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Dal Che Fare n.72 aprile - maggio 2010

Call-Center e delocalizzazioni

Anche nel settore dei call-center si impone la realtà della dimensione mondiale del capitale e della concorrenza planetaria tra i lavoratori dei diversi paesi.

Tra i settori colpiti dal ricatto delle delocalizzazioni troviamo anche quello dei call-center.

I tagli occupazionali riguardano almeno 1500 impiegati. La Romania, l’Albania, il Brasile, la Tunisia, la Turchia e l’Argentina sono i paesi in cui le direzioni aziendali stanno spostando le attività.

Le esternalizzazioni si svolgono sotto forma di appalto indiretto. I grandi committenti (Telecom, Sky, Fastweb, Vodafone, ecc) appaltano le lavorazioni a ditte specializzate (tra cui Almaviva, Comdata, Teleperformance, E-Care e Wsc) e sono queste ultime a traslocare oltre confine. In Sicilia, l’aziendapiù grande del settore, Almaviva,minaccia di chiudere il call-center Wind di Catania.

Non è possibile reperire informazioni precise sulla situazione nel suo insieme. Alcuni casi sono, tuttavia, significativi. Li presentiamo facendo riferimento all’azienda e e poi al paese.

WIND - L’azienda ha annunciato l’avvio in Romania e in Albania (tramite specifiche aziende) di alcune centinaia di postazioni (per un equivalente di almeno 300-400 lavoratori). Dirigenti di imprese rumene sono già in Italia per lo studio degli applicativi e dei sistemi informatici (in particolare nel centro di Pozzuoli).

H3G - Già oggi, l’azienda lavora in outsourcing la metà delle chiamate e delle pratiche amministrative (in particolare nel Sud Italia e all’estero) con aziende operanti a Tirana, Bucarest, Tunisi per un totale di 400 operatori. L’azienda ha comunicato nel corso di un recente incontro con i sindacati che intende lavorare "in house" i clienti a "5 stelle". Verrà  cioè fatta una distinzione fra clienti privilegiati, le cui chiamate sono destinate ai call-center italiani in cui i cittadini riceveranno un sevizio veloce e "full optional", e clienti di serie B, costretti ad attese più lunghe e a servizi meno efficienti. Al momento sono in corso trattative per portare ad almeno 600 i dipendenti all’estero (ipotesi di sviluppo in Argentina).

BT - Una parte dei servizi di assistenza è svolta in Romania e Albania (per una stima prudenziale di 100 operatori circa).

VODAFONE / TELE 2 - Tramite i principali fornitori (Comdata, Comdata Care, E-Care, Transcom) sono già operanti sub appalti in Romania per circa 300 lavoratori. In corso di definizione operazioni di sub appalto in Albania.

TELECOM/TIM - Si stima che 500-600 lavoratori opereranno per l’azienda in Tunisia (dove sono già iniziate le selezioni del personale), Albania, Romania, Turchia,Argentina.

FASTWEB - Diverse attività in subappalto sono attualmente lavorate in Albania e Romania quando si presentano picchi produttivi da parte di fornitori. Se passiamo a raggruppare i dati per paese, otteniamo il seguente quadro.

TUNISIA - Sono 500 i lavoratori occupati nel settore per conto di imprese italiane (Telecom e Tim, innanzitutto). La Tunisia sta diventando terreno di conquista per molte aziende europee. L’Agenzia di Promozione dell’Investimento Estero «FIPA-Tunisia» ricorda che attualmente sono più di 110 i centri di share service operativi in Tunisia per un totale di circa 7000 persone. Si tratta di aziende come Teleperformance, leader europeo che offre servizi tra gli altri a General Electric. Ma anche gruppo COS, Mezzo, Automatic Data Processing, Stream,Impact Contact, Transcom, 3 Suisses,Sellbytell.

ROMANIA - La stima parla di 1400 lavoratori (Telecom, Wind, Vodafone Tele2, H3G).

ALBANIA - In Albania sono occupati nei call center 1000 lavoratori per conto della Telecom, della Wind, della Vodafone Tele2 e della H3G. In Albania si trovano delocalizzate attività di call center anche per altre imprese non delle telecomunicazioni tra cui SKY.

ARGENTINA - La Telecom e l’H3G vi opererebbero con 350 lavoratori stimati.

I dati fanno riferimento al solo settore delle telecomunicazioni, con l’eccezione di Sky. La stima dei lavoratori impiegati nei call-center italiani all’estero è, quindi, più ampia. Esistono attività facilmente gestibili in aree geografche in cui l’italiano viene parlato bene e in cui il mercato del lavoro offre condizioni favorevoli al settore dell’outsourcing telefonico. Ricerche di mercato e appuntamenti per reti commerciali sono un esempio di attività in parte trasferite all’estero. A sorte analoga vanno incontro le attività di "inbound tecnico", cioè l’Information and Communication Technology.

Anche in questo caso il trend non è solo italiano: secondo l’ultimo rapporto economico stilato dall’United Nations Conference on Trade and Development, queste attività sono in parte dislocate in Canada, Cina, India, Irlanda e Filippine ma anche, soprattutto negli ultimi anni, in Malesia, Singapore, Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Romania, Argentina, Brasile e Messico.

                                                                            

Dal Che Fare n.72 aprile - maggio 2010

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