Quanto è amara

un'anguria in America

 

di Francesca Coin, Golsboro (Nord Carolina)


Parlare di lavoratori agricoli nell'età della globalizzazione può sembrare, a molti, un anacronismo. Parlarne, poi, dal centro degli Usa, l'America «ricca eopulenta» l'America tecnologica, l'America automatizzata, può sembrare ancor più stravagante. In un contesto (occidentale) in cui più persone sanno usare internet che lavorare sui campi, che importanza potranno mai avere quei lavoratori immigrati che lavorano nell'agricoltura? Lungi dall'essere anacronistica, scontata o stravagante, la questione dei «farm-workers» in Occidente è oggi di estrema importanza. E basta trovarsi brevemente in uno dei cosiddetti «migrant camps» in cui vivono decine di immigrati messicani impiegati nella raccolta di cetrioli, meloni, patate, tabacco e angurie in Nord Carolina, a Sud-Est degli Stati uniti, per capirne il perché.

Chi lascia la statale 117 nei dintorni di Goldsboro (Nord Carolina) per addentrarsi nei campi migranti della zona, vede il «paese più ricco» della storia scomparire dietro ad una serie di baracche sovraffollate. In quei dormitori, l'America diventa l'«Altra America»: l'America di miseria e sfruttamento, l'America che affama i lavoratori che mettono cibo sulle tavole dell'intera nazione. Il contrasto è così stridente che impone una serie di domande che arrivano al cuore stesso del sistema: come è possibile che migliaia di immigrati si trovino a lavorare e vivere in condizioni tanto disumane?

A queste domande abbiamo cercato risposta parlando con gli immigrati che lavorano in Nord Carolina ed i loro rappresentanti sindacali di Floc, il Farm Labor Organizing Committee.

Floc è un sindacato di lavoratori agricoli fondato nel 1967 da Badlemar Velasquez, terzo di nove fratelli e sorelle di una famiglia messicana di farmworkers. Rappresenta il sindacato e ne spiega anche la filosofia. Floc è creato da e per i lavoratori agricoli. «La maggior parte dei membri di Floc sono ex-farm-workers entrati illegalmente negli Stati uniti ed ora impegnati a cambiare le condizioni di vita di questi lavoratori», ci dice Leticia Zavala. Leticia è la donna che coordina l'attività di Floc in Nord Carolina e in Florida. Ha lavorato sui campi dall'età di 8 anni. Conosce i cicli della raccolta ovunque negli Stati uniti: sa quanto pesi raccogliere angurie oarance, quanto fastidioso sia raccogliere cetrioli, «ti trovi con i piedi affondati nel fango tra i vermi, per non parlare di insetti e zanzare», e quanto difficile sia rimanere sotto un sole cocente per 14 ore al giorno a raccogliere frutta e verdura. Leticia conosce le condizioni di lavoro dei farm-workers in diversi stati americani. Dice che la situazione degli immigrati in Nord Carolina è «tra le peggiori del paese».

Ciò che rende difficili le condizioni di lavoro e vita degli immigrati messicani in Nord Carolina è il loro «status legale» di lavoratori H-2A. I lavoratori con visto H-2A sono immigrati con permesso di soggiorno temporaneo legato al lavoro agricolo. L'H-2A è un programma istituito negli Stati uniti durante la seconda guerra mondiale assieme al cosiddetto «Bracero Program» per rispondere alla domanda di forza lavoro flessibile, precaria e, possibilmente, immigrata, con la quale far fronte alla scarsità di forza lavoro durante la guerra. Assieme al Bracero Program, il cosiddetto British West Indies (Bwi) Temporary Alien Labor Program consentiva l'importazione di lavoratori immigrati dalle Bahamas, la Giamaica, le Barbados e la Repubblica Domenicana. Fino al 1964, anno in cui il Bracero Program è stato abolito, gli immigrati messicani erano impiegati principalmente ad Ovest del Mississipi River nel cotone, la frutta e la verdura, mentre i Bwi lavoravano principalmente nella Costa orientale. In quegli anni, il Bracero Program arrivava ad importare anche mezzo milione di lavoratori all'anno, mentre il Bwi non ha mai superato i 20.000. «Quando il Bracero Program è stato sospeso, i proprietari terrieri hanno continuato a servirsi di manodopera immigrata per il lavoro agricolo reclutando lavoratori senza permesso di soggiorno dal Messico», ci spiega Aaron Jacobson di Floc. «Nel contempo, però, la Florida Fruit and Vegetable Association ha continuato a reclutare lavoratori H-2A tramite il Bwi». Negli anni, l'H-2A è stato esteso dall'industria del cedro a quella del tabacco, ed oggi la North Carolina Growers Association, l'associazione di proprietari terrieri della Nord Carolina, è la maggiore utente dell'H-2A Program in America, utilizzando il programma per importare circa 8 mila lavoratori immigrati all'anno.

«Sulla carta», continua Jacobson, «l'H-2A Program dovrebbe garantire uno stipendio minimo di 7 dollari l'ora, l'alloggio pagato, il trasporto dall'alloggio al luogo di lavoro, ed una compensazione per eventuali incidenti o malattie. La realtà dei fatti, però, è diversa». I lavoratori H-2A generalmente lasciano le loro famiglie in Messico per lavorare in Nord Carolina durante i nove mesi che vanno da marzo a novembre. All'arrivo in Nord Carolina, questi lavoratori vengono alloggiati (ma sarebbe meglio dire ammassati) in baracche (approvate da ispettori statali) che ospitano una media di cento-centocinquanta persone l'una. Ogni baracca dista dall'altra decine di miglia e altrettanto dal paese più vicino e dal luogo di lavoro. Ne consegue che gli immigrati che vi abitano non hanno alcun tipo di mobilità. «Ogni giorno, il cosiddetto "crew-leader", il lavoratore più anziano, pagato dal proprietario terriero per controllare gli altri lavoratori, a casa e sui campi, li trasporta dall'alloggio al luogo di lavoro. La domenica li porta in lavanderia. Per mangiare, visto che le cucine in questi alloggi sono funzionanti, ma tenute sottochiave dal crew-leader, questi è in grado di vendere il cibo ai lavoratori per una media di 50 dollari a settimana», spiega Leticia. Nelle stanze, ove dormono in media dieci uomini, non manca solo l'aria condizionata, ma anche pavimenti e armadi. Il risultato è un caldo infernale che sembra non lasciare mai tregua, assieme a mosche e zanzare che non fanno che attaccarsi sulla pelle, in un'aria stantia che puzza di fatica e di sovraffollamento. Ogni giorno, i lavoratori entrano ed escono di casa sempre agli stessi orari, rendendo il sovraffollamento un problema cronico. E se è un problema nelle camere, lo è ancor più nei bagni. In media, infatti, vi sono due bagni per ogni alloggio di 150 persone, ed ognuno dei due bagni ha una media di tre lavandini, tre docce senza acqua calda e tre WC messi in fila senza tramezzi. Così, i lavoratori sono costretti a condividere con altri ogni momento della loro vita, inclusi quelli più intimi.

Chiunque passi un po' di tempo in questi alloggi, tra mosche, caldo ed un'aria viziata, pensa solo che vorrebbe andarsene. Proprio per questo la situazione dei lavoratori H-2A in Nord Carolina è tra le peggiori nel paese: perché gli H-2A non possono andarsene. «Se gli immigrati irregolari in Florida hanno, volendo, la possibilità di lasciare il lavoro», chiarisce Leticia, «questi lavoratori sono invece vincolati per contratto a lavorare solo per il datore di lavoro che li importa dal Messico». Il datore di lavoro sa chi sono e da dove vengono. Sa dove sono le loro famiglie. Perciò i lavoratori H-2A hanno paura di andarsene, di lamentarsi, di ammalarsi o di esercitare rivendicazioni, perché temono di essere deportati, di essere messi sulla cosiddetta lista nera (la lista compilata dal proprietario terriero e passata poi alla North Carolina Growers Association col nome di tutti quei lavoratori che non devono essere richiamati per la stagione successiva), o temono che ne vada di mezzo la famiglia. «Non è un caso», conclude Leticia Zavala, «che gli H-2A siano quasi tutti maschi con famiglia a carico in Messico: perché i proprietari terrieri sanno bene che questa condizione li rende ancora più vulnerabili e costretti ad accettare le condizioni di lavoro che gli vengono imposte».

Sulla carta il lavoratore H-2A dovrebbe guadagnare circa 7 dollari l'ora. Lo stipendio reale, tuttavia, è diverso. Come disse un proprietario terriero ad un impiegato di stato del Nord Carolina: «Lo sai come facciamo a truffarli? Li freghiamo sull'orario!» Per evitare di pagare lo stipendio minimo previsto dal contratto, gli agricoltori imbrogliano nel conteggio delle ore: per una giornata media di 10 ore, i proprietari terrieri ne pagano 8. E questa non è che l'aspetto più evidente. Infatti, la giornata di 10 ore al giorno non rappresenta la media delle giornate: la raccolta di frutta e verdura, infatti, alterna periodi di iper-lavoro a periodi in cui quasi non c'è lavoro. A volte bisogna lavorare 18 ore al giorno, a volte si lasciano i campi dopo un'ora. E, come accusa Jacobson, «quando non c'è lavoro, non c'è stipendio». Gli immigrati generalmente denunciano di essere senza lavoro nei due interi mesi di fine stagione, ottobre e novembre, e quando le condizioni atmosferiche non lo permettono. Ma il problema dell'«assenza di lavoro» è, in realtà, cronico. Come puntualizzò Billy Green dell'Us Labor Department, la North Carolina Growers Association importa abitualmente 4 volte il numero di lavoratori di cui ha bisogno, ovvero 8.000 quando ne servirebbero 2.000. E questo perché la frutta e la verdura sono beni deperibili che richiedono un lavoro veloce ed intenso nei periodi della raccolta, e basta un decimo di quella manodopera nelle settimane di stanca.

In questa situazione, l'H-2A consente al proprietario terriero di avere una disponibilità di forza-lavoro elevata nei periodi di picco e minima quando questi finiscono. Ogni anno, pertanto, la North Carolina Growers Association importa 4 volte il numero dei lavoratori necessari, e i lavoratori si trovano in tasca, a fine stagione, anche tre quarti in meno dello stipendio concordato. E tale politica non è sporadica o eccezionale, ma istituzionalizzata, in quanto ogni proprietario terriero riceve dallo stato una sovvenzione di 498 dollari per ogni lavoratore importato, il che fa sì che i proprietari terrieri siano addirittura incentivati ad importare forza lavoro in eccesso, flessibile e sfruttabile.

Come si può facilmente capire, la mancanza di lavoro e di stipendio è un problema centrale per i lavoratori. Tantopiù che, come le entrate sono poche, le uscite sono tante. «Sebbene, infatti, da contratto, questi immigrati dovrebbero avere vitto e alloggio spesato,» spiega Leticia, essi «si trovano a dover pagare una media di 50 dollari a settimana al crew-leader per il cibo, ai quali bisogna aggiungere le spese di trasporto dall'alloggio al luogo di lavoro e della lavanderia». La combinazione di stipendi ridotti al minimo e di spese sproporzionate fa sì che, in non pochi casi, i farmworkers facciano fatica a far quadrare i bilanci. Come hanno denunciato i ricercatori della Wake Forest University Baptist Medical Center, una delle conseguenze è che metà di questi lavoratori non ha soldi bastanti per mangiare. Si arriva così alla contraddizione per cui gli stessi lavoratori che fanno arrivare cibo sulle tavole dell'intera nazione soffrano la fame.

E non c'è solo la fame: quando lavorano sui campi, con temperature di 35-40 gradi e l'80% di umidità, a questi braccianti messicani nel Nord Carolina degli Usa, è negata l'acqua. Come beffa (ma c'è ben poco da ridere) se non c'è acqua, c'è birra: «il crew-leader» (quanto a dire il capo-squadra) approfitta della mancanza di acqua potabile sui campi per vendere birra ai lavoratori ed arrotondare così le sue entrate, accusa Brendan Greene, operatore del Floc, il sindacato che organizza i braccianti immigrati. E per i rappresentanti di Floc (e non ci vuole molto a crederci), vendere birra sui campi, a quelle temperature, e durante un lavoro tanto intenso e veloce, sono è solo sadico ma decisamente pericoloso. Non sono rari, infatti, i casi di lavoratori che si ammalano o muoiono sul lavoro: è il caso (per citare quelli conosciuti, ma chissà quanti ci sono tenuti nascosti) denunciato da Lee Albritton nel 1998 di dodici lavoratori tenuti a lavoro per 15 ore di fila senza acqua potabile nonostante alcuni di loro (letteralmente) sputassero sangue; ed è anche il caso di Carmelo Fuentes, entrato in coma per disidratazione e infarto da calore, o il caso dei mille lavoratori che ogni anno muoiono per esposizione ai pesticidi come Raymundo Hernandez e Urbano Ramirez, o degli altri 300 mila che per gli stessi motivi ogni anno si ammalano.

Si può, dunque, comprendere perché tanti dicano che i lavoratori H-2A sopportano condizioni di lavoro e vita tra le peggiori nel paese. Perché, come disse anche David North, ex-ufficiale del Department of Labor, l' H-2A Program è «una disgrazia». Ed è una disgrazia tale che i lavoratori H-2A arrivano spesso ad affermare che avere un permesso di soggiorno H-2A è peggio che non averlo. «Almeno se non hai un permesso di soggiorno puoi andartene e non ti possono ricattare», dice un lavoratore. E l'affermazione è importante non tanto per capire se l'immigrato regolare stia effettivamente peggio di quello irregolare: in effetti, come si fa a scegliere tra rischiare la vita attraversando il deserto o il Rio Grande, indebitandosi con un cojote, e fare una vita da schiavo, vivendo e lavorando nello squallore, sopportando ricatti alla famiglia? L'affermazione è importante: se qualcuno preferisce rischiare la vita «illegalmente»piuttosto che rovinarsela «legalmente», questo semplice fatto mostra a quale estremo siano arrivate le condizioni di lavoro e vita degli immigrati in America. In questa situazione, come mi dicono i sindacalisti di Floc, «non possiamo perdere tempo a contemplare quale sia il minore tra questi due mali. L'unica cosa che possiamo fare è capire come si sia arrivati in questa situazione e come si possa cambiarla».

E come si è arrivati in questa situazione è una domanda importante. La presente situazione, infatti, non è il risultato sfortunato di politiche «inadeguate» o «infelici», ma il risultato strutturale di secoli di colonialismo e di almeno vent'anni di politiche di devastazione economica in Sud America. Se negli anni 70 Galeano scriveva in Le vene aperte dell'America Latina: «Povero Messico, così lontano da Dio e così vicino agli Stati Uniti!», a partire dall'introduzione del Nafta gli Stati uniti si sono avvicinati ancora di più al Messico, penetrando i suoi confini economici e allontanando ancor più la popolazione da un minimo di benessere economico e sociale. L'entrata in vigore del Nafta ha causato l'abbassamento delle barriere a protezione dell'economia del paese, ha favorito l'esportazione di impianti industriali statunitensi e canadesi in Messico, dove il costo del lavoro è dell'80% più basso, e con essa ha favorito l'esportazione in Messico della recessione sia americana che canadese. Solo un anno dopo l'entrata in vigore del Nafta, la privatizzazione di 252 compagnie statali, banche commerciali e compagnie telefoniche messicane, e la dichiarazione di bancarotta dalla gran parte della piccola e media impresa e dell'80% dei campesinos del paese, hanno causato una crescita esponenziale della disoccupazione e una corrispondente crescita dell'immigrazione messicana negli Stati uniti. Gli effetti di tale situazione sono oggi visibili tanto negli Usa quanto in Messico. Come, infatti, la popolazione messicana negli Stati uniti (i cosiddetti chicanos) oggi ha quasi superato in numero la popolazione afro-americana, così, come ha osservato Badlemar Velasquez, «in alcune città messicane quali Michoacan è raro incontrare uomini in età lavorativa».

Negli ultimi dieci anni, una crescente percentuale di uomini (e sempre più anche donne) è emigrata in Usa dal Messico. In Usa, tuttavia, questi lavoratori non hanno trovato il sogno americano, ma la stessa crisi agraria lasciata in Messico. Durante gli anni `90 all'incirca ogni giorno un proprietario terriero americano ha dichiarato bancarotta. Nel caso specifico del Nord Carolina, se negli anni `60 vi erano 212.000 proprietari terrieri, questi erano ridotti a 93.000 negli anni `80 ed a 49.406 nel 1997. La crisi tra i proprietari terrieri ha fatto sì che, per vendere i propri prodotti e rimanere sul mercato, essi abbiano imposto condizioni di lavoro sempre più brutali agli immigrati. Tuttavia, tali condizioni non dipendono solo dai singoli proprietari terrieri ma dalle condizioni poste loro dalle grandi corporations, le quali oggi controllano in modo sempre più stretto ogni settore del mercato alimentare statunitense. Infatti, se i braccianti sono pagati dai proprietari terrieri (con l'intermediazione dei crew-leaders che, ovviamente, «fanno la cresta» sugli stipendi dei lavoratori, tenendo per sé in media 20 centesimi per ogni 85 guadagnati), questi a loro volta sono pagati dagli intermediari - le «grading stations» - che lavorano per conto delle grandi corporations che comprano il prodotto finito. «In Nord Carolina- spiega Greene - la Mt. Olive Pickle Co., che è la seconda impresa Usa per la produzione di cetriolini sottaceto, fornisce ogni anno alle grading stations i semi necessari alla produzione e stabilisce i prezzi per la compravendita dei cetrioli a fine stagione. Sulla base dei prezzi imposti da Mt. Olive, la grading station contratta con la North Carolina Growers Association il costo stagionale dei cetrioli, e sulla base di quel prezzo i proprietari terrieri stabiliscono il compenso dei lavoratori. Considerando che il proprietario terriero deve mantenere il costo del lavoro il più basso possibile per creare condizioni favorevoli a che la Mt. Olive Pickle Company compri i cetrioli da lui - ciò che, in un contesto di semi-monopolio, è l'unico modo sicuro per non andare in bancarotta -, si capirà come gli stipendi (letteralmente da fame) dei lavoratori dipendano non solo dai proprietari terrieri ma anche, e soprattutto, dalle condizioni a questi imposte dalla Mt. Olive Co. e dalle altre imprese concorrenti in lotta per il controllo del mercato agricolo e alimentare.

Conoscere questi «passaggi» è fondamentale. La rivendicazione di migliori condizioni di lavoro e vita per i lavoratori immigrati, infatti, non può fermarsi ai proprietari terrieri. Essa deve considerare anche, e soprattutto, il sistema competitivo nei quali essi operano e le condizioni ad essi poste dalle grandi corporations. Questi fattori hanno fatto sì che, nel contesto del Nord Carolina, la campagna di rivendicazione di migliori condizioni di lavoro e vita per i lavoratori immigrati abbia preso come interlocutori non solo i proprietari terrieri della North Carolina Growers Association ma anche la Mt. Olive Pickle Co. Tale, infatti, è stata la strategia di Floc negli ultimi anni.

In questi giorni, Floc sta lavorando a un contratto di lavoro per gli immigrati H-2A che sia firmato sia da Mt. Olive Pickle Co. che dalla North Carolina Growers Association. Tale tipo di contratto ha avuto un precedente nel 1986. In quell'anno Floc ha firmato il primo contratto «a tre mani» nella storia degli Stati uniti. «Al tavolo della contrattazione sedevano», spiega infatti Leticia Zavala, «i lavoratori, la Campbell Soup Co., prima impresa negli Stati uniti per la produzione di minestre in scatola, e l'associazione di proprietari terrieri dell'Ohio. Oggi, Floc sta facendo lo stesso. Come era avvenuto in Ohio, Floc è impegnato in una campagna nazionale di manifestazioni, sensibilizzazione e boicottaggio allo scopo di portare la Mt. Olive Pickle Co. e la North Carolina Growers Association al tavolo delle trattative con i lavoratori».

In queste ore, dopo 7 anni di campagna, i lavoratori stanno raggiungendo un primo, importante risultato: la Mt. Olive Pickle Co. e la North Carolina Growers Association hanno acconsentito a discutere un contratto con il sindacato. Proprio in questi giorni, pertanto, Floc sta cercando di aumentare la pressione, la sensibilizzazione e le manifestazioni nazionali di solidarietà ai lavoratori. Questa fase della campagna, infatti, è sia particolarmente delicata e importante. E' delicata perché, come ci spiega Leticia, «i lavoratori sono soggetti a continue intimidazioni. Si minaccia la deportazione per chi parli con i rappresentanti di Floc. Così, uno dei lavoratori con cui ho parlato aveva nascosto il volantino di Floc sotto il materasso». E' poi importante osservare che il contratto in questione riguarderebbe non solo gli 8.000 lavoratori H-2A in Nord Carolina, ma anche i lavoratori H-2B (che hanno un permesso di soggiorno temporaneo per l'industria) e molti altri lavoratori. Si consideri, infatti, che da qualche tempo è in corso di discussione negli Stati Uniti il cosiddetto Programma H-2C che vorrebbe consentire l'importazione di un milione di lavoratori temporanei all'anno, così da istituzionalizzare, sistematizzare e moltiplicare tutti i problemi sino ad ora descritti. In questo contesto, portare la Mt. Olive Pickle Co. e la North Carolina Growers Association a trattare con i lavoratori significherebbe dare un segnale forte e contrastante con il continuo abbattimento dei costi di lavoro che ogni anno peggiora le condizioni degli immigrati (e non solo), in Usa (e non solo).

Date l'importanza e la delicatezza della campagna, Floc ha organizzato per il 6 settembre una giornata nazionale di sensibilizzazione e solidarietà per i lavoratori della Nord Carolina in modo tale da aumentare il più possibile le pressioni ai proprietari terrieri e alla Mt. Olive Pickle Co. A questo scopo, nella giornata del 6 Settembre (giorno che negli Stati Uniti coincide con il Labor Day) vi saranno dimostrazioni e picchetti in tutto il paese. Sarebbe bello che la giornata fosse non solo nazionale ma anche internazionale. Sarebbe bello che anche dall'Italia partisse un segnale di solidarietà agli immigrati statunitensi nella loro lotta contro le usurpazioni del capitalismo globale.
 

Per informazioni su Floc, ajacob@floc.com

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