CONTRO I TAGLI SOCIALI NELLA SCUOLA.
LOTTA AL MERCATO CAPITALISTICO E ALLE SUE COMPATIBILITÀ, NELLA SCUOLA E NELLA SOCIETÀ

La scuola pubblica è sempre più scassata, e non solo da un punto di vista dell'edilizia, offre servizi disastrosi, e che per giunta sono costosi (altro che scuola di tutti e per tutti). Se guardiamo poi, come è necessario, al radioso futuro di disoccupazione che aspetta i giovani il quadro è completo e poco confortante. Ce ne è quanto basta per rendere più che sacrosanta ed obbligatoria la protesta degli studenti. I fautori della riforma della scuola, che va precisamente nella direzione di cui sopra, ci dicono che la scuola deve adeguarsi ai cambiamenti della società: è proprio quello che sta accadendo, basta intendersi sul giudizio che si dà dell'attuale società. Poiché divenendo più selettiva la scuola non fa altro che adeguarsi sempre più saldamente agli interessi del profitto e del mercato, e delle classi che dirigono la società In particolare l'istituzione scuola si allinea a quell'ulteriore stretta verso le condizioni di vita del proletariato che tali interessi di classe reclamano Mercato, profitti e proprietà privata sono i valori che la scuola ha sempre posto ad inviolabili principi del suo insegnamento, sono i valori di una classe ben determinata, quella della borghesia, celati dietro la falsa neutralità di un sapere e di una istituzione al servizio di tutti Oggi la crisi e la spietata concorrenza del mercato esigono che il velo ingannevole della parità dei diritti venga in qualche modo strappato con provvedimenti che mostrano con maggiore evidenza quanto il diritto di studiare, i con tenuti e l 'utilizzo del sapere siano appannaggio di una classe contro un'altra.
Riforma dell'amministrazione scolastica, finanziamenti alla scuola privata, sono le manifestazioni di un attacco più generale. Saprà questo movimento dare una risposta adeguata all'offensiva portata? Saprà cestinare e combattere insieme ai provvedimenti del Governo D'Alema il sacro rispetto delle infami leggi di sfruttamento che la scuola e lo Stato santificano? Saprà sottrarsi al mito della inviolabilità di tali istituzioni al classe?


La parità cittadini nel diritto allo studio: una balla che nasconde una selezione di classe

Una delle balle più gigantesche che ha accompagnato i giovani delle passate e recenti Con è quella secondo la quale la scuola (e lo Stato) diano a tutti la possibilità di accedere al sapere, alla cultura necessari per "imporsi" nella società Nulla di più falso ed insulso. Anche in tempi del recente passato, quando maggiormente era in auge la pratica del sostegno pubblico all'istruzione, quando le statistiche indicavano una percentuale maggiore di giovani proletari giunti alla fine degli studi che contano (università), la scuola non ha fatto altro che selezionare e coltivare le differenze di classe esistenti nella società. Poteva essere altrimenti ?
Il sacro diritto all'istruzione, sancito dalla carta costituzionale, ed a cui si genuflette religiosamente la cultura laica, è quotidianamente smentito dai fatti. Appena fuori dal portone del tempio del sapere" ogni giovane potrà verificare quanto siano la disponibilità economica, i mezzi e le risorse collegate alla posizione di classe, a determinare infine la reale possibilità di accedere e completare gli studi che contano. Un'occhiata a questi brani tratti dal resoconto del Censis in epoca pre-riforma (1995) convincerà forse anche chi non è mai passato dalle parti di un quartiere profetano. "Il sistema formativo tende a marginalizzare puntualmente le categorie che hanno minore capacità di finire le risorse disponibili (...) E tale selezione dei percorsi formativi non è un processo qualitativo e meritocratico ma piuttosto un processo che tende a riprodurre le condizioni di appartenenza territoriali e sociali iniziali (...). In generale, su 100 figli di operai solo 1,4 arriva alla laurea e 33 al diploma, mentre su 100 figli di imprenditori 6 si laureano e 57,4 arrivano al diploma.

Il vero contenuto della riforma del governo D'Alema

Il Governo D'Alema, quindi, non inventa niente quando progetta una "scuola statale" più leggera e più spazio al privato nell'istruzione- ribadisce ed adegua ai tempi la realtà, di classe che si nascondeva e si nasconde dietro la scuola pubblica Con coerenza borghese egli formalmente sancisce la teorica possibilità che tutti hanno di studiare e ci spiega che finanziare i libri di testo anche. a coloro che intendono accedere allo studio privato è una' semplice estensione del diritto di tutti i cittadini all'istruzione. Naturalmente, uscendo dall'ingannevole trucco del diritto, ogni studente non troppo rimbambito dal sapere della scuole pubblica, si rende conto che la formale possibilità di tutti di scegliere tra scuola privata e sempre più fatiscente scuola pubblica non vale un fico secco per chi non ha i soldi per permettersi la scelta. Come qualche studente. ha prontamente rilevato, gli ultimi provvedimenti . in favore del finanziamento alla scuola privata danno maggiori possibilità a "chi già ha" mentre ne tolgono "a chi non ha mai avuto" Il quadro che si prospetta dunque è quello di una scuola sempre più simile a paesi come la Gran Bretagna e gli Stati Uniti dove viene riservata al proletariato un'infernale scuola pubblica ed alle classi agiate. invece, una elitaria pragmatica ed efficiente scuola privata.
La riforma ed i. provvedimenti collegati, in realtà, raccolgono l'esigenza dettata dal mercato e dalla borghesia di tagliare le spese "inutili" per formare le classi sociali al destino futuro che le aspetta. In buona sostanza, che l'area di parcheggio per la fondazione della futura classe lavoratrice, ciò che è sempre stata la cosiddetta scuola pubblica, si adegui al ruolo che le compete, con tempi e spese più consoni all'obiettivo di produrre manodopera a- basso costo da immolare alla produttività, alla flessibilità del mercato e dei profitti delle alassi dirigenti. Ecco il vero contenuto della riforma scolastica.

Si può combattere un attacco politico e di classe con un movimento "non politico"?

Se tale è l'obiettivo della riforma, appare del tutto fuori luogo il presunto orientamento "non politico" che sembra prender piede nell'attuale movimento. Si tratta di un ben noto motivetto che vorrebbe ridurre la protesta contro "l'ingiustizia scolastica" ad una mera parata che si astenga dal combattere gli interessi di sfruttamento extrascolastici che la determinano e le istituzioni e le forze politiche che se ne fanno portatrici.
La politica non si infila di nascosto. dall'esterno della scuola. Essa vi e da sempre, come è presente nell'insieme della società (di cui la scuola è un semplice tassello), sotto l'aspetto della struttura delle finalità, del modo di funzionamento che la scuola di Stato si dà. Quando si parla di preparazione professionale per il lavoro :del domani, di contenuti e forme dello studio, di selettività, crediti e debiti scolastici. per finire con i costi materiali da distribuire sugli "utenti". si fa una determinata politica.

La scuola "pubblica" del domani: il modello inglese

Riportiamo qui di seguito stralci di un articolo che bene evidenzia l'evoluzione della scuola in Gran Bretagna punto di riferimento del nostro governo, non solo per quel che riguarda la scuola (dal Sole 24 ore del 24.05 alcuni 97)

" (...) Fedele al credo della selezione e del merito, il tatcherismo non ha voluto interferire lasciando ulteriormente deteriorare la scuola pubblica e permettendo. a quella, privata di prosperare, per. i pochi fortunati. (...) Circa il 45% dei giovani, che non ha avuto o non ha potuto (giusta la seconda, n.) avere successo a scuola rischia di diventare un vera e proprio scarto -sociale, senza qualificazione neppure a livello di avviamento professionale (..) La selezione spietata ha creato in Gran Bretagna: una sottoclasse di giovani diseducati che non ha pari nel monda industrializzato. (...) Il New Labour di Blair ha subito 'chiarito di voler procedere con la mano pesante per introdurre qualità e disciplina'. Secondo i progetti del Governo sarà infatti più facile licenziare gli insegnati che non rendono.. Le scuole con cattivi risultati verranno commissariate e saranno inviate delle 'task force' esterne per cercare di raddrizzarle. In caso di insuccesso verranno semplicemente chiuse. Le autorità locali saranno responsabili anch'esse dell'andamento delle scuole situate nelle loro aree. I presidi seguiranno corsi speciali di gestione per imparare ad amministrare gli istituti. (...) Negli istituti incriminati la percentuale dei promossi è dell'8-10%" (...) in uno di essi il 37% degli scolari di undici anni non sapeva ancora leggere e scrivere correttamente in inglese"

Ed è una politica borghese, funzionale al mantenimento e al rafforzamento degli interessi e dell'ordine discriminatorio e di classe vigente. I provvedimenti selettivi adottati nella scuola fanno parte di un attacco più generale che in nome della competitività e del profitto sta smantellando i diritti dei lavoratori, eliminando tutte le regole dal mercato del lavoro, instillando la competizione e la divisione tra lavoratori occupati e disoccupati, immigrati e precari in nome dei superiori interessi nazionali si schierano truppe e si attaccano paesi come l'Iraq colpevoli di non allinearsi ai diktat dei paesi imperialisti che li sfruttano. Possono i giovani nella loro protesta ignorare che la politica che si sta facendo nella scuola è solo una parte di questo attacco generale ?

Combattere l'intero impianto politico della riforma.

Se dunque la lotta alla riforma non può essere svincolata da tutto il resto,. la critica ad essa deve andare oltre il rifiuto della selettività ed individuare gli altri aspetti del progetto di ristrutturazione scolastica. Adeguare l'intero sistema scolastico alle esigenze attuali della borghesia non vuol dire solo discriminare economicamente gli studenti, ma riorganizzare la stessa formazione e lo stesso meccanismo di controllo sociale e politico dell'istituzione scuola.
La scuola statale: deve contribuire in primo piano alla "competitività del Paese" (recita il Ministro Berlinguer) raccogliendo il plauso di Fossa, presidente della Confindustria. Le linee di indirizzo della riforma toccano tutti gli ambiti della struttura scolastica e sono funzionali a:
- scaricare i costi sui lavoratori con l'autonomia finanziaria; "l'autonomia" ha anche il compito di scatenare la competizione fra scuole, fra lavoratori, favorendo la divisione materiale e politica dei giovani che scendono in lotta per rivendicare i propri diritti;
- adeguare la didattica in senso più pratico. più legata, alle esigenze del "territorio"(ovvero ai bisogni delle aziende) ed al servizio delle necessità del mercato del lavoro che richiede una manodopera più flessibile e meno esigente, senza tanti "grilli" per la testa ed idee eversive da parte della gioventù;
- verticalizzare ancora di più i rapporti all'interno dell'istituzione scolastica tramite l'autoritarismo delle gerarchie istituzionali e dei capi di istituto nei confronti di insegnanti e alunni; autoritarismo necessario per adeguarsi velocemente, e con precisione, alle scelte che la borghesia deve seguire per essere aggressivi nel mercato e a livello politico e militare.
- formare ed educare sempre più i futuri lavoratori al rispetto della proprietà privata, delle leggi che la difendono, e alla disciplina necessaria all'ubbidienza e alla sottomissione nei posti di lavoro come nelle spedizioni militari di cui, non lo si nasconde, ci sarà sempre più bisogno per il capitale nazionale di uno Stato forte e competitivo.

Contro il sapere di classe lotta ed organizzazione contro il capitalismo

Schierarsi contro l'impianto politico della Riforma, riconoscendone il contenuto generale di classe, vuol dire però indirizzare le batterie della protesta anche contro l'illusoria aspettativa che si possa fare della scuola statale un'isola felice, accettandone il ruolo ed i contenuti di classe, e di conseguenza accettando il sistema di sfruttamento che la produce. Ammesso e non concesso che si possa ottenere una scuola in cui tutti possono studiare, quale risultato avremmo ottenuto se non quello di consentire a qualche isolato studente proletario di accedere ai piani alti del sistema di sfruttamento che ne schiaccia milioni? La rivendicazione del diritto al sapere per tutti non può essere disgiunta dalla critica e dalla lotta alle istituzioni ed ai valori che perpetuano lo sfruttamento. Il sapere, che si vorrebbe neutro ed a disposizione di tutti, non solo non garantisce pane a tutti, ma è esso stesso uno strumento ad uso e consumo della borghesia ed un mezzo attraverso cui si perpetua il suo dominio. L'acquisizione delle informazioni e della cultura è in questa società finalizzato a conquistare una posizione di privilegio ed alla accumulazione di profitti. Più il singolo individuo sa, più questo sapere è utilizzato per rendere la propria posizione profittevole nei riguardi dell'altro. Più la tecnologia, la scienza, si evolve più questa evoluzione si volge in favore della classe che detiene le redini del potere e ai danni del proletariato. Il sapere non è dunque neutro e tantomeno rivolto al progresso sociale. La scuola di Stato non fa che riprodurre questo contenuto privato ed anti-sociale della cultura, ne è anzi lo strumento principale di affermazione.

Scuola laica contro scuola clericale?

Per questo motivo l'esaltazione della scuola statale contro quella clericale, non solo non coglie il vero contenuto dello scontro, ma si allinea all'esaltazione dei valori e dei contenuti borghesi dei fautori della riforma. Il quotidiano "il manifesto" insieme alla Cgil e al Partito della Rifondazione Comunista, nel fare appello ad una maggiore presenza dello Stato da contrapporre alla scuola oscurantista "clericale" si sono, quindi, affidati a dei cantori di laicismo che hanno stilato un manifesto in cui chiamano cittadini, politici, sindacati, amministratori, studenti etc. a prendere una posizione statalista borghese. Ci dice niente il fatto che i primi firmatari siano proprio Giorgio Bocca e Paolo Sylos Labini, sponsor instancabili della flessibilità lavorativa e delle ragioni capitalistiche? L'ideologismo statalista non ha niente di meno di reazionario del moderno clericalismo cattolico che ben difende gli interessi borghesi (altro che oscurantismo medievale!). I laici si scagliano "contro ogni integralismo ideologico e religioso", per affermare un unico integralismo, quello dello Stato, per sostenere mercato, flessibilità e sottomissione all'interesse privato in modo "ateo", impartendo la stessa ideologia della sottomissione e della passività che si vorrebbe contestare alla scuola privata.
Il reale campo su cui schierarsi per contrastare l'attacco che il governo D'Alema fa agli interessi dei lavoratori e dei giovani figli dei proletari è sì contro il taglio alle spese scolastiche e sociali in generale, e contro il finanziamento diretto e indiretto del profitto, ma deve essere pure contro lo Stato e le sue istituzioni che difendono pienamente questi interessi borghesi.
Combattere i tagli e il finanziamento della scuola privata vuol dire prendere in consegna la necessità di affrontare la logica complessiva che li partorisce, e quindi estendere la protesta e la critica all'intera politica di difesa dei valori e delle compatibilità capitalistiche.
Occorre contrastare la politica del governo D'Alema portando avanti una propria politica, contro la selezione di classe, contro il carattere antiumano e alienante della scuola statale.
Portare avanti la propria politica di classe, rivolgendosi ai lavoratori, alla classe che subisce in prima persona lo sfruttamento capitalistico e che nella sua lotta e con la sua organizzazione può portare avanti l'alternativa, la cultura di classe contrapposta, in grado di combattere l'oppressione capitalistica.

"Educazione popolare uguale per tutti? Che cosa ci si immagina con queste parole? Si crede forse che nella società odierna (e solo di essa si tratta) l'educazione possa essere uguale per tutte le classi? E' assolutamente da respingere una 'educazione popolare da parte dello Stato'. Fissare con una legge generale i mezzi delle scuole elementari, la qualifica del personale insegnante, i rami d'insegnamento, ecc., e, come accade negli Stati Uniti sorvegliare per mezzo di ispettori dello Stato l'adempimento di queste prescrizioni legali, è qualcosa di affatto diverso dal nominare lo Stato educatore del popolo! Sono invece da escludere tanto il governo che la Chiesa da ogni influenza nella scuola. Nel Reich prussiano-tedesco (e non si ricorra alla magra scusa di dire che si parla di uno "Stato futuro") è lo Stato, al contrario, che ha bisogno di un'assai rude educazione da parte del popolo".
(Marx, Critica al Programma di Gotha, Editori Riuniti, 1976, pp.46-47)

ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA

Leggete che fare

Torna alla pagina degli interventi o al che fare n° 48