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Che fare n.83 dicembre 2015 - maggio 2016

La devastazione, scientificamente pianificata, compiuta in Iraq dagli Usa, dall'Italia e dai loro alleati

Segnaliamo un libro pubblicato nel 2014 sulle terrificanti conseguenze dell’aggressione condotta dall’Occidente contro l’Iraq dall’occupazione del 2003 ai nostri giorni. Il libro si intitola The Mass Destruction of Iraq. The Disintegration of a Nation. Why It Is Happening, and Who Is Responsible ed è stato pubblicato da Truthout.org, un’organizzazione nonprofit statunitense che si occupa di produrre informazione "non allineata" alla versione dei media occidentali. Il libro (disponibile in formato e-book) è una raccolta di corrispondenze dall’Iraq e di articoli scritti da William Rivers Pitt e Dahr Jamail tra il febbraio 2003 e il giugno 2014, utile a dare un’idea della devastazione scientificamente messa in atto dai paesi imperialisti nei confronti di un paese che, a 25 anni dalla prima aggressione Usa, dopo anni di embargo, dopo l’occupazione militare e dopo l’escalation di massacri per schiacciare la resistenza popolare che ne è seguita, è oggi ridotto a un cumulo di macerie(1).

Lo scopo di questo libro, dicono gli autori, è informare di cosa sia realmente accaduto in Iraq e perché. Proprio "i mezzi di «informazione» -osserva Rivers Pitt, virgolette sue- hanno dato fondamentale ossigeno agli "architetti di questo disastro continuato", e perciò hanno "le mani sporche di sangue tanto quanto i peggiori membri dell’amministrazione Bush". Quasi nessuno si è preso la briga di contare quanti siano esattamente gli iracheni morti in seguito all’invasione e all’occupazione occidentale dell’Iraq. Esistono solamente due studi scientifici sull’argomento, entrambi pubblicati sul Lancet Medical Journal. Il più recente di questi studi, risalente però a 8 anni fa e quindi non aggiornato, fornisce una stima che oscilla da un minimo di 655mila fino a un massimo di un milione di iracheni morti fra il 2003 e il 2006. Con una stima più recente e più attendibile, l’organizzazione Just Foreign Policy ha calcolato circa UN MILIONE E MEZZO di iracheni morti dal 2003 al 2014. Se a questo numero aggiungiamo il numero di iracheni costretti a lasciare il loro paese o la loro città dal 2003, CINQUE MILIONI, e il numero degli assassinati dall’embargo Onu-targato nel periodo 1990-2003, ALMENO UN ALTRO MILIONE, abbiamo immediatamente la dimensione del crimine compiuto dalla "comunità internazionale" verso i 25 milioni di persone che nel 1990 abitavano l’Iraq. Il secondo tempo della strage, quello iniziato nel 2003, è stato portato avanti con tante armi. Con i bombardamenti terroristici contro le città che hanno cercato di opporsi all’occupazione dell’Iraq, come è successo a Fallujah. E soprattutto con i bombardamenti "invisibili" prodotti dal regresso delle condizioni sociali irachene causato dall’occupazione(2).

Alcuni flash.

Nel 2013 a Fallujah, bombardata nel 2004 con un massiccio impiego di armi all’uranio impoverito, l’incidenza del cancro era quasi 15 volte maggiore di quella registrata in Giappone dopo le bombe di Hiroshima e Nagasaki. Gennaio 2004. Dahar Jamail sta percorrendo l’Iraq in lungo e in largo, allo scopo di documentare i risultati della cosiddetta "ricostruzione" del paese. La multinazionale Bechtel ha vinto un appalto da oltre 2 miliardi di dollari per la riparazione della rete idrica del paese. A Hilla l’acqua non è potabile, perché è salata. La Bechtel avrebbe dovuto, da contratto, riparare l’impianto di dissalazione, ma non lo ha fatto. Jamail intervista l’ingegner Hassan Kadel, tecnico dell’acquedotto di Hilla. "La Bechtel sta spendendo tutto il denaro senza alcun progetto. Danno una mano di vernice agli edifici, ma non danno acqua potabile alla gente, che è costretta a bere acqua contaminata e muore. Siamo consapevoli che la Bechtel sta solamente sprecando soldi". In un altro villaggio fra Hilla e Najaf, 1500 persone bevono l’acqua di un fiumiciattolo sporco che scorre  accanto alle case. Tutti soffrono di qualche malattia causata dall’inquinamento  dell’acqua: dissenteria, vomito, crampi, calcoli renali, e un impressionante numero di casi di colera. Alcuni bambini sono morti mentre attraversavano un’autostrada trafficata nel tentativo di andare a cercare acqua potabile in un villaggio vicino. Il direttore sanitario dell’ospedale Chuwader di Sadr City, l’enorme baraccopoli di Baghdad, spiega come si vive durante l’occupazione: "Siamo a corto di qualsiasi medicinale", sottolineando che ciò accadeva molto raramente prima dell’invasione dell’Iraq (quindi nel periodo dell’embargo). "È vietato, ma qualche volta siamo costretti a riutilizzare persino gli aghi, non abbiamo scelta. Ci sono casi di tifo, colera, calcoli renali e si è diffusa anche l’epatite E, prima molto rara." Su un muro di Sadr City qualcuno ha scritto con lo spray "Vietnam Street", e poco più sotto "Qui scaveremo le vostre tombe". In inglese: perché la scritta sia ben compresa dai "liberatori" ai quali è rivolta.

In questa frase e nei sentimenti che la ispira si trova la ragione della valanga di violenza che le truppe di occupazione e le forze mercenarie, anche locali, al loro servizio, hanno scaraventato sulla popolazione. I dominatori del mondo hanno voluto schiacciare la volontà di non piegarsi che ha animato la maggioranza degli iracheni e che continua ad animare la maggioranza degli iracheni. Le torture di Abu Ghraib, le atrocità compiute a Fallujah, gli stupri dei marines sulle ragazze irachene, i bombardamenti a tappeto sui quartieri ostili ai "liberatori", l’uso dell’uranio impoverito, gli elicotteri librati in aria poco sopra i tetti dei quartieri popolari implacabilmente per ore e ore, le requisizioni del bestiame, le estenuanti e umilianti code ai numerosi posti di blocco da attraversare per spostarsi da un quartiere all’altro o da una città all’altra, ecc. non sono state esagerazioni compiute da singoli militari andati al di là delle prescrizioni dei vertici. Sono stati il mezzo scientifico che le potenze imperialiste hanno messo a punto, e volta per volta perfezionato, per terrorizzare la massa della popolazione lavoratrice irachena, schiacciarne la volontà indomita e mandare un messaggio agli sfruttati di tutta la regione.

Nel 2007, quando secondo i dispacci del Pentagono l’Iraq è quasi normalizzato, il 70% degli iracheni non ha accesso all’acqua potabile, il 21% dei bambini è affetto da malnutrizione cronica, il 54% degli iracheni vive con meno di un dollaro al giorno... Il 27 febbraio 2009, nell’annuncio del progressivo ritiro di una parte dei marines Usa dall’Iraq a partire dal 2011, il premio Nobel per la pace, Obama, rivolgendosi agli iracheni, dichiarò: "Noi americani abbiamo offerto le nostre preziose risorse, i nostri giovani uomini e le nostre giovani donne per lavorare insieme a voi per ricostruire ciò che era stato distrutto dal dispotismo [di Saddam], per cercare la pace e la prosperità per i nostri figli e i nostri nipoti e per i vostri".

Note

(1) Dahr Jamail ha iniziato i suoi reportages dall’Iraq nel 2003. Ha trascorso in Iraq più di un anno come corrispondente non "embedded". Il Pentagono ha definito le foto e gli articoli di Dahr Jamail sull’Iraq "Hostile Information",  informazione ostile.

(2) Il Corriere della Sera del 24 dicembre 2015 informa che il maresciallo Danise, 43 anni, veterano delle missioni italiane in Afghanistan e Iraq, presente a Nassiriya al momento dell’attentato, è morto. "All’Osservatorio nazionale per la tutela del personale delle forze armate sono certi che l’origine del suo male sia stata l’esposizione all’uranio impoverito. [...] Secondo l’osservatorio Danise è la 321-sima vittima italiana dell’uranio impoverito, mentre in questi stessi giorni altri cinque soldati malati come lui si stanno preparando a lasciarci". Se questo è il risultato dell’esposizione all’uranio impoverito dei militari italiani rimasti in Iraq per qualche mese, quale deve essere stato e quale sarà l’impatto sulla popolazione irachena dell’enorme quantità di uranio impoverito che le democrazie occidentali hanno sparso sull’Iraq nel 1991 e poi nel 2003-2007?

Che fare n.83 dicembre 2015 - maggio 2016

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