi dalle trincee che il capitale ci mette davanti in questo provinciale angolo di mondo che è l’Italia. Lavorando anche da qui alla rimessa in pista di un’organizzazione militante di classe internazionale incardinata sul marxismo rivoluzionario.

Dal Che Fare n°71   novembre - dicembre 2009

    ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA


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