ACCORDO ATESIA: UN ACCORDO CHE STABILIZZA LA PRECARIETA’!


Il 24 maggio scorso Cgil-Cisl-Uil (le confederazioni e le segreterie nazionali del settore telecomunicazioni) hanno sottoscritto un accordo che riguarda 4.350 collaboratori coordinati e continuativi che lavorano da anni nel call center romano di Atesia.

 

Cosa prevede l’accordo del 24 maggio, attuativo della legge 30/2003, con la quale il  governo Berlusconi si vanta di aver reso il mercato del lavoro italiano ”il più flessibile in Europa”?

 

Il gruppo Telecom conserverà alle proprie dipendenze solo 1.350 lavoratori, che si occuperanno di telefonia fissa e verranno assunti da Telecontact (100% Telecom). 600 di questi lavoratori diventeranno apprendisti: l’apprendistato è un rapporto di lavoro a termine, che può durare da 2 a 6 anni (4 secondo il contratto delle telecomunicazioni) e prevede una paga ridotta. Gli altri 750, fuori età massima per l’apprendistato (29 anni), verranno presi con somministrazione a tempo determinato: cioè dipenderanno -a termine- da un’agenzia di lavoro interinale che li affitterà -a termine- a Telecontact.

Gli altri 3.000 lavoratori rimangono in Atesia. Ma Telecom -salva la conservazione di una piccola quota di minoranza- cede Atesia alla Cos, un gruppo già presente nel settore dei call center. La nuova Atesia-Cos si occuperà soltanto di telefonia mobile (Tim) e delle campagne non Telecom. 1.100 lavoratori saranno assunti in apprendistato. 550 con contratti di inserimento: sono i vecchi contratti di formazione lavoro e solo per questa tipologia c’è l’obbligo di assumere a tempo indeterminato il 60% del totale, cioè 330 lavoratori. 1.350 diventeranno collaboratori a progetto: questi lavoratori si occuperanno delle campagne non Telecom e saranno tenuti per un anno; se non verrà confermata la campagna alla quale sono stati adibiti ovvero se Atesia-Cos perderà la commessa, i lavoratori ne seguiranno la sorte e perderanno il lavoro.

In conclusione solo per 330 lavoratori su 4.350 si profila, al termine di un’ulteriore periodo di precarietà, la possibilità di avere finalmente un posto di lavoro fisso.

 

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Quest’accordo, che attua la legge 30, mette a nudo le condizioni di soggezione e ricatto introdotte e continuamente peggiorate dalle cosiddette riforme del mercato del lavoro, varate dai governi di centrodestra e centrosinistra.

 

Le collaborazioni coordinate continuative sono state introdotte per abbattere drasticamente il costo del lavoro e gli oneri contributivi a tutto vantaggio dei padroni e delle multinazionali. Nella realtà i collaboratori sono lavoratori subordinati a tutti gli effetti, anzi doppiamente colpiti da condizioni molto pesanti di controllo aziendale e pressione lavorativa. Ma per essi padronato e governi hanno cancellato i diritti essenziali e le tutele generali del lavoro (pagamento di ferie, malattia, maternità, pensione e quant’altro) attraverso la finzione e la menzogna di rapporti di lavoro “svolti in piena autonomia” e pertanto regolati come se si trattasse di lavoro autonomo. A evidenziare questa realtà bastano i numeri di Atesia: un’azienda che occupa 177 lavoratori subordinati e oltre 4.000 co.co.co.! Con l’accordo del 24 maggio, inoltre, quei lavoratori che fino a ieri “prestavano la propria collaborazione in condizioni di piena autonomia”, senza colpo ferire diventano il giorno dopo apprendisti, giovani in inserimento, lavoratori in affitto e quant’altro. Ieri “collaboratori autonomi”, oggi subordinati precari in affitto! Ieri e oggi lavoratori super-controllati e super-sfruttati, sotto il continuo ricatto della perdita del lavoro.

 

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L’accordo del 24 maggio viene presentato da più parti come una soluzione che “stabilizza il lavoro”. E i lavoratori possono vedere che avere dopo anni un contratto di lavoro subordinato a termine  rappresenta comunque una boccata d’ossigeno e un passo in avanti rispetto alla condizione precedente ancora più precaria. 

 

Nei fatti, però, quest’accordo stabilizza la precarietà. Con esso si  sancisce che, dopo anni e anni come co.co.co., i lavoratori subiranno ancora l’insicurezza del “lavoro atipico”, attraverso l’applicazione consecutiva delle infinite varianti e tipologie previste dalla legge 30! Il messaggio è chiaro: la precarietà deve essere ulteriormente estesa e durare per l’intera vita lavorativa. Il lavoro deve essere sempre insicuro, soggetto a ricatto, senza organizzazione e difese collettive. Altro che stabilizzazione del lavoro!

 

Quest’accordo, in realtà, mette in primo piano le “esigenze” del Gruppo Telecom e dell’intero fronte padronale e governativo. Il quale con le ulteriori misure di precarizzazione introdotte dalla legge 30 vuole perpetuare all’infinito la  cuccagna del lavoro senza diritti, passando a nuove forme di precarietà più rassicuranti per il padronato, quelle che puntano a  ostacolare tra i lavoratori l’inizio di un percorso di presa in carico collettiva dei propri problemi, di uscita dall’isolamento e dal silenzio, di organizzazione per la difesa comune dei propri interessi.  I 4.000 di Atesia sono una massa di lavoratori cui per anni sono stati negati diritti ed aspettative essenziali. Con le “soluzioni” offerte dalla legge 30 e recepite in quest’accordo si punta a dividere e scompaginare il potenziale fronte di un’unitaria lotta collettiva che inizi a dire basta alla precarietà.

 

Questa complessiva politica può essere battuta in un solo modo: con l’organizzazione e la lotta dei lavoratori. Senza di esse nessuna “stabilizzazione del lavoro”, nessuna effettiva ri-conquista dei diritti scippati alle nuove generazioni -e all’insieme della nostra classe-, potranno mai pioverci dal cielo e meno che meno dai governi -di centrodestra o centrosinistra-, posti a tutela degli interessi del capitalismo nazionale e responsabili di queste politiche.

 

Ma questo accordo è anche uno dei primi segnali della linea del “dialogo tra le parti sociali” rilanciata dal nuovo presidente di Confindustria Montezemolo e della disponibilità degli stessi vertici della Cgil a darvi credito, riprendendo la strada di una “responsabile concertazione” con il padronato che si fa carico delle “esigenze di competitività” delle imprese. L’intero fronte dei lavoratori e degli sfruttati deve respingere simili illusioni, che puntano ancora una volta a far arretrare l’insieme della nostra classe, facendo invece propria la battaglia generale contro la precarietà, per l’abrogazione della legge 30 e di tutte le leggi che hanno introdotto la precarietà del lavoro, per rivendicare per tutti i lavoratori senza distinzioni la parificazione verso l’alto delle condizioni e delle tutele.

    16 giugno 2004

ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA

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