MARGHERA E KABUL


MARGHERA:

PROVOCARE LA MORTE DI 157 OPERAI "NON COSTITUISCE REATO".

KABUL:

ASSASSINARE AFGHANI E ISLAMICI "NON COSTITUISCE REATO".

ANZI, E’…"GIUSTIZIA INFINITA",

L’INFINITA GIUSTIZIA DEL DIO PROFITTO.


CONTRO LA GIUSTIZIA E IL TERRORISMO DELLA CLASSE SFRUTTATRICE!
PER L’UNITA’ INTERNAZIONALE E INTERNAZIONALISTA DI TUTTI GLI SFRUTTATI!

La guerra interna

PROVOCARE LA MORTE DI 157 OPERAI
 "NON COSTITUISCE REATO".

Dunque, “giustizia” è fatta. Il tribunale di Venezia, presidente un giudice di sinistra (hai detto: sinistra?) ha mandato assolti in blocco padroni e dirigenti della Montedison. Con due “ottime” motivazioni di facciata: 1)questa brava gente non sapeva che il CVM era cancerogeno, non c’era nessuna legge che prescrivesse precauzioni nel suo uso; 2)anche ammesso che il CVM sia cancerogeno, non si può dire con certezza che è stata la sola causa di morte dei 157 operai. La motivazione vera è sfuggita a Cacciari: “ci sono morti a cui non si rende giustizia perché questo significherebbe mettere sotto accusa un intero sistema” (capitalistico, aggiungiamo noi), e -si sa- questo non lo si può chiedere alla magistratura.

“Vergogna, assassini”, hanno gridato in aula i parenti degli operai morti, “li avete assassinati per la seconda volta”. Noi dell’OCI avevamo dato per scontato, da tempo, che la sentenza sarebbe stata questa. Ecco perché, a differenza di altri,  non abbiamo mai “pompato” l’attesa intorno a questo processo, ma abbiamo insistito sempre e solo sull’unico vero fattore anti-nocività: la ripresa della lotta e dell’organizzazione operaia.

Perché era ovvia questa sentenza? Perché la storia ci dice che nei 56 anni di vita della nostra democratica repubblica sono caduti sul posto di lavoro da 70 a 100.000 lavoratori, per non dire del numero di quelli che sono morti in conseguenza di malattie contratte sul posto di lavoro, e la magistratura è stata capace di non vedere un simile massacro, e tanto meno si è data cura di punirlo, dando prova, a chi continua a crederla “imparziale”, di stare, al di là di casi singoli, tutta e solo da una parte: quella dei “poteri forti” economici e politici. Dalla parte del capitale, sfruttatore e massacratore (lo si può dire?) del lavoro operaio.

Questa falcidie di lavoratori continua tuttora impunita, se è vero che nell’anno 2000 sono caduti sul lavoro in Italia, a stare alle difettose cifre ufficiali, circa 1.000 lavoratori (mentre nel mondo intero sono stati almeno 200.000), e non ci risulta alcuna condanna a carico di padroni e dirigenti d’industria. Come mai? È il destino cinico e baro che si accanisce contro gli operai? La realtà, una realtà dura da smentire, è che quali che siano le leggi scritte, c’è una suprema legge non scritta, la legge del profitto, al cui servizio sono poste tutte le istituzioni dello stato (dal giornalismo alla magistratura, dal parlamento all’ultimo dei consigli comunali). E questa legge ammette per principio ogni forma di sopruso, di danno, di oppressione, di violenza dei padroni e dei loro manager e scagnozzi sul corpo e sullo “spirito” di chi si guadagna la vita col proprio lavoro, mentre si fa beffe di ogni diga di carta (del tipo articoli di legge) che incontra sul suo cammino.

Altro che magistratura! C’è una sola difesa possibile contro questa forza dittatoriale, e gli operai, a cominciare da quelli di Petrolchimico e Fincantieri, lo sanno bene: la lotta collettiva, organizzata, dispiegata della classe lavoratrice. Se oggi a Marghera il rischio-CVM si è grandemente ridotto, se (e nella misura in cui) ci sono oggi condizioni generali di lavoro un po’ migliori che negli anni ’50, ciò si deve solo ed esclusivamente a questo fattore. Un fattore dimenticato e disprezzato da quelli che ora si stracciano le vesti per la sentenza, ma da anni strepitano perché l’intero polo industriale di Marghera venga raso al suolo con i relativi licenziamenti di massa, con il che gli operai morti verrebbero uccisi una terza volta.

E’ questa lotta per la difesa congiunta e integrale della salute e dei posti di lavoro, perché anche ogni minimo rischio sia abbattuto, che dobbiamo rilanciare con forza come lotta che non riguarda solo gli operai chimici o Marghera, ma l’intera classe e l’intera popolazione lavoratrice anche esterna alle fabbriche. Poiché la tendenza più recente, nelle fabbriche e nei posti di lavoro, è al peggioramento, non al miglioramento, delle condizioni di lavoro, salute in prima linea. La proposta di settori della FIOM di uno sciopero di protesta contro questa vergognosa sentenza e di assemblee in tutti i luoghi di lavoro è valida, ma bisogna darle realmente corso. E bisogna collegare questa risposta allo sciopero dei metalmeccanici, alle iniziative di lotta degli immigrati contro la nuova legge Bossi-Fini, e all’ancora troppo esitante e inconseguente opposizione alla politica complessiva del governo Berlusconi e alla sua decisione di entrare a far parte attiva della banda che aggredisce i popoli islamici.

CONTRO LO SFRUTTAMENTO 
E LA GIUSTIZIA DI CLASSE!

PER LA RIPRESA DELLA LOTTA E DELL’ORGANIZZAZIONE PROLETARIA!

La guerra "esterna"

ASSASSINARE AFGHANI E ISLAMICI
"NON COSTITUISCE REATO". 
ANZI, E’… "GIUSTIZIA INFINITA", 
L’INFINITA GIUSTIZIA DEL DIO PROFITTO.

Negli stessi giorni in cui la Corte di Venezia decreta l’assoluzione dei signori della Montedison per il massacro di 157 operai, un altro, più grande massacro di sfruttati è in corso in Afghanistan, per mano dei signori del Pentagono, della Casa Bianca e dei loro alleati, l’Italia di Berlusconi e D’Alema inclusa. E, statene certi, anche in questo caso quella Corte internazionale di giustizia che pretende di essere l’ONU ha già garantito in anticipo l’assoluzione dei massacratori. Anzi: li ha già in anticipo approvati e benedetti in quanto missionari della nostra “superiore civiltà”, la civiltà che si riconosce in un solo dio, il dio profitto. E per conto di esso, a Marghera come a Kabul, è pronto a commettere ogni specie di delitto, sugli operai come sui contadini, inclusi quei bambini e quelle donne col velo che l’Occidente, con disgustosa ipocrisia, dice di voler proteggere e liberare.

Vi sembra strana questa associazione tra Marghera e Kabul? Allora fate caso a cosa e a chi in Afghanistan viene colpito dai vigliacchi bombardamenti d’alta quota con bombe a grappolo (e domani forse lo sarà con i già preannunciati bombardamenti atomici): villaggi contadini, case singole, ospedali, dighe, centrali elettriche, colonne di profughi in fuga, quartieri residenziali urbani, sedi della Croce rossa e della Mezzaluna rossa (per distruggere le poche scorte di medicinali esistenti nel paese). In nome del diritto internazionale e della “guerra al terrorismo islamico”, ecco in azione il vero, grande potere terroristico, il potere dell’imperialismo, che negli scorsi decenni ha massacrato le popolazioni vietnamite, irachene, somale, per la stessa ragione per cui oggi aggredisce il popolo afghano e le masse islamiche: perché non sopporta ostacoli sul suo cammino di sfruttamento e di accumulazione del denaro-capitale. La stessa vile ragione per cui centinaia e migliaia di esistenze operaie sono state e sono falciate nel nostro opulento e “civile” (civile?) mondo occidentale.

La guerra lunga e sporca (vedrete quanto sporca di sangue!) che i Bush, i Blair e tutto il codazzo dei governanti europei, di destra e di sinistra hanno scatenato contro gli sfruttati islamici ha come scopo ben altro che catturare un Bin Laden. Il suo scopo è mettere le grinfie dell’Occidente sul petrolio, sul gas, sulle braccia islamiche e asiatiche, farlo ad un costo, per sé, il più vicino possibile allo zero. Già oggi il petrolio “ci” costa meno dell’acqua minerale (inquinata) che si compra al supermercato, e la forza-lavoro islamica e asiatica costa, ai nostri padroni, da un decimo a un trentesimo di quella europea; ma non basta ancora. E la cosa ci riguarda direttamente perché i capitalisti picchiano duro sugli sfruttati lì, “lontano” da noi, anche per trovare la forza e le risorse per picchiare duro qui, su di noi; e per i padroni i colpi inferti a noi e ai nostri fratelli di classe del Sud del mondo non saranno mai troppi, specie ora che c’è una nuova crisi in atto.

Lì gli USA e soci bombardano le case e le vite dei diseredati afghani (tramando con il loro re e i ricchi notabili tribali), qui bombardano i nostri più elementari diritti e più di qualche volta lo stesso diritto alla vita. Come ha notato un operaio del petrolchimico: “ora sono arrivati gli americani e hanno fatto man bassa di tutto. Non si può più nemmeno parlare, torniamo agli anni tristi dello sfruttamento più nero” (il gazzettino, 3 novembre). “Ora sono arrivati gli americani e stanno distruggendo tutto. Non si può più neppure sopravvivere nella nostra martoriata terra”, dicono tanti afghani, o palestinesi, o iracheni. E “gli americani” non sono altro che i capitalisti, gli imperialisti americani, capofila di quelli italiani e occidentali in genere, i degni compari degli assassini assolti a Venezia, funzionari tutti dello stesso sistema.

Ecco perché la lotta contro l’intensificazione dello sfruttamento e della repressione padronale deve diventare tutt’uno con la lotta contro questa guerra criminale, che nel suo mirino non ha altri che noi sfruttati, noi proletari, in tutti gli angoli della terra, al di là di ogni differenza di razza, di nazione o di religione. Questa lotta deve avere come prima protagonista la classe operaia, a cominciare già dal suo prossimo “appuntamento”: la manifestazione di massa del 10 novembre a Roma, indetta dagli organismi che marciarono a Genova. Dalla quale deve arrivare agli afghani e agli islamici aggrediti anche dal nostro governo un forte segno di unità e di solidarietà!

CONTRO IL TERRORISMO IMPERIALISTA!

PER L’UNITA’ INTERNAZIONALE DI TUTTI GLI SFRUTTATI E GLI OPPRESSI!

ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA