Polemica

I "trotzkisti" e Gorbacev: 

Alla ricerca della democrazia (borghese) perduta. 
Programma neo-menscevico


A. Moscato presenta su "Bandiera Rossa" (febbraio '87) il punto di vista "trotzkista" sulle attuali riforme gorbacioviane dichiarando sin dal titolo dell'articolo le proprie credenziali ("'Glasnost' l'aria nuova di Gorbaciov": ovvero, la "trasparenza" è l’ottimo, la democrazia (borghese) il massimo).

Il senso delle "riforme" in corso è illustrato attraverso cinque campioni esemplari e per ognuno di essi l'applauso è sincero e convinto. Non dubitiamo che, se mai il nome di Trotzkij sarà riportato in luce in URSS "nella sua giusta collocazione storica" e riabilitato dalle infami accuse portate contro di esso da Stalin sarà compiuto il passo finale per la "riconciliazione" dei "trotzkisti" in seno a Santa Maria Chiesa sovietica. Speriamo sinceramente che questo "ecumenismo" possa realizzarsi; la chiarezza rivoluzionaria avrà tutto da guadagnarne.

Primo campione: le misure relative alla legalizzazione delle attività lavorative individuali. Ci guardiamo bene dal criticarle, sbotta subito il Moscato, come "cedimento al capitalismo", "anche perché nel progetto dei marxisti rivoluzionari che presero il potere settant'anni fa non c'era affatto la nazionalizzazione delle attività artigianali e neppure quella delle piccole aziende agricole, commerciali o industriali, delle quali si dava per scontata la sopravvivenza per una lunga fase di transizione a fianco dei settori trainanti, ovviamente nazionalizzati". Piccola trascuranza: i settant'anni di transizione trascorsi nel frattempo. Con la legge attuale non siamo più alla "sopravvivenza,, di ristretti settori individuali, ma ad un nuovo slancio accumulativo "dal basso" che sta perfettamente in coppia con lo slancio accumulativo "dall'alto", di aziende statali sempre più insofferenti del "piano unico", decentralizzate ed autonome per contabilità e profitti, concorrenti tra loro.

Fa semplicemente ridere il Moscato quando argomenta che in fondo non si tratterebbe che di "portare alla luce del sole" (evviva la trasparenza!) il già esistente settore "sommerso", a tutto vantaggio della "collettività", perché, una volta legalizzato, questo "servizio degli utenti" costerà meno e frutterà maggiori entrate fiscali allo Stato (di tutto il popolo, va da sé). "Tanto è vero che in Ungheria (l'assurda normativa preesistente, n.) è stata eliminata da tempo, senza che questo paese sia divenuto capitalista". Come volevasi dimostrare...

Secondo campione: la liberazione di Sacharov, tanto più significativa in quanto non sollecitata direttamente dall'opinione pubblica ed osteggiata apertamente da vasti settori della nomenklatura. È un atto che a media e lunga scadenza avrà ripercussioni importanti sulla libertà culturale e su quella politica in URSS, perché dopo molti decenni contrapporrà un'immagine di dissenso possibile legalmente alle tantissime di inesorabile repressione che hanno segnato molte generazioni (anche quando erano meno cruente di quelle staliniane)... Se Sacharov riuscirà, tenendo fede al suo impegno e utilizzando il grande peso della sua notorietà, a contribuire alla liberazione almeno di una parte consistente dei prigionieri politici ( ... ) sarà più difficile continuare a bloccare sul nascere l'apparizione di qualsiasi dialettica politica, indipendentemente dalle sue posizioni personali e specifiche proposte." Non una parola sulla specifica "dialettica politica" di parte proletaria. Dissenso, dialettica politica, democrazia sono altrettanti valori a sé ed una volta aperte le porte a queste "categorie universali, il resto verrà da sé. Per i "trotzkisti" la voce del proletariato è affidata a Sacharov come sottoprodotto della "democrazia in generale" che questi dovrebbe provvederci grazie alla sua "universale notorietà". Proletari di tutti i paesi, unitevi... attorno ai premi Nobel!!

Terzo campione il ventilato ritiro dall’Afganistan. Esso, cancellando un intervento "sconsiderato", meglio "corrisponderebbe agli interessi dell'URSS". Il bello è che per Moscato tale sganciamento, motivato da fattori interni all'URSS, è presentato positivamente nel momento stesso in cui porta a "stabilire ottime relazioni con dirigenti conservatori o moderati, accontentandosi di avere ( ... ) un paese arretrato ma neutrale a far da cuscinetto su 1.600 km. di frontiera", scartando ogni implicazione con eventuali forze "giacobine" afghane. L questo l'elogio della ragion di stato stalinista contro la politica leninista di "guerra rivoluzionaria" e non a caso il Moscato usa, applaudendolo, il termine "finlandizzazione" per chiarire in cosa dovrebbe concretizzarsi il "ragionevole" ritiro sovietico dall'Afghanistan. Fosse vera la favola di cui sopra, dell'appoggio pre-gorbacioviano ai "giacobini" afghani, un marxista degno di questo nome non potrebbe, invero, che adottare l'insegna dei "trotzkisti,, staliniani della Spartacist League: "Viva l'intervento dell'Armata Rossa in Afghanistan!".

Quarto campione: l'opera di pulizia compiuta nel Kazakhstan, anche se "il prezzo pagato (anche in vite umane) è troppo elevato" e "un po' più di trasparenza nella battaglia politica" avrebbe reso più "difficile mobilitare le masse in difesa del boss sconfitto". Le contraddizioni di cui il Kazakhstan è semplice spia sono ridotte così ad un affare di "mafia" debellata dal "prefetto di ferro" Gorbacev anche se in modo non sufficientemente trasparente. L'avessimo noi in Sicilia le cose sarebbero finalmente risolte!

Quinto campione, ed è il clou. "Ma ora arriviamo al punto decisivo". Chi si aspettasse che finalmente si parli della classe operaia si sturi bene le orecchie. Il "punto decisivo" è la rinascita di una "libera cultura", di cui la pubblicazione in URSS del"Dottor Zivago" è l'elemento più significativo. "E questa, nel complesso, la novità più importante della segreteria Gorbaciov. Con tutti i suoi limiti questa apertura di un modesto pluralismo culturale (e di un ancor più modesto pluralismo politico, con il ritorno a Mosca di Sacharov) può avviare le premesse per uno scontro politico reale". E confortante sapere che un eventuale partito "trotzkista" potrà manifestarsi in URSS "a media e a lunga scadenza" sull'onda delle "promesse" gettate da Sacharov a Pasternak e su sollecitazione di Gorbacev! Quanto allo "scontro politico reale" promesso, è un vero peccato che non si spieghi di cosa "realmente" dovrebbe trattarsi...

Zuccherino finale. Se le riforme economiche (finalmente ci siamo!) andranno in porto potrà manifestarsi persino la classe operaia, "la cui relativa passività era stata ottenuta garantendo comunque la sicurezza del posto di lavoro e ritmi di gran lunga inferiori a quelli imposti nelle fabbriche capitalistiche". Togliamo queste sinecure "passivizzanti" e la classe si rimetterà in moto. Come ed a che fine? Mistero dei più fitti. Non si riesce neppure a capire se queste "riforme economiche", visto che si propongono "comunque,, di non garantire più il posto di lavoro assicurato e ritmi... socialisti, debbano essere o no messe in discussione, ed in che senso. Probabilmente (visto che esse accoppiano per il Moscato controllo statale "extracapitalista" e maggior efficienza produttiva, perlomeno sulla carta) "le riforme non si toccano", o meglio vanno solo gestite, anch'esse, in modo più "trasparente"e "democratico".

Provi il lettore a trasportare il ragionamento dall'URSS all’Italia e potrà farsi un'idea del "socialismo dal volto umano" cui i "trotzkisti" aspirano: stato, merci, lavoro salariato, efficienza produttiva, tanta democrazia per gli uomini di cultura, trasparenza... Mescolate il tutto e sfornate bello caldo il pasticcio "postcapitalista" da servire a tavola ai proletari.

No, grazie: questa "nouvelle cuisine" non ci garba proprio.