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Dal Che Fare n.72 aprile - maggio 2010

Accordo Intesa - San Paolo:nessun settore è, ormai,

a "rischio zero".

Il 2 febbraio scorso è stato sottoscritto tra Banca Intesa - San Paolo e tutti i sindacati di categoria dei bancari con l’eccezione della Cgil un accordo che prevede alcune pensantissime concessioni in deroga al contratto nazionale di lavoro in cambio dell’assunzione di 450 tra giovani e cassaintegrati di "aree depresse" (al momento sono interessate L’Aquila, Lecce, Potenza e Torino).

Questo "accordo per il sostegno all’occupazione" si sostanzia nella possibilità di assumere lavoratori in "attività di back-office" prevedendo per essi una regolamentazione diversa da quella prevista dal ccnl (andando così, in sostanza, a modificare l’area contrattuale fin qui definita) sui seguenti aspetti: riduzione del 20% del salario di base contrattuale; per gli apprendisti, sottoinquadramento supplementare rispetto a quello già previsto dal ccnl di settore che stabilisce, di suo, ben due livelli salariali inferiori rispetto all’inquadramento dovuto (che viene raggiunto solo alla fine del "contratto" e dopo quattro anni di lavoro!); incremento dell’orario di lavoro da 37,5 a 40 ore (di fatto questi lavoratori lavoreranno 10 ore in più e gratis al mese!); possibilità di dover lavorare su turni dal lunedì al sabato con un nastro orario dalle 6 alle 22 e senza alcuna indennità di turno; riduzione del buono pasto da 5,16 a 3,50 euro.

A conti fatti, un taglio del costo del lavoro di quasi il 40%, con un sostanziale peggioramento della condizione lavorativa. Il tutto avviene mentre Intesa San Paolo continua a delocalizzare in Romania i "picchi di lavoro" delle stesse strutture di "back-office" interessate da questo accordo...

Questo accordo evidenzia, se ce ne fosse bisogno, che nessun settore del mondo del lavoro può considerarsi immune o "protetto" dall’attacco del governo e delle imprese. Esso avrà pesanti conseguenze anche sui lavoratori Banca Intesa al momento non interessati direttamente dalle misure previste dall’accordo, come accadde nel settore automobilistico con la "socializzazione" al resto dei lavoratori del gruppo delle deroghe previste a Melfi per i neo-occupati. L’accordo sarà, inoltre, "preso ad esempio" in tutti i settori come risposta "tangibile alla grave crisi occupazionale" in corso. Un accordo in linea con quella "riforma della contrattazione" firmata un anno fa tra il governo, Confindustria e Cisl-Uil-Ugl e i cui pesanti effetti, in termini di rottura del vincolo di solidarietà e di difesa collettiva rappresentato dal contratto nazionale di lavoro, si incominciano, purtroppo, concretamente a vedere su tutti lavoratori.

Dal Che Fare n.72 aprile - maggio 2010

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