Da Znet, 31 agosto 2005

 

Katrina smaschera il razzismo

Lee Sustar 

 

La dimensione della devastazione, conseguente all’uragano, non sarà conosciuta che fra molte settimane. Ma sappiamo già chi sopporterà il peso di questa tragedia: i poveri di New Orleans e di tutta la Costa del Golfo

 

 

Decenni di incuria burocratica e di razzismo, unitamente all’impatto del riscaldamento del pianeta, hanno ampliato la forza d’urto dell’uragano Katrina su New Orleans e su altre regioni del Sud.

I mass media dominanti si sono concentrati per lo più sui danni subiti dalle grandi proprietà: ad esempio dai casinò gravemente danneggiati della costa del Mississippi, che sono stati duramente colpiti da Katrina e dagli hotel per turisti del quartiere francese di New Orleans. Ma fuori della portata dei riflettori dei media, vi sono innumerevoli altri, che non hanno un’assicurazione sufficiente - o non hanno affatto un’assicurazione - per ricostruire la loro esistenza.

Come in tutti i disastri “naturali”, si è riaffermata una logica assai poco naturale: coloro, che avevano di meno da perdere, sono quelli che hanno perso di più.

Così, sulla Costa del Golfo nelle città del Mississippi, che sono state direttamente colpite dall’arrivo dell’uragano sulla terraferma, i grandi hotel, benché gravemente danneggiati, sono rimasti in piedi. Altre strutture - addirittura interi quartieri e centri abitati - sono stati cancellati dalla carta geografica. “Questo è il nostro tsunami”, ha detto qualcuno facendo un paragone con il disastro, che lo scorso dicembre ha colpito le rive dell’Oceano Indiano.

Una deviazione dell’ultimo minuto della traiettoria dell’uragano ha spinto Katrina ad est di New Orleans, inducendo le autorità cittadine a pensare di aver evitato una catastrofe. Ma il giorno dopo che l’uragano si era abbattuto, le condizioni hanno cominciato a mutare rapidamente. Parte del sistema di dighe, che protegge dalle inondazioni la città posta sotto il livello del mare, ha ceduto - a quanto pare a nord, lungo la riva del lago Pontchartrain -, lasciando sotto le acque l’80% di New Orleans.

Con l’elettricità e le comunicazioni fuori uso, si è saputo poco dei quartieri più poveri di New Orleans, tranne che - come era prevedibile - hanno sopportato il peso maggiore del disastro. Si diffondono voci di cadaveri trasportati via dall’inondazione. Nessuno avrebbe più energia elettrica, né speranza di averla per giorni e, forse, per settimane.

Il peggio, forse, deve ancora venire. Le acque, che hanno inondato New Orleans, erano inquinate di rifiuti e di rottami. E, quando l’inondazione alla fine rifluirà, si lascerà dietro un terreno adatto allo sviluppo di epidemie.

L’impatto di Katrina era visibile anche prima che l’uragano raggiungesse la terraferma; era evidente nelle immagini degli evacuati allineati per trovare rifugio dentro il Superdome di New Orleans: in massima parte poveri e afroamericani costretti a cercar rifugio in uno stadio di football, perché senza automobile o privi di denaro.

“Il pomeriggio [del giorno prima che l’uragano arrivasse], il Superdome è piombato nel caos assoluto”, riferiva il Miami Herald. “Alla fine sotto la vigilanza della Guardia Nazionale della Louisiana sono arrivati circa 30.000 rifugiati. La fila frustrata per entrare nello stadio ha raggiunto la lunghezza di diversi stadi di football. Le persone bevevano da bottiglie vuote, si trascinavano i propri beni in sacchetti di plastica, cercavano di farsi aria sventagliando l’aria umida, avevano portato con sé la birra e le sigarette e si preparavano a una permanenza di due giorni, mentre verso le 4 pomeridiane torrenti di pioggia hanno cominciato a infradiciarle”.

Una volta dentro il Superdome, agli evacuati veniva ordinato di rimanere ai loro posti dopo il coprifuoco. Il numero dei gabinetti era insufficiente e, quando è mancata l’energia elettrica, i generatori sono riusciti a alimentare l’illuminazione, ma non l’aria condizionata. L’uragano ha aperto diversi buchi nel tetto e quanti erano sotto hanno dovuto ammucchiarsi per ripararsi dalla pioggia che cadeva dentro.

Quando il sistema delle dighe è saltato e New Orleans dopo il passaggio dell’uragano ha cominciato a essere inondata, il Superdome è diventato un’isola circondata da acqua profonda, inquinata di petrolio e immondizia. Le condizioni dentro allo stadio, secondo le notizie della stampa, hanno continuato a “deteriorarsi”: nelle prime 36 ore, all’interno del Superdome, sarebbero morte almeno due persone.

 


Benché New Orleans sia intrinsecamente vulnerabile agli uragani - gran parte della città è sotto il livello del mare -, i governanti, a qualsiasi livello, si sono rifiutati di prendere le precauzioni necessarie a minimizzare il rischio o a garantire una sicura e ordinata procedura di evacuazione.

Il sistema delle dighe, essenziale per una città circondata dall’acqua da tre lati, non è stato potenziato per sostenere una tempesta di categoria 4 o 5. Grazie a George Bush e alla sua “guerra al terrorismo”. Negli anni 1990, a seguito di inondazioni in cui hanno perso la vita sei persone, il governo federale ha costituito il Southeast Louisiana Urban Flood Control Project (Progetto per il controllo delle alluvioni urbane della Louisiana sudorientale, conosciuto come SELA). È stato incaricato di attuare il progetto il Corpo del Genio Militare, che ha speso 500 milioni di dollari per puntellare le dighe e per costruire stazioni di pompaggio.

“Ma restavano da attuare progetti per almeno 250 milioni di dollari”, ha scritto sul sito Philadelphia Daily News Web un blogger, che si firma Attytood. “Eppure, dopo il 2003 il flusso di dollari federali in direzione del SELA è avvenuto col contagocce. Il Genio Militare non ha mai cercato di nascondere il fatto che la ragione della distorsione erano i carichi di spesa per la guerra in Iraq e per la sicurezza nazionale, aggravati dalla riduzione delle tasse federali. Secondo un articolo comparso il 16 febbraio 2004 sul New Orleans CityBusiness, all’inizio del 2004 di fronte all’impennata del costo del conflitto in Iraq, il Presidente Bush avrebbe proposto di spendere meno del 20% di quanto il Genio Militare diceva che fosse necessario per il Lago Pontchartrain”.

Stando alla ricerca di Attytude, benché quella del 2004 sia stata per gli uragani la peggiore stagione a memoria d’uomo, il governo federale avrebbe imposto per quell’anno “la più esorbitante riduzione di finanziamenti per gli uragani e il controllo delle inondazioni di tutta la storia di New Orleans”.

Qual’è la ragione di questa negligenza? Benché sia una notissima meta turistica, New Orleans è una delle città più povere degli USA, con una popolazione composta al 67% da afroamericani. Nel municipio, o nella contea di Orleans, il 34% delle famiglie vive al di sotto del livello di povertà federale: un argomento, che è stato il centro della costituzione di una nuova coalizione popolare nel corso di un meeting tenutosi proprio pochi giorni prima che si abbattesse Katrina.

Da anni si sapeva molto bene quali sarebbero state le dimensioni della minaccia. L’oceanografo Joe Suhayda aveva creato un modello dettagliato dell’impatto di un uragano di categoria 5, che si abbatte su New Orleans, mostrando che gran parte della città sarebbe affondata sotto 20 piedi d’acqua, provocando decine di migliaia di vittime. Nel 2004 l’uragano Ivan ha appena scansato la città, evidenziando l’urgente necessità di un piano di evacuazione praticabile.

“I bianchi ricchi sono fuggiti dalla Big Easy sui loro fuoristrada, mentre i vecchi neri, prevalentemente sprovvisti di automobile, sono stati lasciati dietro nelle loro baracche sotto il livello del mare e nelle loro vecchie case in affitto a fronteggiare la furia delle acque”, scriveva l’attivista Mike Davis a proprosito dei piani di evacuazione per Ivan. “New Orleans si è preparata per decenni all’inevitabile sommersione da parte dell’ondata tempestosa di un uragano di categoria cinque. I responsabili della difesa civile hanno ammesso di avere a portata di mano 10.000 sacchi per salme, per fronteggiare lo scenario peggiore possibile. Ma sembra che nessuno si sia preoccupato di ideare un piano per evacuare gli abitanti più poveri o più deboli della città”.

Davis, lo scorso anno, ha dichiarato al Socialist Worker che la crescita della forza e della frequenza degli uragani è da imputare al riscaldamento del pianeta. È in gioco un certo numero di fattori climatici. Ad esempio, qualcosa conosciuta come l’oscillazione del nord Atlantico (NAO), che comporta variazioni nella pressione atmosferica e nelle temperature del mare, è un fattore che contribuisce a accrescere il numero degli uragani. Ma il riscaldamento del pianeta, causato dall’inquinamento atmosferico, ha probabilmente peggiorato le cose.

Davis ha dichiarato: “Le temperature dell’Atlantico tropicale sono più alte del normale, quindi forniscono più energia agli uragani. Ciò non lo si può attribuire direttamente al riscaldamento del pianeta, ma un’intensificazione della NAO è proprio quello che ci si può aspettare. Tutte le estati dell’emisfero settentrionale ora sembrano promettere disastri climatici di qualche tipo”.

Ma il disastro climatico può tornar utile, se per caso sei un azionista o un funzionario di un’importante compagnia petrolifera. I giganti del petrolio erano pronti a usare la scusa di Katrina per far alzare i prezzi della benzina oltre il record raggiunto nell’ultimo mese.

La dimensione della devastazione, conseguente all’uragano, non sarà conosciuta che fra molte settimane. Ma sappiamo già chi sopporterà il peso di questa tragedia: i poveri di New Orleans e di tutta la Costa del Golfo.

 

 

 

 


 

 


Organizzazione Comunista Internazionalista