Da che parte sta la Confindustria?

Banale: dalla parte dei padroni.

Una –e forse non proprio l’ultima- delle ragioni per cui circola da mesi, nel centro-sinistra, un certo ottimismo sull’esito del 9 aprile è lo schieramento della Confindustria di Montezemolo. Nel 2001, la Confindustria di D’Amato parteggiò attivamente per il Polo. Questa tornata, invece, anche dalle parti de "il Sole 24 ore" sembra si preferisca la sconfitta di Berlusconi e l’ascesa del professore. E questo nuovo atteggiamento della associazione degli industriali sembra contagioso, se è vero che appaiono oggi schierati contro Berlusconi e, più o meno apertamente, a favore dell’Unione, fior di banchieri, finanzieri, faccendieri, speculatori di borsa, commercianti "progressisti" e compagnia cantante. Non passa giorno che la stampa ‘democratica’ non presenti costoro come uno dei nuclei portanti e garanti del futuro governo Prodi. Ds e Margherita, l’asse intorno a cui ruota l’Unione, ci tengono a sottolineare che i vari Profumo e De Benedetti (a proposito: qualcuno ricorda la sorte dei lavoratori Olivetti e i "traffici" intorno alla telefonia?) hanno preso parte alle primarie dell’Unione e arrivano ad indicare in Montezemolo un "compagno di strada" per i lavoratori. Perfino filibustieri del calibro di Fazio e Billè sono stati prospettati come "alleati ed amici" dei lavoratori…

E "l’Italia che conta" e che è ora in campo contro il Cavaliere e "per" l’Unione non si ferma qua. C’è un nugolo iper-parassitario di manager e sotto-manager di stato che ha compreso di non aver nulla da temere dalla sinistra, ma che anzi chiede proprio ad essa più tutela, più libertà d’azione, e, dulcis in fundo, c’è un’ampia fetta di magistratura. Quella magistratura che, tanto per dire, in questi anni non ha mai tralasciato di applicare nel modo più zelante le norme razziste contro gli immigrati, che ha messo sotto processo gli operai rei di aver picchettato le aziende, che ha assolto i padroni che con l’amianto, il pvc e quant’altro hanno per decenni inquinato il territorio e distrutto la salute dei lavoratori…

Perché mai tutta questa "bella gente in guanti bianchi", a cominciare appunto dai boss della Confindustria, è attualmente contro il Cavaliere? cosa vuole? ha in animo, non diciamo di affidare le fabbriche agli operai, ma anche solo di incrementare i salari e contenere almeno un po’ ritmi e tempi di lavoro? Neanche per sogno! Anzi: essa chiede al nuovo governo più aiuti statali all’industria capitalistica finanziati dalla società, e cioè in primo luogo proprio da chi lavora, e mani ancora più libere di oggi nelle aziende verso (contro) i lavoratori. Il suo motto è: più impresa, meno sindacato; più ordine, più "coesione sociale", meno conflittualità sociale; orari di lavoro più lunghi, meno diritti per chi lavora.

E da questo punto di vista non è che il governo del Polo abbia fatto poco, tutt’altro! Il fatto è che Berlusconi non è riuscito ad accompagnare l’inesausta azione contro i diritti dei lavoratori (questa sì, compiuta a regola d’arte e rivendicata dall’intero establishment confindustriale) con una politica capace di supportare le necessità strategiche di rilancio dell’insieme del capitalismo italiano. Quello che la "crema" (ci perdonino i pasticcieri…) della borghesia nostrana rimprovera al Cavaliere è di essersi "disperso e appiattito" troppo su "particolari e specifici" interessi capitalistici (il caso di Mediaset è emblematico, ma non si tratta dei soli "privati interessi" del premier) perdendo di vista le, altrettanto capitalistiche e ancor più decisive, necessità complessive del "sistema Italia", mettendo così a repentaglio anche taluni basilari elementi di coesione nazionale. Per i padroni, infatti, i lavoratori devono essere disgregati e sfilacciati al loro interno, ma in quanto singoli (e subordinati) cittadini devono sentirsi parte di un progetto "comune", devono sentirsi "coinvolti" nelle sorti del "proprio paese" (leggi: del capitale "nazionale"). Sotto questi aspetti la politica di Berlusconi, anche per l’assenza di un vero e proprio partito politico che lo supportasse e per i contrasti interni alla sua coalizione, non è stata all’altezza della situazione, né il Cavaliere sembra fornire garanzie in tal senso per il prossimo futuro in quanto appare agli occhi di molti lavoratori troppo come il capitalista individuale, il ricco sfondato (e gaudente) sideralmente distante dalle ristrettezze e dalle pene di chi vive del proprio lavoro, e poco o nulla come l’uomo di stato capace di impersonare, "al di là" e "al di sopra" delle divisioni di classe, l’interesse "nazionale".

È per questi motivi interamente ed esclusivamente capitalistici che una buona fetta di banchieri e industriali (con codazzo al seguito) ha scelto di cambiare cavallo. Optando oggi, transitoriamente, per l’Unione, ma lavorando sin da subito per annullare definitivamente e completamente ogni possibile residuale e remoto condizionamento e legame dell’Unione con le esigenze operaie. E anzi, come dimostra il progredire del progetto di costituzione del "partito democratico", avendo cura di preparare già da ora il terreno per un’ulteriore neutralizzazione dei suoi rami collocati più "a sinistra", discrete fette dei Ds incluse.

Quello che i Montezemolo&C. vogliono da Prodi e dalla sua squadra è la continuazione e l’intensificazione dei sacrifici per i lavoratori strappata senza acuire il conflitto di classe sulla base della promessa di un (eventuale ed ipotetico) "sviluppo per tutti" e fisco "che fa pagare tutti", così da inglobare le aspettative operaie in questa illusoria prospettiva, usufruendo in ciò anche dei buoni uffici dei vertici e delle burocrazie sindacali schierate preventivamente a fianco e a sostegno del "governo amico".

Dunque nello schieramento anti-Berlusconi vi è una parte, potentissima in quanto a mezzi e a posizione sociale, che si attende, e pretende, dal futuribile governo di centro-sinistra una politica di sostegno alle imprese e al capitalismo "nazionale" ancor più organica (cioé attenta agli interessi dell’insieme del capitale) e accorta (nel prevenire lo scontro sociale) di quella del Polo. Si tratta di quel mondo della finanza e dell’industria a cui tanto guardano i vari Prodi, Rutelli e Fassino, ed i cui interessi sono di fatto alla base del programma di governo dell’Unione. Questo "rispettabile e lungimirante" mondo sta dalla nostra parte esattamente come il macellaio sta dalla parte del vitello. Attenti a non fare la fine del bovino… per di più consenzienti.