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2 luglio 2009

Pubblichiamo di seguito una serie di informazioni su "nuovi" e "vecchi" sciacalli dell'Abruzzo.

 

Gli ultimi sciacalli

 

“Quarantt’ore dopo il terremoto si erano già offerte via mail 142 ditte, italiane e non”. (...) “Un’opportunità irripetibile per chi ha capitali da investire” (da L’Espresso 30 aprile 2009).  Persino il direttore della Confesercenti dell’Aquila ha dovuto ammettere: “Il progetto della new town può andar bene solo ai palazzinari che già hanno fatto del male alla città costruendo brutture che ora sono crollate”.

Sciacalli istituzionali piccoli e grandi

 

La regione Abruzzo non ha modificato il suo grado di rischio sismico:  “Modificare il grado di rischio sismico avrebbe comportato più costi per l’edilizia, più spese di costruzione, più ferro, più cemento. Criteri per costruire edifici e palazzi con maggiore rigore tecnico edilizio e con vincoli più restrittivi. Vi basti pensare che nelle zone con “rischio 1″, i palazzi non possono superare il primo piano di altezza. Se  a questo si abbina il costo dell’illegalità diffusa, il disprezzo delle regole e della ricerca dell’interesse personale sempre e comunque, l’aver risparmiato sul cemento e il ferro da parte di molti costruttori ha fatto il resto. Aumentare il rischio sismico vuol dire anche per il settore immobiliare dover abbassare i prezzi per metro quadro degli appartamenti che non sono costruiti a norma. L’intera zona si sarebbe deprezzata”. Dal sito www.italianspot.

La regione ha declassato il rischio indicato dall’Istituto Nazionale. Come dice De Benedetti, se “l’ha fatto è perché le conviene: se si declassa il rischio, fare le case costa meno, se ne faranno di più, ci saranno più permessi di costruzione da dare, e a parità di aliquote fiscali (tanto quelle non diminuiscono mai) più soldi per la pubblica amministrazione.” (…) “Se si sono costruite case sul Vesuvio è per interesse. Interesse di chi aveva un campo e lo fa diventare terreno edificabile; interesse del comune che dà il permesso e che raccoglierà nel tempo le relative imposte” (De Benedetti sul  Il Sole 24 ore del 14 aprile 2009). Quel che De Benedetti non dice è che non si tratta di campicelli, ma di enormi terreni lottizzati da grandi imprenditori e proprietari.  E funziona così in tutte le regioni d’Italia. Quello che De Benedetti non dice, perché ha interesse a non dirlo, è che gli sciacalli istituzionali sono in alto, molto in alto, è lo stato,  sono proprio i governi di centro sinistra e di centro destra con una certa sintonia.  "Il Sole 24 ore" del 7 aprile 2009 scrive:   “Continuamente rinviata la disciplina varata dopo il crollo della scuola in Molise”.  La normativa del 2005, si dice, “contiene principi seri antisismici, ma mai resa obbligatoria”; Ordinanza di Protezione Civile  del 3274\2003 e decreto infrastrutture 14.9.2005, entra in vigore il 24 ottobre “ed entra nel limbo della fase transitoria”. Inizialmente questa fase deve durare 18 mesi, il governo Prodi la prolunga fino a dicembre 2007, il ritocco è nel gennaio 2008. Ulteriore proroga: è il governo Berlusconi a proporla nel decreto di fine 2008 ed è rinviata addirittura al 30 giugno del 2010.

Anzi il governo Berlusconi propone un “favoloso” piano casa: “esso prevedeva persino «procedure semplificate per le costruzioni in zone sismiche», fra cui l’abolizione di ogni autorizzazione preventiva, sostituita dal «controllo successivo alla costruzione, anche con metodi a campione». Esso incoraggiava ampliamenti indiscriminati di tutti i fabbricati, infestando case e condomini con funeste escrescenze: ampliamenti del 20% degli edifici ultimati entro il 2008, per giunta con opzione di acquisto dai vicini delle quote di loro spettanza, onde raddoppiare (e oltre) quel 20%; per chi abbatta un edificio, possibilità di ricostruirlo ampliato del 35%. Il tutto in deroga a ogni norma vigente, mediante il ricorso massiccio al silenzio-assenso e alla d.i.a. (dichiarazione inizio attività)” (da la Repubblica del 14 aprile 2009). Il governo Berlusconi , come i comuni, le province, le regioni tutte lo fa per interesse, per quella fitta e complessiva rete di interessi capitalistici che in tutto il mondo spinge a produrre e costruire (come è successo per le case dei mutui sub prime e prime) senza sosta per il profitto, una rete di interessi complessivi che va difesa, promossa, incentivata. De Benedetti, chiaramente, ha omesso anche questi "particolari", come tanti altri di cui abbiamo parlato nel nostro volantino

 

Gli sciacalli della sabbia, del cemento, del parlamento e della scienza.

 

Come si legge dalle righe seguenti gli sciacalli della sabbia non stanno solo in Abruzzo, ma sono ben diffusi in tutta Italia. 

I pilastri in cemento devono essere in grado di tenere “un carico che oscilli almeno tra i 250 e i 300. In Molise, il cemento del liceo "Romita" di Campobasso non regge più di 46 chilogrammi per centimetro quadrato (è sei volte sotto la norma). In Sicilia, a Collesano, nell'entroterra di Cefalù, i pilastri della scuola superiore non vanno oltre i 68 chilogrammi per centimetro quadrato. L'asilo, i 12 chilogrammi per centimetro quadro. Il cemento - ricorda oggi chi condusse l'ispezione - si bucava con la semplice pressione dell'indice. "Normalmente, i cattivi costruttori utilizzano sabbia di mare. Costa niente, rispetto alla sabbia da cava. Il problema è che, oltre alle molte impurità, è piena di cloruro di sodio. E quei cloruri, con il tempo, si mangiano il ferro. I margini di guadagno sono alti. Diciamo che fatto 100 il costo della costruzione, chi gioca con la qualità del cemento arriva a guadagnare fino a 50, 60. Chi costruisce a regola d'arte è al 30". (Da La Repubblica del 10 aprile 2009) È quella fitta rete di interessi  che come scriviamo sul volantino “lega tra loro finanzieri, banchieri (i mutui immobiliari: che affare!), grandi industriali, amministratori nazionali e locali, notai, ordini professionali, ditte d’appalto, i grandi nomi della scienza. Una rete che costruisce case e quartieri non in funzione del benessere della gente e della qualità degli edifici e dell'ambiente, ma in funzione del guadagno e del massimo sfruttamento dei lavoratori.”    Esagerazione di comunisti? Leggiamo su  La Repubblica del 10 aprile 2009:  << l' emendamento del senatore pdl Gabriele Boscetto è passato e le Camere hanno convertito in legge il decreto che congela l' obbligo per progettisti e costruttori di edificare pensando al rischio terremoti. Il "salvagente" antisisma entrerà in vigore non più il 30 giugno 2009, ma il 30 giugno 2010. “Abbiamo deciso di procrastinare di un anno accogliendo le richieste di ingegneri e imprenditori” >> Come è stato rilevato, oltre alle imprese di costruzione sono gli stessi ordini degli ingegneri e degli architetti che hanno fatto pressione perché le nuove norme non fossero applicate, perché fossero rimandate.

Ed in questa rete ci sono gli scienziati delle grandi istituzionali nazionali,  la cosidetta “comunità scientifica” che  pochi giorni prima del terremoto dichiarava, per bocca di De Bernardis, in una riunione ufficiale della commissione grandi rischi: "La comunità scientifica conferma che non c'è pericolo, perché c'è uno scarico continuo di energia; la situazione è favorevole.”  (La Repubblica del 16 aprile 2009)

 

 Sciacalli imbecilli?

 

"La scelta più imbecille che potevano fare era quella di progettare edifici là sopra, il sisma di una settimana fa è il gemello di quello del 1703"; "Su una faglia non si costruisce mai, nemmeno su una faglia che non è attiva perché le faglie canalizzano le onde sismiche, in zone come quella dovrebbe essere solo proibito", dice il geologo Antonio Moretti, docente della facoltà di Scienze Ambientali dell'Università dell'Aquila. (da La Repubblica del 12 aprile)

"Le mappe del rischio sismico sono a disposizione di tutti, e l'Abruzzo è registrato fra le zone a più alta probabilità di terremoti" sostiene Amato. "Le regole della prevenzione vorrebbero che tutti gli edifici nuovi fossero costruiti per resistere ai terremoti, e che quelli vecchi fossero rinforzati. La sicurezza edilizia dovrebbe essere un dato acquisito, e delle previsioni esatte dei terremoti noi non dovremmo neanche sentire bisogno". Alessandro Amato, dirigente di ricerca dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia. (La repubblica del 7 aprile 2009)

È, invece, almeno dalla fine degli anni sessanta che si costruisce senza sosta in Abruzzo (e in tutte le altre regioni) con pochi controlli, senza verifiche a distanza di anni, che invece sono necessarie perché anche il cemento armato si usura. Si continua a costruire sulle faglie pur essendoci una mappatura del 1941 in cui le faglie sono chiaramente indicate; la sete di profitto non fa solo ignorare le più elementari nozioni geologiche, ma anche la storia del territorio che ci dice che l’Aquila fu rasa completamente al suolo da un terremoto nel 1703 con più di tremila morti. Come del resto alle pendici del Vesuvio, sotto l’Etna e in mille altri posti a rischio. Il capitalismo produce una scienza cieca, distorta dagli interessi del profitto, che non vuole vagliare nemmeno le più elementari conoscenze, quelle date dalla storia del territorio.

La sete di profitto, il mercato, il sistema delle imprese spinge perché si costruisca, risparmiando su tutto, sui lavoratori come sui materiali, sulla sicurezza sismica come sulla sicurezza di chi sta sui ponteggi tutti i giorni. Spinge le istituzioni a chiudere un occhio, a chiuderli tutti e due perché così, si dice, arriva il “progresso e il benessere”.  E per il “progresso e il benessere” le istituzioni locali e nazionali hanno promosso e incentivato questa criminale corsa al mattone.

 

Gli sciacalli che altro potevano fare se non ... gli sciacalli? Parola di Pd

 

Si è costruito proprio sulla faglia dove costruire è più pericoloso . Leggiamo da La Stampa del 19 aprile 2009: “Una roulette russa” (…)  “La città è cresciuta tutta lungo le faglie: da Pettino a Cansatessa, per non dire dello splendido borgo di Arischia. Su 110 mila abitanti ben 35 mila vivono a pochi metri da quelle fratture della terra. Ma adesso la gente ne ha abbastanza. E si ribella.” (…) “Quanto sia stata selvaggia la corsa al mattone a l’Aquila e sotto gli occhi di tutti. Basta andare a Pettino. Un cantiere più che un quartiere.” (…) “Il piano regolatore è del 1975 con il pentapartito poi si sono succedute destra e sinistra” (…) “che altro si poteva fare? In tutto il Centro Italia ci sono delle faglie, mica si può smettere di costruire” Enzo Lombardi sindaco negli anni ’80 (oggi Pd). (da  La Stampa del 19.4.2009)

 

2 luglio 2009

(aggiornamenti al 17.7.09)

ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA


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