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Che fare n.81 dicembre 2014 - aprile 2014

Riportiamo nel giornale il testo del volantino diffuso dalla nostra organizzazione il 5 ottobre 2014 nella manifestazione a Torpignattara (Roma) dopo l’assassinio del giovane pakistano Muhammed Shahzad Khan.

Shahzad ucciso dal razzismo delle istituzioni

L’uccisione del giovane pakistano Muhammed Shahzad Khan non è stata un caso, non è stata una fatalità. I grandi  responsabili di questo omicidio sono lo stato, le istituzioni e la grande stampa che con le loro politiche razziste (quelle stesse politiche che stanno facendo strage di immigrati nel Mediterraneo) e con la loro propaganda xenofoba da anni spingono affinché tra i lavoratori e tra i giovani proletari italiani si diffondano sentimenti di ostilità contro i lavoratori immigrati.

 

Vogliono che chi è disoccupato o rischia di diventarlo, chi abita in periferie senza servizi, chi si trova a vivere una giovinezza senza prospettive, non scarichi la sua sacrosanta rabbia contro i veri responsabili di questa situazione (e cioè le istituzioni statali e i re della borsa e dell'industria che le sorreggono) ma se la prenda contro un falso bersaglio: l’immigrato, se la prenda contro chi è spinto nella condizione di super-sfruttamento, ricatto e, talvolta, emarginazione proprio dalla politica dei capitalisti e dei loro servitori alla testa dello stato.

Ma far crescere il disprezzo e la diffidenza tra i lavoratori e i giovani italiani contro gli immigrati (soprattutto se islamici) serve anche per costruire un consenso popolare verso le guerre di oppressione e rapina che (in modo più o meno esplicito) l’Italia e le altre nazioni occidentali stanno conducendo dall’Afghanistan al Medio Oriente, passando per l’Ucraina e la Libia.

 

È questo il terreno coltivato ad arte in cui maturano sciagurati fatti come quello di Torpignattara.

 

Affinché tragedie simili non si verifichino più, è necessario favorire e portare avanti un processo di auto-organizzazione dei proletari immigrati che tra l’altro possa e sappia garantire anche la loro difesa e la loro incolumità fisica.

È necessario battersi per i pieni diritti dei lavoratori immigrati, contro tutte le leggi e le misure razziste e, anche su queste basi, puntare con tenacia a costruire momenti di discussione, organizzazione e mobilitazione comune tra lavoratori italiani e immigrati. Per difendersi assieme dalla disoccupazione e dalla precarietà, per rivendicare servizi dignitosi, abitazioni vivibili, una sanità che non sia solo per ricchi, per imporre con la lotta condizioni di vita dignitose.

In questa lotta non si può contare su un'inesistente parte buona della classe degli sfruttatori, delle loro istituzioni statali o del loro governo. Il governo Renzi va, invece, denunciato come l'organizzatore della morsa che intende stritolare i lavoratori immigrati e, in forme diverse, quelli italiani.

Il governo Renzi si prepara, infatti, a smantellare quel che resta dello Statuto dei Diritti dei Lavoratori e dell’articolo 18, e ad attaccare con ciò tutti i lavoratori, giovani e meno giovani, italiani e immigrati. Questo affondo entro i confini di casa fa il paio con le missioni militari occidentali che il governo Renzi appoggia e a cui partecipa in prima fila: con queste guerre di aggressione i signori del dollaro, dell’euro e della sterlina puntano a schiavizzare le popolazioni del Sud del mondo e a spingere milioni e milioni di persone all'emigrazione nei paesi occidentali come manodopera super-ricattabile al servizio degli sfruttatori.

 

I lavoratori italiani o si difenderanno lottando insieme a quelli immigrati, o affonderanno assieme ad essi. Per questo la rabbia dei tanti Daniel delle periferie non va calmata, non va sedata. Va raccolta e indirizzata nella giusta direzione. Contro i padroni, contro i capitalisti, contro i loro governi, contro le loro istituzioni statali. Cioè contro i veri responsabili delle mille miserie, delle mille paure, delle mille insicurezze che ogni giorno si è costretti a vivere.

Che fare n.81 dicembre 2014 - aprile 2014

    ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA


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