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Che fare n.75 Dicembre 2011 - Marzo 2012

Tawergha simbolo della Libia "liberata"

Fino ad agosto, a Tawergha, città della costa, vivevano trentamila persone. In gran parte libici dalla pelle nera, discendenti degli schiavi razziati fino all’ottocento nell’Africa centrale, libici a tutti gli effetti.

Dopo un assedio di settimane e settimane, le truppe del Cnt, grazie ai bombardamenti della Nato, espugnano Tawergha il 13 agosto 2011. Esecuzioni a freddo, torture, stupri, arresti, saccheggi costringono gli abitanti di Tawergha a fuggire e a rifugiarsi presso parenti o in alcuni campi profughi, come quello di Hun, sovraffolati, privi di servizi e con acque contaminate. I giornalisti che visitano la zona nei mesi di settembre e ottobre trovano una città disabitata e data alle fiamme (v. il rapporto di Human Rights Watch e l’articolo di M. Correggia sul manifesto del 1° novembre 2011). Racconta l’inviato del Corriere della Sera: "Le palazzine bruciano piano.

Un lavoro metodico, svolto senza fretta. (...) Ogni tanto giunge una vettura della carrozzeria dipinta con i simboli del fronte anti-Gheddafi e si porta via gli animali. Gli orti sono secchi, è dai primi di agosto che nessuno si occupa di irrigarli" (16 ottobre 2011). I muri sono imbrattati con scritte razziste, la città ribattezzata "Nuova Tommina". "L’episodio che con maggior forza ci trasmette la gravità dei crimini consumati in questa zona è stato l’incontro con quattro ragazzi della Qatiba Namr. «Qui vivevano solo negri. Negri stranieri. Nemici dalla pelle scura che stavano con Gheddafi. Ucciderli è giusto. Se fossi in loro scapperei subito verso sud, in Africa. Qui non hanno più nulla da fare, se non morire»."

Che fare n.75 Dicembre 2011 - Marzo 2012

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