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Dal Che Fare n°71   novembre - dicembre 2009

Un coordinamento inter-aziendale tra lavoratori

Come reagire al collasso di migliaia di aziende, piccole, medie e grandi, strangolate dalla contrazione del mercato internazionale e dal congelamento del credito alle imprese? E, al contempo, come reagire ai tentativi del padronato di cavalcare la crisi attraverso il taglio dei posti e il peggioramento delle condizioni di lavoro?

Queste sono le domande che hanno portato un gruppo di lavoratori del trevigiano, nella zona del Montello, a riflettere su quali possono essere oggi le reali strategie di difesa dei propri posti di lavoro. Fino ad ora, sia per le condizioni oggettive, sia per la politica criminale delle direzioni sindacali, le limitate iniziative di lotta degli operai sono rimaste atomizzate, più propense a monetizzare i licenziamenti che a rifiutarli con forza.

L’aziendalismo imperante ha fatto sì che quasi ovunque si sia anteposta alla salvaguardia dell’occupazione, la salvaguardia del marchio e della relativa fetta di mercato!

Sull’onda di queste considerazioni ha preso così vita nel territorio trevigiano un Coordinamento interaziendale dei lavoratori con lo scopo di collegare tra loro le realtà di lotta che si stanno sviluppando in questo angolo del Nord-Est e di spingere le istanze dei lavoratori oltre i limiti delle proprie mura aziendali. Nonostante la situazione generale, nonostante le sue attuali fragilità, l’esperienza di questo coordinamento, di cui siamo parte attiva, è comunque significativa. Sorto grazie alla spinta di un pugno di lavoratori (e di alcune RSU) di tre stabilimenti appartenenti a tre settori merceologici differenti, all’oggi in questo organismo, alla faccia delle compartimentazioni corporative e della palpabile ostilità delle strutture sindacali, collaborano fianco a fianco metalmeccanici, lavoratori calzaturieri e addetti del settore legno.

Consci del valore sociale della  difesa dei posti di lavoro, i lavoratori del Coordinamento hanno cercato, fin dai primi passi, di relazionarsi anche all’intera società esterna alle fabbriche.

Ad esempio con il volantinaggio congiunto in un mercato e l’organizzazione di un primo, partecipato ed autogestito, dibattito pubblico sugli effetti occupazionali e sociali della crisi.

Tra gli animatori di questa esperienza sopravvivono ancora numerose illusioni sul ruolo delle istituzioni, sulla possibilità di utilizzare a proprio vantaggio la visibilità mediatica, e soprattutto un "sentimento territoriale" che la dice lunga sulla profondità della leghizzazione della classe lavoratrice settentrionale. Nonostante tutto questo, un coordinamento simile racchiude comunque in sé un grande potenziale da cogliere e sviluppare.

Dal Che Fare n°71   novembre - dicembre 2009

    ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA


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