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          19 settembre 2020

Due parole sull’assassinio di Willy Monteiro

I fatti sono noti. Nella notte tra il 5 e il 6 settembre, a Colleferro, il giovane Willy Monteiro interviene per calmare gli animi e sedare un inizio di rissa. Subito dopo viene brutalmente aggredito da una banda di bestie (fascistoidi con il culto delle arti marziali e del dio denaro) che lo colpiscono ferocemente per circa venti minuti fino a provocarne la morte.

La stampa e le forze parlamentari hanno condannato l’accaduto e parlato di “barbarie da estirpare”. Il presidente del consiglio Conte ha chiesto “pene esemplari” e affermato che non si tratta di un gesto isolato, ma che vi sono sacche sociali animate dalla mitologia della violenza.

 

Anche noi comunisti rivoluzionari affermiamo che non è un caso isolato, che gli assassini non sono mele marce in un cesto sano. Ma a questo aggiungiamo un’altra verità, che il presidente del consiglio Conte e la grande stampa occultano: queste “sacche di barbarie” sono uno dei legittimi e naturali prodotti della società borghese basata sul mercato, sulla competizione, sul denaro, sul profitto e sullo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. Sono uno dei legittimi e naturali prodotti di questa società, in cui, in nome del mercato e delle sue leggi, i lavoratori e i giovani sono in mille modi (modi che a volte assumono anche vesti “buoniste”) messi in reciproca contrapposizione, dove ti spiegano che per restare a galla devi sgomitare con ti sta al fianco e mai invece prendertela con chi (la “bella gente” e gli abitanti dei piani alti di questo “mondo”) ti ha gettato in acqua, dove ti dicono che se non vuoi affogare hai una sola via: quella di diventare un carnefice e un kapò verso gli altri proletari.

Il presidente Conte, le forze politiche governative e di opposizione, le istituzioni e le tv tutto questo non possono e non vogliono dirlo perché la loro azione è finalizzata proprio a rafforzare e a difendere le basi della società capitalistica. Lo mostra, se si riflette bene, la loro politica sul mercato del lavoro, sull’emergenza covid, sulla scuola.

 

Willy era di origini capoverdiane e ciò ha accentuato l’accanimento dei suoi macellai: vista la sua pelle scura, essi si sono sentiti ancor più legittimati a schiacciare chi aveva osato anche per un solo attimo mettere in discussione la cappa di paura e intimidazione che il loro “giro” aveva orchestrato nella zona. A conferma di ciò, alcuni giornali hanno riportato la presunta (ma verosimile) dichiarazione di un parente degli arrestati secondo il quale in fin dei conti non era accaduto nulla di grave poiché “era stato ammazzato solo un immigrato”. Già: ognuno deve stare al suo posto e il posto degli immigrati è quello di cittadini di serie B che devono stare zitti e sottomessi, senza azzardarsi ad opporsi, anche con un piccolo gesto, a questa gerarchia.

Questo criminale atteggiamento razzista non è però coltivato solo dalle bande fascistoidi. Il razzismo ha la sua spinta motrice principale nelle politiche dei nostrani governi (di centrodestra e di centrosinistra) e delle nostrane istituzioni. Sono loro ad immettere quotidianamente robuste dosi di veleno razzista nella società. Sono loro che difendono le basi economiche, il profitto e il mercato e la competizione, da cui nascono l’oppressione e la sopraffazione razzista. Sono state le politiche dei governi italiani, compreso quello in carica, ad aver trasformato il Mediterraneo in un cimitero dove decine di migliaia di “Willy” hanno trovato e trovano “normalmente” la morte. Sono queste politiche a dire quotidianamente e nei fatti che la vita di un immigrato vale poco o nulla.

L’indignazione è strumentale e ipocrita se (come in un modo o nell’altro fanno tutti i grandi mezzi di informazione) si giustificano e si sostengono queste politiche. Se si difendono le guerre che le democrazie occidentali portano avanti contro i popoli del Sud del mondo, se si chiudono gli occhi dinanzi alle devastazioni che “noi occidente” portiamo a destra e a manca sotto le insegne del dollaro, dell’euro e della sterlina. Se non ci si batte contro le politiche razziste che (sia pur in modo differenziato) vengono portate avanti dai governi di centrodestra e da quelli di centrosinistra.

 

Nessuna illusione quindi. Queste “sacche di barbarie” non potranno mai essere estirpate con l’aiuto del governo e delle istituzioni. Forse (forse) in questo specifico caso, vista la risonanza mediatica, verranno comminate pene severe, ma lo si farà solo per coprire la realtà di una società feroce che inevitabilmente produce e ha bisogno di bestie feroci contro i tantissimi “ultimi” - i lavoratori, gli immigrati, chiunque non voglia rassegnarsi alla giungla borghese. Ne ha bisogno perché il diffondersi di un certo tipo di bande serve a incutere timore nei giovani proletari verso coloro che dominano la vita economica e sociale, serve a spingerli verso l’accettazione supina delle ingiustizie (decine di persone hanno assistito al pestaggio senza muovere un dito), serve a favorire la diffusione nelle periferie urbane delle mille droghe, leggere e pesanti, che tanto contribuiscono a passivizzare la volontà di riscatto sociale e collettivo.

 

Queste “sacche di barbarie” potranno essere efficacemente combattute solo iniziando a denunciare e a combattere il grande incubatore che le produce e le alleva: il sistema capitalistico, la classe dei capitalisti, i loro governi, le loro istituzioni e le loro variegate politiche. Lo si potrà fare solo lavorando alla difficile ma indispensabile costruzione di un movimento proletario e di classe che sappia opporre adeguati muscoli alla brutalità della società borghese. È per questo che per dare gambe a ogni sincera indignazione di fronte ai fatti di Colleferro, è necessario rompere con la passività e cominciare ad avvicinarsi alla teoria e alla politica marxista rivoluzionaria e al comunismo internazionalista, unici strumenti di critica globale, radicale e organizzata alla società capitalista.

 19 settembre 2020 

      

ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA


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