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Che fare n.83 dicembre 2015 - maggio 2016

Dopo gli attentati di Parigi: a Roma, quartiere Torpignattara, un'iniziativa contro le politiche razziste e di guerra dei governi europei

Benché circoscritta, l’iniziativa ha avuto un’importante particolarità: quella di essere stata promossa e portata avanti insieme, immediatamente dopo i "fatti parigini" del 13 novembre 2015, da immigrati e da lavoratori italiani in opposizione alla politica razzista e guerrafondaia dei governi occidentali al mondo musulmano

Novembre 2015, i mezzi di comunicazione non parlano di altro. Parigi, il cuore dell’Europa, è stato attaccato. Una propaganda martellante chiama la popolazione a stringersi compatta intorno ai propri governi e alle proprie istituzioni per difendere i "sacri valori" del "vecchio continente" e per farla pagare duramente a coloro, "mandanti" ed "esecutori", che hanno osato alzare la mano contro la "civiltà" europea. Vengono rafforzati i bombardamenti sulla Siria e sull’intera regione mediorientale (1) e contemporaneamente in tutta Europa vengono imposte leggi e normative più severe e più rigide all’interno. Misure che "ovviamente" sono di fatto rivolte innanzitutto contro gli  immigrati islamici additati, più o meno velatamente, come il vero e proprio nemico "in casa", da sorvegliare con estremo sospetto e massima attenzione.

È in questo clima e in questo contesto che, su iniziativa di un comitato di zona, vengono indette delle riunioni a Torpignattara, uno dei quartieri romani con la più alta percentuale di immigrati di fede islamica. La preoccupazione che muove i promotori dell’iniziativa è che, anche sulla spinta della propaganda in atto, si possa accentuare l’ostilità che una fetta consistente della popolazione autoctona nutre verso gli immigrati e che ciò possa sfociare in diffusi e gravi episodi di razzismo. Si tratta di una preoccupazione più che fondata. Appena un anno prima, infatti, proprio a Torpignattara, un giovane pakistano, Muhammed Shahzad Khan, è stato ucciso a calci e pugni da un ragazzo del quartiere (2).

A queste riunioni, oltre ai promotori, prendono parte degli attivisti di alcune associazioni di immigrati che hanno la sede nel quartiere, dei militanti della nostra organizzazione e vari altri compagni e abitanti della zona. Tra i partecipanti vi sono musulmani, non credenti e cristiani. Ma la differente "collocazione religiosa" non impedisce di andare alla ricerca di una comune base di riflessione e di azione. L’obiettivo che ci si pone è duplice: comprendere cosa sta all’origine dei "fatti di Parigi" e cominciare a organizzare un’adeguata prima risposta pubblica alla canea razzista che sta montando ovunque e che nei quartieri popolari come Torpignattara rischia di trasformarsi in una guerra tra proletari (3).

Gli incontri sono attenti e parteci pati. Su molte cose si è tutti d’accordo, su altre no. Proprio in questi casi si discute con molta franchezza e con spirito autenticamente cameratesco. Non si tenta di nascondere le divergenze, ma di affrontarle per provare a superarle il più possibile in avanti. Sottolineiamo questo elemento non per fornire una rappresentazione idilliaca dell’iniziativa, ma perché proprio questo clima dovrebbe caratterizzare gli ambiti di dibattito e organizzazione tra lavoratori. Non per un astratto bon ton, ma per un concretissimo criterio di utilità. Perché solo in questo modo si possono davvero iniziare (iniziare) ad affrontare e ad approfondire collettivamente dei nodi politici e teorici che hanno per l’iniziativa di classe anche dei risvolti "pratici" della massima rilevanza. Se, ad esempio, sin da subito si è registrata una piena sintonia nel rifiutare la campagna razzista contro gli immigrati, disparate sono invece state le valutazioni sui "fatti parigini". Tra le varie "letture" vi è stato chi li ha visti come un’azione messa in campo dai servizi segreti occidentali e finalizzata a creare tensione e odio verso gli immigrati e a favorire per tal via un clima da "caccia alle streghe" e chi, invece, pur non sposando tale tesi, ha sottolineato come gli attentati francesi, avendo colpito "gente comune" facessero comunque solo ed esclusivamente il gioco di quanti vogliono seminare ostilità verso le popolazioni arabe e verso gli immigrati. Si tratta, è evidente, di posizioni lontane dalla nostra, ma espresse da persone e compagni che vogliono sinceramente battersi contro il razzismo e contro ciò che lo genera. Per questo i nostri militanti hanno puntato a favorire una riflessione a fondo su tale punto, sottolineandone l’importanza anche ai fini della "specifica" e "concreta" iniziativa politica a cui si stava comunemente lavorando.

Ragionando collettivamente su questi argomenti sono state superate (almeno temporaneamente) una parte delle tante debolezze che inevitabilmente si presentano in ogni ambito di reale discussione collettiva e si è consolidata una base su cui fare avanzare l’iniziativa verso l’esterno. Iniziativa che, per comune decisione, avrebbe avuto l’obiettivo di "parlare" alla gente "semplice" del quartiere, immigrata e autoctona..

In pochi giorni sono stati così distribuiti migliaia di volantini (scritti in sei lingue) per invitare ad una assemblea pubblica indetta per venerdì 4 dicembre 2015. Volutamente i volantinaggi sono stati effettuati da squadre abbastanza nutrite composte da italiani e immigrati, e durante le diffusioni si è sempre cercato di dialogare con i lavoratori e gli abitanti del quartiere e di coglierne i diversi umori. Da notare che nel corso di queste diffusioni non sono mancate le intimidazioni delle forze dell’ordine: un giovane immigrato asiatico impegnato in uno dei volantinaggi è stato fermato e portato al C.i.e. di Ponte Galeria (è stato rilasciato dopo una decina di giorni), mentre a due compagni (un immigrato e un italiano) è stata comminata una multa di oltre 800 euro. Visto il clima e i "tempi", l’assemblea si sarebbe potuta tranquillamente risolvere in un "fiasco", invece la sua riuscita è andata al di là delle previsioni più ottimistiche. Ad essa hanno partecipato circa duecento persone (la metà di origine immigrata), nella stragrande maggioranza provenienti dal quartiere. Per l’intero arco della sua durata vi è stata la massima attenzione da parte di tutti i presenti.

L’assemblea, è stata caratterizzata da interventi "asciutti" (a prendere la parola sono stati italiani e immigrati) che nel complesso hanno fornito un punto di vista radicalmente opposto a quello propagandato dai giornali e dalle televisioni: si è detto come i fatti di Parigi, per quanto drammatici, abbiano rappresentato una piccola goccia rispetto a quel fiume di sangue che l’Occidente provoca con le sue guerre e con la sua complessiva azione  devastatrice; si sono ricordati i bombardamenti contro l’Iraq, la Libia, l’Afghanistan e la Siria e, a tal proposito, si è anche detto, in modo garbato ma chiaro, che una classe lavoratrice, un "popolo" che non fa nulla per fermare la mano assassina del proprio governo non può mai considerarsi "innocente", ma è di fatto anche esso a suo modo corresponsabile; si è cercato di far emergere la connessione tra le politiche di guerra delle potenze occidentali, il razzismo e l’attacco che i "nostri" governi stanno portando all’interno anche contro i lavoratori autoctoni, la vera fonte di insicurezza per chi vive del proprio lavoro; si è discusso su come e quanto le campagne razziste e le nuove misure "d’ordine interno" attuate o annunciate dai vari governi europei mirino, da un lato, a dissuadere i proletari immigrati dal rivendicare i propri diritti con la lotta e la mobilitazione e, dall’altro, puntino a farli schierare a "testa china" al fianco delle potenze occidentali contro i loro stessi popoli d’origine.

L’assemblea ha infine convenuto, all’unanimità, di organizzare un corteo che attraversasse il quartiere per il venerdì successivo. Anche per propagandare questa manifestazione si è usato il metodo dei volantinaggi "di massa" e sono state inoltre affisse centinaia di copie di un manifesto (lo riportiamo a pag. 9) scritto in varie lingue. Il corteo ha visto la partecipazione di circa 5/600 persone (non pochissime data la sua caratterizzazione politica e la sua connotazione "locale") che dietro alcuni striscioni hanno sfilato per le varie strade della zona. Alla sua testa vi era un furgone con impianto acustico utilizzato, per comune decisione, non per mandare musica, ma solo ed esclusivamente per consentire di intervenire a chiunque l’avesse voluto. Per fare piccoli e continui comizi che "parlassero" al quartiere, "spiegando" i contenuti e le ragioni dell’iniziativa anche a quella non minuscola parte di "residenti italiani" che di certo non guardavano ad essa con grande simpatia.

L’unica nota negativa della giornata è stata la scarsissima presenza di lavoratori e giovani italiani. Almeno l’80% dei manifestanti erano immigrati. Si tratta di un dato che non può e non deve meravigliare, ma che non va sottaciuto. Esso conferma quanto il veleno razzista diffuso a piene mani dalle istituzioni, dalla stampa, dalle forze di governo e da quelle di destra sia penetrato in profondità tra i proletari e la "gente comune" italiana che vive nelle periferie urbane. L’iniziativa che si è svolta a novembre- dicembre 2015 a Torpignattara indica uno dei modi con cui questo veleno può essere contrastato.

Note

(1) In realtà i bombardamenti occidentali sulla Siria e sull’area sunnita dell’Iraq sono in corso da ben prima del 13 novembre 2015. Secondo fonti ufficiali del Pentagono, nei soli primi dieci mesi del 2015, erano già stati effettuati oltre 7.200 raid aerei contro tali territori.

(2) Vedi l’articolo "Il governo Renzi, le istituzioni statali, i mezzi di informazione, le forze politiche di destra vogliono dirottare il malessere e la rabbia dei quartieri popolari contro gli immigrati" pubblicato sul n. 81 del che fare e reperibile sul nostro sito.

(3) Nel caso "specifico" una menzione particolare la "meritano" le televisioni del gruppo Mediaset che in varie trasmissioni hanno presentato Torpignattara e l’intera periferia capitolina come un far-west dominato dall’"arroganza e dalla prepotenza degli immigrati islamici".

Che fare n.83 dicembre 2015 - maggio 2016

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