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Che fare n.79 dicembre 2013 - aprile 2014

No Muos: il "voltafaccia" del presidente della regione, il progressista Crocetta, non era imprevedibile

A fine luglio, il presidente della regione Sicilia, Crocetta, ha revocato il decreto regionale con cui in primavera la stessa regione aveva provvisoriamente "bloccato" i lavori per la costruzione del Muos presso la base militare statunitense di Niscemi.

Il "voltafaccia" non deve stupire. Già nel precedente numero del "che fare" avevamo sottolineato come il decreto di "blocco" nascondesse tre finalità.

1) Fare melina per fiaccare e mandare a casa il movimento di lotta che il 30 marzo del 2013 aveva portato nella cittadina siciliana 10 mila persone a manifestare contro l’installazione del sistema d’arma.

2) Rafforzare la delega "popolare" verso le istituzioni statali e locali, rappresentate come entità neutre e al di sopra le parti.

3) Continuare dietro le quinte le trattative con il governo italiano e gli Usa per sistemare la faccenda in coerenza con gli interessi strategici (in cui Crocetta si è sempre pienamente riconosciuto) dei poteri forti capitalistici internazionali e nazionali che premono per l’installazione del gigantesco sistema radar.

A ricordare quali siano questi interessi ci ha pensato il ministro della Difesa Mauro al vertice della Nato del giugno 2013: "Il 90 percento dei guai è nell’area Sud del Mediterraneo e le condizioni di pace in un settore strategico del globo sono sotto la giurisdizione di un’installazione come il Muos". Nello stesso vertice il ministro ha inoltre sottolineato l’importanza della posizione strategica della Sicilia, e non solo per il Muos.

Ha infatti ricordato come tra i progetti di "Smart Defense" della Nato, spicchi quello dell’Ags (Alliance ground surveillance) che nel 2017 dovrebbe fare della stazione aereonavale di Sigonella la più grande base militare di sorveglianza e di riconoscimento per la "sicurezza" del globo.

Il movimento "No-Muos" non è riuscito, per ora, a rispondere rafforzando e estendendo la sua lotta. È invece rinculato. Nella manifestazione del 9 agosto 2013, organizzata a Niscemi in occasione dell’anniversario del bombardamento nucleare degli Usa sul Giappone, ha visto un netto calo di partecipazione (circa mille persone) rispetto a quella del 30 marzo 2013. Per affrontare e superare questa difficoltà, non giova affannarsi nella ricerca di nuove parole d’ordine o di nuove strategie che possano far tornare artificialmente "la gente" in piazza. Non esistono ricette magiche per rivitalizzare i movimenti. Concentrarsi sulla loro ricerca sarebbe, nel migliore dei casi, tempo sprecato. Quello che serve è, invece, legare l’impegno a mantenere viva una iniziativa organizzata, seppur a scala ridotta, con un bilancio politico dell’esperienza vissuta finora.

Bisogna, ad esempio, dirsi con chiarezza che quello di Crocetta non è stato un "tradimento". Così come non lo è stato il rapporto dell’Istituto superiore di sanità secondo il quale le onde elettromagnetiche emesse dai nuovi radar non avrebbero conseguenze negative sulla salute della popolazione. Il Muos è un importante tassello del mostruoso apparato bellico Usa-Nato finalizzato a mantenere il dominio dell’imperialismo statunitense  e occidentale sul globo terrestre. Le istituzioni (regionali o nazionali che siano) sono articolazioni di questo dominio. Contare su di esse o su alcuni loro rappresentanti porta solo, lo dimostra l’esperienza, ad un depotenziamento delle mobilitazioni e delle lotte. Queste lotte hanno invece bisogno di contare sulle proprie forze, di approfondire l’analisi degli interessi sociali ispiratori delle scelte piovute localmente sulle loro teste e, su questa base, di dispiegare un’ampia campagna di denuncia verso i lavoratori, nella quale ritorcere contro gli interessi capitalistici gli "argomenti" usati dalla propaganda borghese per suscitare il consenso della gente al militarismo imperialistico.

Significativa, da quest’ultimo punto di vista, la dichiarazione rilasciata nel maggio 2013 dall’ex ministro della difesa Martino (Panorama, 16 maggio 2013): "La Sicilia è la più grande portaerei collocata al centro del Mediterraneo. Consente di controllare un’area che va dal Portogallo al Pakistan, dalla Danimarca al Marocco…

 Nel 2020 ci saranno sulla terra un miliardo di maschi di età compresa tra i 17 e i 29 anni. Di questi potenziali combattenti 65 milioni vivranno in Europa, 300 milioni saranno per lo più dislocati sulla riva sud del Mediterraneo, disoccupati, disperati e insufflati da ideologie estremiste. E noi, che spendiamo meno di un punto di Pil per la difesa, ci lamentiamo se gli Stati Uniti vogliono impiantare un sistema di radar che mira soprattutto a proteggere noi, non gli americani. È una vergogna assoluta". Per preparare il terreno a un ritorno dei lavoratori e della "gente comune" in piazza contro il Muos va accettata la sfida lanciata dall’ex-ministro e bisogna attrezzarsi per una battaglia di lungo respiro che leghi la lotta contro  il Muos a quella più generale contro le politiche razziste e militari dell’imperialismo italiano, statunitense ed europeo.

Che fare n.79 dicembre 2013 - aprile 2014

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