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Dal Che Fare  n.° 73 dicembre 2010  febbraio 2011 

Scheda allegata alla recensione del libro di Tariq Ali "Il Pakistan nella traiettoria degli Stati Uniti"

Le lotte della fine degli anni sessanta e la nascita del Bangladesh

(Brano dal libro di Tariq Ali "Il Pakistan nella traiettoria degli Stati Uniti") 

“Le proporzioni dell’azione lasciano senza fiato: nel corso di cinque mesi di battaglia ininterrotta, iniziata il 7 novembre del 1968 e conclusa il 26 marzo del 1969, tra i dieci e i quindici milioni di persone presero parte alla rivolta che attraversò il Pakistan Occidentale e quello Orientale. (...) Uno degli aspetti più toccanti di questa insurrezione fu l’unità imposta dal basso. Quando ad ovest morivano degli studenti, studentesse scalze di Dhaka, a est, marciavano in silenzio in segno di rispetto e solidarietà. Questi sei mesi furono l’unico periodo nella storia del Pakistan unito in cui i comuni cittadini delle due parti del Paese si sentirono autenticamente vicini gli uni agli altri. (…) Lo spirito era gioioso, il paese non è mai stato così pieno di speranza, né prima né dopo di allora. Nel corso di questi pochi mesi i cittadini pakistani si misero a parlare liberamente. Uscì a fiotti tutto quello che avevano represso dal 1947”

Nonostante i morti e gli arresti con le settimana la sollevazione continuava a salire. “Ormai era ovvio all’alto comando militare che la repressione generalizzata non scoraggiava le masse. I cittadini avevano perso la paura di morire e quando questo accade la rivoluzione diventa una possibilità concreta. (…) I lavoratori ferroviari del Punjab avevano cominciato a sabotare le linee ferroviarie per impedire i movimenti delle truppe, e nel Bengala orientale venivano assaltate le centrali di polizia e le armerie saccheggiate.” Una settimana dopo il generale Ayub annunciò le proprie dimissioni e furono annunciate le prime elezioni generali del Pakistan. “Una febbre euforica s’impadronì del Paese.” Alla fine del 1970, dopo che il partito bengalese Lega Awami aveva stravinto le elezioni, la borghesia e l’aristocrazia latifondista non accettarono questo verdetto e fu boicottato il nuovo parlamento di Dhaka. “Un’ondata di scioperi paralizzò la provincia. Persino negli acquartieramenti militari si percepiva una tensione molto profonda.”

“Il governo indiano, presieduto da Indira Ghandi, ben presto comprese che una battaglia prolungata nel Bengala orientale avrebbe potuto avere ripercussioni pericolose in India e nel Bengala occidentale. Quest’ultima provincia negli ultimi tre anni era stata nel pieno di una profonda crisi sociale. Sollevazioni contadine e un generalizzato fermento sociale avevano reso la provincia di confine una polveriera. La classe dirigente indiana, sebbene molto più forte di quella pakistana, ne era ben consapevole ed era nervosa all’idea che il contagio potesse diffondersi” (pag.105) Del resto vi era una tradizione molto forte di lotte contadine soprattutto “nei distretti di Syleht e Mymensingh. Quest’ultimo era stato l’epicentro della grande sollevazione contadina di Tebhaga per la riduzione degli affitti nel 1945-47, la rivolta sociale dei contadini poveri più combattuta nel subcontinente sino ad allora. La tradizione di certo non era andata perduta” (pag107).

 Dal Che Fare  n.° 73 dicembre 2010  febbraio 2011

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