Dal manifesto del 5 ottobre 2004

NAPOLI
Muore in cantiere, abbandonato 
Un operaio cade da un'impalcatura e si spezza le caviglie. Lavorava in nero: l'impresa lo lascia in strada senza chiamare aiuto.
RED. EC.
Nuovo dramma dell'indifferenza in un posto di lavoro, dopo un caso analogo accaduto qualche settimana fa: un lavoratore in nero subisce un incidente e viene abbandonato per strada. Il caso precedente riguardava un immigrato, in centro Italia. Ieri è toccato a un italiano, in Campania. Francesco Iacomino, 33 anni, è stato abbandonato ancora agonizzante sul ciglio di una strada a Ercolano, nel napoletano, dopo essere precipitato da una impalcatura di un cantiere dove probabilmente lavorava in nero. Soccorso dai passanti è morto durante il trasporto in ospedale. E' questa la principale ipotesi su cui stanno lavorando gli investigatori del commissariato di Portici che indagano sul decesso dell'uomo, trovato in strada in fin di vita e con le caviglie spezzate da due automobilisti. Il giovane operaio, che indossava una tuta da lavoro, era riverso sul selciato all'incrocio tra via Quattro Orologi e via Gabriele D'Annunzio quando intorno alle 7 e 30 due passanti lo hanno notato e soccorso. Iacomino è però arrivato all'ospedale Maresca già morto.

Il dirigente del commissariato di Portici Pasquale Errico ha presentato un rapporto alla procura della Repubblica per omicidio colposo, omissione di soccorso, alterazione dei luoghi e violazione delle norme sull'infortunistica. Iacomino era sposato, aveva un figlio, viveva ad Ercolano e veniva da una famiglia di operai, suo padre è un operaio saldatore in pensione. L'ipotesi che sia morto a causa di un incidente sul lavoro è confortata dalle dichiarazioni dei familiari che hanno riferito che Iacomino da dieci giorni si alzava molto presto per andare al lavoro ma che non sapevano esattamente dove si trovasse il cantiere. Inoltre le caviglie fratturate fanno ritenere che l'uomo possa essere caduto in piedi da un'altezza di almeno tre metri, elemento che spiegherebbe anche eventuali lesioni interne che avrebbero potuto causarne la morte.

In attesa dei risultati dell'autopsia disposta sul cadavere di Iacomino, la polizia sta cercando di individuare il cantiere dove si sarebbe verificata la disgrazia. Gli investigatori cercano di far luce anche su ciò che è avvenuto dopo l'incidente e cioè come Iacomino sia arrivato a quell'incrocio, chi lo abbia trasportato lì e poi se ne sia liberato, come si fa con un sacco di rifiuti, pensando forse che l'operaio fosse già morto. D'altronde con le caviglie in quelle condizioni Iacomino avrebbe potuto solo strisciare per spostarsi da un posto all'altro. La polizia sta ascoltando parenti ed amici della vittima, e svolgendo accertamenti per fare chiarezza sulla vicenda.

I casi di infortunio, d'altra parte, spesso riguardano proprio lavoratori in nero, in molti casi più scoperti di quelli in regola: se sono lievi, i datori di lavoro registrano il «dipendente» immediatamente, in modo tale che risulti infortunato, «casualmente», nel primo giorno di lavoro (e infatti nelle statistiche dell'edilizia gli infortuni «del primo giorno» sono diffusissimi). In caso di morte, ovviamente, tutto si complica e si trovano «soluzioni» come quella di ieri a Ercolano.

 

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