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24 aprile 2015

Il nostro volantino ai mercati

Dopo l’ennesima strage nel canale di Sicilia: a fianco dei nostri fratelli di classe immigrati!

 La strage nel canale di Sicilia del 19 aprile, nella quale hanno perso la vita circa 800 immigrati, è l’ultimo episodio di una vera e propria guerra. Degli annegati in mare non si conoscono, come sempre, né nomi né volti. Si sa solo che provenivano in gran parte dal centro e dal nord Africa e che, come tanti altri, stavano cercando di migliorare la propria esistenza cercando di arrivare, tra mille difficoltà, in Europa.

 Dei colpevoli e dei mandanti della strage, invece, conosciamo bene volti, nomi e provenienza. Sono coloro che risiedono nei consigli d’amministrazione delle banche e delle multinazionali europee, che dominano le borse e la finanza, che guidano i governi e che siedono nei posti di potere delle istituzioni europee..

Sono coloro che, pur di stroncare ogni tentativo di "rinascita" dei popoli oppressi, non hanno esitato a rovesciare tonnellate di bombe sull’Iraq, sulla Jugoslavia, sulla Libia, sulla Siria, ad appoggiare e coprire il sanguinoso colpo di stato di Al-Sisi in Egitto, a dividere in due il Sudan. Questi signori, ora, con la "scusa" dell'emergenza immigrazione, vorrebbero allargare il loro intervento neo-coloniale in Libia, già bombardata nel 2011. 

Il presidente della repubblica italiana ha detto: "La morte di centinaia di profughi manifesta la totale insufficienza delle iniziative assunte fin qui dalla comunità internazionale rispetto alla conseguenze delle guerre, delle persecuzioni, delle carestie che flagellano tanta parte dell'Africa e del Medio Oriente. Serve più Europa".

Peccato che il presidente si sia "dimenticato" di ricordare che quelle guerre, quelle persecuzioni e quelle carestie sono state scatenate proprio da quelle istituzioni occidentali e da quella civilissima Europa che si invoca per "risolvere" l'emergenza. Con quali mezzi? Il premier Renzi parla di un intervento di polizia internazionale sulle coste libiche, Salvini di un blocco navale militare.

Con queste “soluzioni” i padroni e lo stato italiani mirano ai seguenti obiettivi:

- assumere il controllo monopolistico della Libia, del suo petrolio, della sua manodopera e, in questo modo, assumere un ruolo di primo piano nelle vicende africane e accrescerlo nello scacchiere internazionale;

- portare i lavoratori italiani e quelli immigrati da tempo in Italia a compattarsi intorno alle politiche del governo e dello stato italiano contro il pericolo della cosiddetta “invasione” proveniente dal Mediterraneo.

I lavoratori tutti devono respingere questa politica, che li vorrebbe rendere complici dell’assassinio di altri proletari.

I lavoratori d’Italia e d’Europa non potranno difendere le proprie condizioni di vita e di lavoro accodandosi alle politiche neo-coloniali dei governi italiani ed europei, ma solo battendosi contro di esse. Solo unendo le forze tra proletari italiani e immigrati, tendendo la mano alle masse lavoratrici e oppresse dell’Africa, del Medio Oriente e di tutto il Sud del mondo, solo appoggiando incondizionatamente la loro resistenza contro l’azione di rapina e di oppressione economica, politica e militare portata avanti nei loro paesi dall’Occidente imperialista.

24 aprile 2015

ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA


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