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Dal Che Fare n°71   novembre - dicembre 2009

Lavoratori immigrati, non cadete nella trappola!

Maroni ripete continuamente che chi è in Italia per lavorare non ha nulla da temere. Il pugno di ferro e le espulsioni, continua il ministro dell’Interno, riguarderanno solo chi delinque, chi entra nel paese "clandestinamente" e chi, anche dopo la nuova "sanatoria", non si sarà messo "in regola".

Per quanto appaia, ed in effetti sia rozza e brutale, la politica del governo prova comunque a strizzare l’occhio ad una piccola parte di lavoratori immigrati, cercando di fare intravedere per loro la possibilità di qualche piccolissimo vantaggio.

In tempi come questi, in cui i posti di lavoro sono in bilico e la disoccupazione avanza, una parte degli immigrati "regolari" può in effetti essere indotta a vedere negli "irregolari" un elemento che mette  a rischio quei minimi miglioramenti acquisiti attraverso anni di durissimi sacrifici. Il governo lo sa e su questo punta per creare ad arte divisioni e contrapposizioni. Non "solo" per nazione di provenienza o per fede religiosa.

Ma anche tra chi è impiegato "regolarmente" nelle industrie settentrionali, e chi invece, soprattutto nel meridione, lavora (spesso senza documenti) a "nero" nell’agricoltura, nell’edilizia e nei servizi. Tra chi è in Italia da tempo e chi invece è appena giunto o si prepara a farlo.

Tra chi ha e chi non ha il permesso  di soggiorno. Lavoratori immigrati, non cadete in queste trappole. Vogliono ridurvi a cani che si azzannano per un osso spolpato, ma non ci può essere alcuna salvezza andando l’uno contro l’altro. Simili divisioni, se prendessero piede, produrrebbero solo un risultato. Quello di rendervi tutti più isolati, più deboli e più ricattabili di fronte al governo, alle amministrazioni locali ed alle aziende. Il razzismo crescerebbe ancora e tutti voi, chi prima e chi dopo, ne restereste schiacciati.

La difesa delle vostre condizioni può passare solo ed esclusivamente attraverso la costruzione di un unitario movimento di lotta che metta assieme i "regolari" con i cosiddetti "clandestini", chi lavora al Nord e con chi lavora al Sud, chi è qui da anni con chi è o sta per arrivare. Un movimento che si batta per i pieni diritti per tutti i proletari immigrati e che respinga al mittente ogni tentativo di divisione e di contrapposizione.

Dal Che Fare n°71   novembre - dicembre 2009

    ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA


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