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Che fare n.80 maggio 2014 - ottobre 2014

Le "amorevoli" attenzioni dell'Italia e dell'Occidente verso la donna ucraina

Quanto siano amorevoli le intenzioni dell’Italia, della Ue e dell’Occidente verso l’Ucraina lo dimostra il trattamento che essi riservano ai 3,5 milioni di immigrati ucraini che vivono entro le loro frontiere e in particolare alle donne.

Nel 2013 erano regolarizzati in Italia 250 mila ucraini, la quarta comunità degli immigrati non comunitari. L’80% degli immigrati ucraini in Italia sono donne, spesso con un discreto o elevato livello d’istruzione. Nella grande maggioranza dei casi la loro famiglia è rimasta in Ucraina ed esse sono occupate nel settore dei servizi e della cura alla persona.

Ognuno di noi le ha viste riunirsi nelle piazze delle città italiane, in quelle poche ore di libertà che, a volte, vengono concesse loro la domenica dal lavoro di "badanti". Costrette ad un lavoro stressante, sono impegnate spesso 24 ore su 24, con stipendi da 5-600 euro al mese, non di rado senza contratto e nella più totale solitudine. Da alcune interviste fatte, risulta che le donne ucraine provano un profondo senso di colpa per aver abbandonato i figli, sono angosciate dalla precarietà delle loro condizioni di lavoro e dalle difficoltà burocratiche. Spesso soffrono di quella che i medici ucraini chiamano "la sindrome italiana", una grave forma di depressione sempre più diffusa.

Eppure, nonostante tutto, bisogna lavorare, accudire diligentemente gli anziani italiani, farlo col sorriso sulla bocca, anche quando si è costrette ad accettare in silenzio qualche pacca di troppo sul sedere, se non oltre.

Esiste un altro mercato nel quale le donne ucraine vengono regolarmente impiegate: quello della prostituzione. Delle 120 mila donne che nel solo 2013 sono state trascinate nella prostituzione in Italia, il 60% proviene dall’Europa dell’Est, il 30% è minorenne, e le ucraine sono in costante ascesa. Un mercato fiorente che deve soddisfare una domanda di 9 milioni di italianissimi clienti, con il loro seguito di violenze e sfruttamento.

D’altronde per comprare le prestazioni di una giovane ucraina, non serve necessariamente fermarsi sotto un cavalcavia. Basta andare su internet e inserire in un qualunque motore di ricerca le parole "donne ucraine". Si apriranno decine di siti di fantomatiche agenzie matrimoniali che permettono di acquistare giovani ragazze "disposte" a venire in Italia o che forniscono accurati consigli su viaggi sessuali, con tanto di indicazioni sui comportamenti più adatti da tenere. L’Ucraina è, infatti, diventata negli ultimi anni uno dei principali poli di attrazione europei per il turismo sessuale.

La ricetta è assai semplice: ottima offerta, cioè belle e giovani ragazze costrette a intrattenere i danarosi clienti europei e prezzi concorrenziali. Il mercato del sesso a pagamento si è allargato in Ucraina a dismisura, con effetti collaterali non sempre controllabili, a partire dall’enorme diffusione dell’Aids (mezzo milione di persone è colpito dall’hiv, l’1,63% della popolazione, la quota più elevata in Europa, dati del 2010). Per l’Unicef solo le minorenni costrette a prostituirsi in Ucraina sarebbero almeno 15 mila e nelle grandi città la quota di donne che si prostituisce è pari a circa l’1,5% della popolazione totale, triste record continentale ottenuto grazie all’aumento dei turisti sessuali in arrivo dall’estero.

Evviva la libertà di mercato!

Che fare n.80 maggio 2014 - ottobre 2014

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