Home page        Archivio generale "Che fare"         Per contattarci


Che fare n.82 maggio 2015 -novembre 2015

La valle di San Quintín: un esempio dei sentimenti che l’imperialismo Usa incontra da quindici anni tra gli sfruttati latino-americani.

La valle di San Quintín si trova in Messico, nella costa orientale, in prossimità del confine con gli Stati Uniti, a due passi dalla California meridionale. Fino a qualche anno fa era una zona desertica. Oggi è un’enorme distesa di campi coltivati a pomodori, fragole, zucchine, cetrioli, asparagi. L’80% della produzione agricola della valle è esportata negli Stati Uniti. Le aziende sono con controllate da due delle più importanti  multinazionali dell’agro-business, la Driscoll e la BerryMex, in collabora collaborazione con alcune ditte messicane ben ammanicate con i vertici dello stato messicano. Le attrezzature produttive sono modernissime, vi si applicano gli ultimi ritrovati dell’ingegneria genetica, pianificati per avere raccolti (soprattutto di fragole) in tutte le stagioni.

Cosa si può dire dei 70-120 mila braccianti, provenienti dalle regioni centrali del Messico, che vi lavorano? Fino all’altro ieri, si poteva dire ben poco. Nel mondo di celluloide delle tv del ricco Occidente e negli scaffali dei suoi supermercati arrivavano solo le fragole lucenti e "gustose" della baja. Ad alzare il sipario sono stati i lavoratori stessi, con il "superato" ma invincibile megafono della lotta di classe.

Martedì 17 marzo 2015 i braccianti di San Quintín sono scesi in sciopero contro le loro terribili condizioni di lavoro e di vita. L’orario di lavoro va dalle 12 alle 16 ore al giorno. Il salario arriva a 120 pesos (8-10 euro). Coperturasanitaria assente. Sono pane quoti quotidiano i maltrattamenti dei caporali e, nel caso delle donne, il 40% della forza lavoro, le molestie e le violenze sessuali. Si lavora senza protezioni a stretto contatto con le sostanze tossi tossiche presenti in pesticidi, funghicidi e fertilizzanti. I braccianti abitano in "case" di legno e lamiera costruite trattamenti e delle molestie sessuali, la tutela della maternità, la libertà di organizzazione sindacale e un aumento salariale di 300 pesos (18 euro). Il 17 marzo decine di migliaia di lavoratori (si parla di 50 mila aderenti alla lotta) hanno lasciato marcire fragole e pomodori nei campi e hanno occupato l’autostrada che collega la valle agli Stati Uniti, la principale porta di accesso al mercato statunitense per frutta e verdura prodotti nel nella valle. Il blocco dell’autostrada ha paralizzato le attività amministrative e commerciali della zona (trasporti, supermercati, banche, pompe di benzina). Dopo due giorni il governo messicano guidato dal Partido de Acciòn Nacional di Francisco Vega ha fatto intervenire le forze armate sui terreni delle imprese, prive di fogne, acqua corrente, luce.

Lo sciopero è stato organizzato dall’Alianza de Organizaciones Nacional, Estalt y Municipal per la Justicia Social e dal Fruente Indígena de Organiciones Binacionales con l’obiettivo di ottenere il pagamento degli straordinari, la copertura sa sanitaria e previdenziale, il diritto al riposo settimanale, la fine dei mal male ha sgomberato l’autostrada La circolazione autostradale è tornata alla normalità ma lo sciopero, per niente intimidito dai manganelli, dai proiettili di gomma, dai gas lacrimogeni sparati ad altezza del viso e dai 170 arresti, è continuato per altri tredici giorni.

Di fronte alla determinazione dei lavoratori e alle prime iniziative di solidarietà messe in campo dai lavo lavoratori in Messico e in California (1), il governo e il padronato hanno ceduto a una parte delle richieste dei lavoratori e lo sciopero è stato sospeso alla fine di marzo. Il governo ha accettato di rilasciare un buon numero degli arrestati e il padronato di riconoscere (almeno sulla carta) il riposo settimanale, il versamento dei contributi previdenziali, il pagamento dello straordinario. La trattativa si è arenata sugli aumenti salariali. Il padronato ha respinto la rivendica rivendicazione dei lavoratori e si è dichiarato disponibile a un aumento del 15% della paga vigente (cioè 1 euro). La trattativa è stata aggiornata al 24 aprile 2015.

(1) Il 25 marzo 2015 diecimila contadini hanno percorso con la loro manifestazione i 20 km che dividono Vicente Guerrero da San Quintín. Il 10 aprile, in occasione della mobilitazione binazionale in memoria di Emiliano Zapata, si sono tenute mani manifestazioni in sostegno della lotta di San Quintín da entrambi i lati della frontiera messicana-statunitense organizzate dai sindacati e da alcune associazioni locali.

Che fare n.82 maggio 2015 -novembre 2015

ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA


Home page        Archivio generale "Che fare"         Per contattarci