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Che fare n.83 dicembre 2015 - maggio 2016

Pubblichiamo di seguito il testo del volantino che la nostra organizzazione ha distribuito in varie occasioni, tra cui la manifestazione dell’11 dicembre 2015 di Roma-Torpignattara contro il razzismo e "contro le guerre di aggressione e di rapina ai popoli del Sud del mondo", contro "la criminalizzazione degli immigrati" (come recita il manifesto di convocazione).

Contro le politiche di guerra dei governi europei!

Dopo i fatti di Parigi, il presidente francese Hollande ha detto: "Siamo in guerra". Nel giro di poche settimane gli stati europei hanno messo in azione in Medioriente le loro portaerei, i loro cacciabombardieri, le loro squadre speciali.

Con queste operazioni militari le potenze europee non cominciano ma, in realtà, ampliano una guerra che esse stavano portando avanti già prima del 13 novembre e il cui bersaglio profondo sono i popoli e le masse sfruttate del Medioriente e del Nordafrica. Questa guerra è stata lanciata dalle potenze europee almeno 200 anni fa con l’occupazione colonialista dei paesi nordafricani e mediorientali ed è continuata nel XX secolo tramite i "pacifici" strumenti dello strozzinaggio finanziario e degli embarghi pilotati da Washington, Londra, Parigi e Roma con la copertura della foglia di fico dell’Onu.

Negli ultimi venticinque anni, questa guerra di aggressione condotta dalle potenze occidentali a vantaggio dei profitti delle banche e delle multinazionali occidentali ha portato al bombardamento, all’invasione, allo smembramento e alla devastazione di paesi come l’Iraq, la Libia, la Siria e l’Afghanistan. Questa guerra di aggressione, che ha un suo fronte anche dentro i confini europei nel supersfruttamento e nel trattamento razzistico riservato dalle democrazie europee ai lavoratori immigrati, ha mirato e mira a depredare le risorse naturali e umane del mondo arabo-islamico e a schiacciare la resistenza che le popolazioni di questo mondo oppongono all’inferno in cui intendono rinchiuderle le ex-potenze coloniali.

Per le popolazioni e gli sfruttati di Baghdad, di Gaza, di Tripoli la guerra di aggressione portata contro di loro dall’Occidente democratico non è una novità. Hanno imparato a conoscerla molto prima del 13 novembre. La "novità" degli ultimi tempi è che piccolissime schegge di questa guerra sono rimbalzate ed hanno colpito l’Occidente. Hollande, Merkel e Renzi, pur in contrasto tra loro nei modi e nei tempi con cui intendono portare avanti la guerra per stabilire il loro totale controllo del mondo arabo e islamico, affermano che i lavoratori europei e gli immigrati in Europa hanno interesse a stringersi sotto le bandiere dell’Europa e a sostenere le politiche "emergenziali" dei loro governi. Solo in questo modo, dicono i governi europei, le nostre vite e le nostre città potranno essere sicure e la "civiltà" potrà prevalere sulla "barbarie".

Per i lavoratori italiani ed europei accettare questo invito sarebbe suicida. L’insicurezza è, infatti, generata proprio dall’azione dei governi europei e delle classi capitalistiche che essi rappresentano. Sul piano "interno", essi la generano, ad esempio, con le misure che rendono più precario il lavoro o che tagliano i cosiddetti servizi sociali o che alimentano la concorrenza tra sfruttati di regioni e nazionalità diverse. Sul piano "esterno", essi la generano, ad esempio, con le politiche di guerra in Nordafrica e in Medioriente, che inevitabilmente incontrano la naturale e multiforme reazione dei popoli colpiti. La via da prendere è opposta. I proletari e la "gente comune" potranno conquistare la vera sicurezza solo mettendo in campo una politica che vada verso la costruzione di momenti di dibattito, di organizzazione e di lotta insieme ai lavoratori immigrati con il duplice obiettivo di respingere le politiche ("interne" ed "estere") dei governi europei e di sostenere incondizionatamente la resistenza antimperialista delle masse lavoratrici del mondo islamico. Su questa strada sarà possibile far emergere la prospettiva, che per noi del "che fare" non può essere quella della sinistra democratica europea o dell’islamismo ma solo quella del comunismo rivoluzionario, in grado di organizzare il fronte unitario tra i proletari occidentali e le masse lavoratrici del Sud richiesto dalla lotta contro il mostro, il sistema sociale capitalistico, che, seppur in maniera e misura diverse, incatena gli uni e gli altri.

Contro ogni misura discriminatoria e razzista verso i proletari immigrati ! Contro la criminalizzazione degli immigrati di fede islamica !

Contro la militarizzazione dei quartieri e delle città, il cui vero fine è quello di stringere ancor più strettamente

le catene dello sfruttamento e dell’oppressione capitalistici intorno ai polsi dei lavoratori.

Contro tutte le aggressioni militari ai popoli del Sud del mondo e contro tutti i preparativi (comunque motivati) di nuove guerre "civilizzatrici" !

Il nemico principale dei lavoratori d’Europa è in casa nostra, è costituito dal governo italiano, dalle "nostre" istituzioni democratiche, dai "nostri" sfruttatori, dalla schifosa "civiltà del profitto"!

Che fare n.83 dicembre 2015 - maggio 2016

ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA


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