1 ottobre 2017
La stampa e le televisioni (sempre agli ordini dei governi, dei banchieri e dei finanzieri occidentali) hanno fabbricato un nuovo mostro da sbattere in prima pagina: la Corea del Nord e il suo presidente Kim Jong-un. Ogni giorno i grandi mezzi di informazione ci dicono che la “pace nel mondo”, la “sicurezza” e la “ripresa economica planetaria” sono seriamente messe in pericolo dalla “arrogante” politica della Corea del Nord e che, quindi, questo paese deve assolutamente essere messo in condizione di “non nuocere”.
Si tratta in sostanza dello stesso ritornello, dello stesso cumulo di bugie e falsità con cui nel corso degli ultimi decenni è stata preparata l’aggressione e la devastazione a suon di bombe dell’Iraq, della ex-Jugoslavia, dell’Afghanistan e della Libia. È il ritornello che da sempre accompagna le guerre di rapina occidentali.
La vera “colpa” del popolo nord-coreano è quella di non volersi prostrare e inginocchiare davanti ai diktat dei signori del dollaro, dell’euro e della sterlina.
Altro che “pace, sicurezza e prosperità”! L’aggressione alla Corea del Nord (condotta al momento con un embargo infame benedetto dall’Onu, e domani, se sarà “necessario e possibile”, con i cacciabombardieri) è un importante passo per poi puntare il mirino contro la Cina e l’Asia intera.
Da tempo infatti l’obiettivo strategico degli Stati Uniti (che da soli spendono in armamenti 600 miliardi di dollari l’anno, cioè circa 15 volte l’intero prodotto interno lordo della Corea del Nord) e dei loro alleati europei è quello di preparare al meglio lo scontro epocale con Pechino per ridurre in ginocchio il “grande concorrente cinese” e poter così affondare i propri artigli sulle sterminate risorse del continente asiatico sfruttandole monopolisticamente. A cominciare innanzitutto dalla sua enorme massa di lavoratori e proletari che l’imperialismo occidentale aspira a mettere sotto il suo esclusivo torchio.
I lavoratori d’Europa (autoctoni ed immigrati) devono respingere questa falsa propaganda. Accettarla e farla propria significherebbe farsi incatenare ancor più saldamente a quel carro guidato dai governi e dai capitalisti occidentali che ci sta portando verso uno scontro fratricida con i lavoratori asiatici e degli altri continenti.
Uno scontro che oggi si combatte nei mercati internazionali sul sudore, sulla fatica e sullo sfruttamento di chi campa del proprio lavoro. Ma che un domani chiamerà i proletari a indossare una divisa militare e a diventare carne da cannone per il profitto del padrone.
Per questo bisogna che si incomincino collettivamente a discutere, a denunciare e a contrastare i veri motivi e i veri interessi che stanno dietro l’aggressione alla Corea del Nord. Per questo bisogna che si inizi a riflettere su come gli interessi di classe dei proletari non possono essere difesi a braccetto col “proprio” governo, con la “propria” nazione, con i “propri” capitalisti e contro “altri” lavoratori, ma solo andando nella direzione esattamente contraria e iniziando a preparare il terreno per primi momenti di contatto, organizzazione e discussione comune con i proletari degli altri paesi e continenti.
1 ottobre 2017
ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA