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Dal Che Fare n°71   novembre - dicembre 2009

Il governo Berlusconi e il "miracolo abruzzese"

Nonostante gli sforzi profusi a tutti i livelli istituzionali per dare un forte risalto mediatico alla consegna di 94 casette prefabbricate ad Onna e, successivamente, delle prime 400 case in muratura vicino alla città dell’Aquila, alla data del 30 settembre risultavano ancora 20 mila persone alloggiate presso alberghi (soprattutto della costa) e 11 mila nelle tende. In conseguenza di ciò, comincia ad affiorare tra le popolazioni colpite dal terremoto la preoccupazione che con queste cosiddette "new town" saranno costrette ad "abituarsi a vivere per molti anni in condizioni di isolamento sociale", in luoghi dove "esistono solo abitazioni e nessun presidio sociale" (il manifesto, 30 settembre 2009). Il tutto sta avvenendo senza che nessuno sappia ancora i tempi e le modalità di ricostruzione dei centri storici, a partire da quello devastato dell’Aquila, e mentre le famiglie proletarie stanno per essere assegnate (tramite un sorteggio stile "bingo" e superenalotto...) per decenni in complessi residenziali isolati gli uni dagli altri.

Non certo migliore risulta essere la situazione degli alloggi per gli studenti universitari fuori sede. Gli affitti stanno, infatti, aumentando in maniera spropositata, un posto letto ora costa come minimo 100 euro in più rispetto all’anno scorso. Quanto alla norma sulla "sospensione del pagamento delle rate di mutuo", una serie di banche stanno facendo slittare di nove mesi (da aprile a dicembre 2009) il pagamento delle rate sui mutui sottoscritti prima del terremoto, ma questo slittamento non riguarda gli interessi maturati sul capitale residuo. Nello stesso "decreto Abruzzo" (scritto da Tremonti, il sedicente ministro "Robin Hood"...), è stato stabilito che dal gennaio 2010 dovranno essere restituiti tutti i tributi non pagati: Irpef, Irap, addizionali regionali e comunali contributi previdenziali.

E questo in barba a quanto stabilito per altre situazioni simili, come i terremotati dell’Umbria e delle Marche, i cui termini di restituzione sono stati stabiliti in dieci anni e con un abbattimento del 60% sul totale delle tasse da pagare. Nella provincia dell’Aquila, intanto, ci sono 8mila lavoratori in cassa integrazione e 6mila richieste di sussidio di disoccupazione.

Un’applicazione pratica, non c’è che dire, del "nessuno verrà lasciato

Dal Che Fare n°71   novembre - dicembre 2009

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