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9 maggio 2017 

Volantino distribuito alle fabbriche e nei posti di lavoro e in alcune manifestazioni

Alitalia: un ricatto contro i lavoratori da respingere

con l’organizzazione e la mobilitazione

La vicenda legata al piano di ristrutturazione dell’Alitalia è un altro tassello dell’attacco ai diritti e alla dignità di tutti i lavoratori portato avanti dal governo e dal padronato.

Dopo il “no” con cui i dipendenti della ex-compagnia di bandiera hanno bocciato l’ennesima ristrutturazione aziendale (che tra l’altro prevedeva più di mille licenziamenti e pesanti tagli salariali), si è aperta una campagna diffamatrice contro questi lavoratori: il governo e i vertici aziendali, spalleggiati dalla grande stampa e dall’intero padronato, stanno infatti sostenendo che, proprio a causa dell’esito referendario, l’Alitalia dovrà essere commissariata e questo condurrà a tagli occupazionali più pesanti di quelli previsti dall’accordo bocciato.

Il messaggio intimidatorio che in questo modo si vuole mandare ai lavoratori è simile a quello a cui qualche anno fa furono sottoposti gli operai della Fiat di Pomigliano e Mirafiori, o a quello subìto nei mesi scorsi dagli oltre 1.600 dipendenti di Almaviva.  Questo messaggio vuole che i lavoratori la smettano di pensare di potersi tutelare collettivamente insieme agli altri lavoratori senza subire passivamente gli interessi dell’azienda. Anzi, a sentire lor signori, questa strada sarebbe dannosa perché porterebbe alla perdita irrecuperabile di tutti i posti di lavoro. Per le direzioni aziendali e il governo l’unica via di “salvezza” sarebbe, al contrario, quella di accettare passivamente ciò che di volta in volta richiedono le imprese e i mercati.

Questo ricatto può essere respinto solo con la lotta e l’organizzazione e solo avviando una riflessione collettiva su alcuni importanti nodi politici.

 

Colpa degli investimenti sbagliati?

In Alitalia vi sono stati anche investimenti “sbagliati” dal punto di vista dell’efficienza aziendale e, sempre nella stessa ottica, manager “discutibili”: pensare però (come sostengono anche tutti i sindacati) che siano queste le cause fondamentali della morsa in cui si trovano i lavoratori Alitalia, non aiuta ad affrontare efficacemente la situazione.

Se infatti guardiamo a quanto accade nel panorama del trasporto aereo mondiale, vediamo che l’intensificazione dei carichi di lavoro e il contenimento salariale e occupazionale sono ovunque alla base della famosa competitività delle principali compagnie aeree. Il caso di Ryanair è emblematico: bassi salari, licenziamenti facili e niente sindacato. Ecco la chiave del suo successo.

Nel comparto aereo, al pari di quanto avviene in tutti gli altri settori, il “rilancio” della competitività e della “redditività” aziendale non può che essere accompagnato da un incremento della torchiatura di chi vi lavora.

Quando il governo o le stesse forze d’opposizione parlamentare rimproverano (ipocritamente) la “storica incompetenza” dei manager Alitalia, la rimproverano perché essi non hanno saputo aggredire i lavoratori nei tempi e nei modi più opportuni. La rimproverano perché essi non hanno saputo mettere la compagnia nelle condizioni di competere come si deve al tempo giusto.

 

Posizioni divergenti?

Il governo Gentiloni e il movimento 5 stelle sembrano sostenere posizioni opposte. Le due posizioni sono diverse ma entrambe vanno contro l’interesse dei lavoratori.

È vero che il governo è alla guida dell’offensiva scatenata contro i dipendenti Alitalia. Così come è vero che la posizione (di accettazione totale dei diktat aziendali) sostenuta dai vertici di Cgil, Cisl e Uil porta solo alla disfatta. Ma è altrettanto vero (e va visto) che anche la posizione anti-sindacato del movimento grillino indica come unica via di “salvezza” quella del “rilancio competitivo” dell’azienda (ipoteticamente favorito da una spruzzatina di intervento statale).

Questo rilancio, in fin dei conti, spinge i lavoratori ad accorparsi alla “propria” azienda e ad entrare in maggiore concorrenza con gli altri lavoratori e, per questa via, frammenta sempre di più le fila operaie, indebolisce tutti i lavoratori e impone ai lavoratori tagli occupazionali e spremitura supplementare. Questo sbocco delle proposte del M5S pentastellato non è nella sostanza diverso da quello implicato dal piano di rilancio del governo Gentiloni.

Le misure anti-proletarie che si vogliono prendere in Alitalia non sono un prodotto “tipico” italiano o il frutto dell’incapacità e della corruzione del management aziendale. Le si possono ritrovare, pur se con gradazioni differenti, in tutti i paesi. Costituiscono le armi di ultima generazione che i capitalisti stanno ovunque utilizzando contro i “propri” lavoratori, per scagliarli gli uni contro gli altri (e tutti contro gli immigrati), per azzerarne i diritti, per imporre quanto più sfruttamento possibile, per sostenere lo scontro nella giungla del mercato mondializzato. 

 

Rilanciare l’azienda o l’organizzazione unitaria dei lavoratori?

Se si puntano le proprie carte sul “rilancio” aziendale, piaccia o non piaccia, si va per una strada dove l’organizzazione sindacale finisce per non poter essere più uno strumento di lotta e di tutela collettiva, ma, al massimo, una semplice agenzia di “servizi” sempre più supina ai voleri dell’impresa. Si va per una strada che porta sempre più a pensare che le leggi del mercato e le esigenze delle aziende siano qualcosa di “naturale e incontrastabile” come incontrastabile è l’alternarsi delle stagioni. Un qualcosa a cui comunque si deve sottostare.

Oggi serve invece andare in una direzione opposta: per difendersi efficacemente (all’Alitalia e altrove), bisogna battersi per conquistare e affermare una politica sindacale e generale che metta al centro la difesa intransigente e collettiva dell’interesse dei lavoratori, a prescindere e contro le esigenze dei mercati e delle aziende. Per questo è indispensabile uscire dall’ottica aziendalista e cominciare a impegnarsi affinché si inizi a tessere una (anche primordiale) rete unitaria tra lavoratori di tutte le imprese, italiane e estere.

Bisogna ad esempio porsi l’obiettivo (sicuramente non facile, ma indispensabile) di costruire primi contatti di discussione e organizzazione con i dipendenti delle compagnie “concorrenti”, ad esempio la Ryanair, e con quelli delle tante ditte di appalto che incontrano grandi difficoltà a sindacalizzarsi. E allo stesso tempo bisogna iniziare a riflettere su come quanto accade “all’aeroporto” o in una qualsiasi altra impresa è strettamente collegato alla politica generale che i governi e le grandi forze capitalistiche occidentali portano avanti a scala planetaria con le guerre di rapina contro i popoli mediorientali, con il razzismo e con le loro iniziative diplomatiche e finanziarie. Con un insieme di iniziative che puntano a dividere, a frammentare e a mettere in reciproca contrapposizione i lavoratori a scala nazionale e mondiale.

9 maggio 2017 

ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA


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