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   Alcune considerazioni in seguito ad un incontro con una compagna del Movimento
    Trabajadores Desocupados (MTD)La visita in Italia di una compagna del Movimiento Trabajadores Desocupados (MTD)
    aderente al Coordinamento Anibal Veròn, ci ha fornito loccasione per un confronto
    ravvicinato -anche se solo con una espressione del movimento argentino- sulla situazione
    politica generale, sulle lotte fin qui intraprese, sui rischi e sui nodi ancora da
    sciogliere affinché il prosieguo della lotta si indirizzi senza tentennamenti verso la
    soluzione di classe dello scontro: la presa in carico e la gestione del potere nelle mani
    delle masse argentine. A tale proposito riportiamo una serie di riflessioni emerse nel dibattito con la
    compagna, certamente parziali ma riteniamo significative circa il percorso ancora da farsi
    nella direzione di una organizzazione ed un programma politico indipendente del
    proletariato Innanzitutto partiamo da ciò che nel confronto è emerso a sostanziale conferma di
    quanto da noi già individuato e segnalato sugli ultimi numeri del che fare. 
        
          Perdura, alloggi, una frammentazione tra le varie realtà di lotta. Al di là di
            significativi momenti di mobilitazioni unitarie, in particolare di fronte a tragici
            episodi repressivi, il mov. rimane diviso geograficamente, tra i vari settori e tra varie
            "opzioni" politiche;A parte i significativi episodi della Zanon, della Bruckman e segnali importanti come
            luscita del giornale Nuesta lucha, la classe operaia è nella sua stragrande
            maggioranza organizzata e mobilitata dai sindacati filo-governativi o ipermoderati e,
            quindi, con una posizione "defilata" rispetto al mov.;Lopzione della Assemblea Costituente lanciata dal Partito Obrero ed altri
            trotzkisti, presenti nel Bloco Piquetero (che raccoglie i settori di base dei gruppetti
            politici), non sembra lasciare dubbi: è soluzione parlamentarista a tutti gli effetti;Il Coordinamento A. Veron, cui fa riferimento la compagna ex militante di Todos por la
            patria (sembra, unorganizzazione di orientamento guevarista), si conferma essere la
            realtà più avanzata ma, purtroppo, pienamente operante solo in alcune zone del paese.
            Gli MTD che vi fanno riferimento si caratterizzano per una forte avversione
            allelettoralismo, una forte partecipazione dal basso (benché non siamo ai soviet),
            una critica allimperialismo ed il richiamo alla necessità del "cambio
            sociale". Con la compagna, concentrandoci sulla sua org. di riferimento, abbiamo tentano di
      intenderci su che cosa nel concreto significasse il giusto rifiuto dellopzione
      istituzionale e la coerente battaglia contro il capitalismo per il cambio sociale. Con
      quale percorso, con quale organizzazione.  Una cosa emergeva chiaramente: gli MTD sono concentrati su una rivendicazione simile ai
      nostrani Lavori socialmente utili. In sostanza il mov. propone per un determinato
      quartiere un progetto di lavoro utile (es. apertura di una panetteria) che le istituzioni
      dovrebbero finanziare e nellinvestimento e nel pagamento della forza lavoro
      impegnata. Il mov., strappato con la lotta lobiettivo, si incarica in piena
      autonomia di gestire quellattività cercando di sottrarla alla bieca legge del
      mercato al fine di favorire il benessere della collettività. Ad evitare che i soggetti
      interessati (i disoccupati che finalmente trovano una collocazione lavorativa) si
      disinteressino della continuazione della lotta per chi è rimasto fuori, cè una
      formazione continua del militante che punta ad espungere linteresse privato
      educandolo alla lotta ed alla gestione collettiva per la comunità. Per questa via, con il
      cambiamento dal basso, si sostiene, sarà possibile cambiare lintera società.
      Insieme a questa tendenza un po educazionista ed idealista, si accompagna in verità
      la scelta di far partecipare alle discussioni e alle decisioni relative alla lotta e al
      movimento solo coloro che dichiarano di accettare il programma dellorganizzazione
      che in tale maniera diventa oggettivamente qualcosa di intermedio.
 Noi abbiamo sollecitato diverse riflessioni. Nella fase attuale lArgentina non sembra affatto potersi consentire una
      distribuzione di risorse (che non ha) in questa direzione. Se ciò è avvenuto in alcune
      province non sembra possibile su scala generale. In tale situazione un simile obiettivo
      potrebbe senza dubbio rappresentare una rivendicazione dirompente a patto, però, di
      rivendicarla come obiettivo generale e non contrapposto ad altri settori. Facevamo notare
      alla compagna, partendo anche dallesperienza italiana, che lavversario di
      classe, nel mentre potrebbe (se ben supportato da mano esterna) concedere qualcosina e
      solo in alcuni casi, userebbe tale concessione per puntare a contrapporre i lavoratori ai
      disoccupati, presentati come assistiti e mangia risorse laddove la "patria"
      esige il massimo sforzo e sacrificio di tutti nella drammatica crisi economica. Questultimo è un elemento da non sottovalutare. Il richiamo alla patria, che per
      Duhalde e soci è strumentale e demagogico, non è estraneo a buona parte del movimento.
      Se allimmediato le tante bandiere argentine esprimono la giusta rabbia contro le
      razzie dellimperialismo sulla carne del popolo argentino e la volontà di liberarsi
      dal cappio straniero, un tale sentimento potrebbe diventare una zavorra mortale per il
      movimento, dal momento che la borghesia punterà a rafforzarlo per compattare le masse
      dietro le esigenze nazionali ed isolare le frange più coerentemente classiste.  Del resto è già in fieri il tentativo da parte del governo, delle forze politiche e
      della stampa che lo sostengono, di isolare le punte più avanzate e conseguenti di questo
      mov. attraverso la campagna di criminalizzazione in atto che si sta concretizzando
      additando i piqueteros come violenti facinorosi e, addirittura, come collusi e pagati dai
      trafficanti di droga.
 Lobiettivo è ovviamente riuscire a creare il consenso ad una repressione sempre
      più feroce. Se al momento loperazione non sembra ottenere grandi risultati (come
      dimostrano le non proprio riuscite manifestazioni di appoggio al governo e la stessa
      marcia indietro di Duhalde dopo lassassinio a freddo dei due compagni) ciò è
      dovuto sia al continuo richiamo ad un coordinamento delle varie esperienze di lotta di cui
      proprio queste punte avanzate si fanno carico, sia per la mancata risposta governativa
      alle tragiche condizioni materiali che continuano ad affasciare nella miseria tutti i
      settori in lotta. E chiaro però che questi tentativi di divisione e
      contrapposizione si faranno sempre più serrati. La necessità di obiettivi generali intorno ai quali lavorare allestensione, al
      rafforzamento e soprattutto allunificazione con la classe operaia (sottraendola ai
      sindacati filo-governativi) è quindi la condizione sine qua non per non offrire armi
      allavversario di classe, mettersi allaltezza dello scontro e della
      possibilità di vincerlo. Questo però implica un salto di qualità del movimento stesso.
      Proprio perché lo scontro non è con questo o quel governo argentino ma con il potere
      economico-politico borghese in Argentina ed a scala mondiale, esso può essere vinto solo
      a condizione che quella enorme mobilitazione, la partecipazione dal basso trovino una
      sintesi in un programma ed una organizzazione rivoluzionaria. Laltra condizione è
      linternazionalizzazione della lotta. Dalle risposte della compagna abbiamo avuto la sensazione che ci fosse la
    sottovalutazione delle ns. argomentazioni circa i "lavori socialmente utili". Ne
    rimarcava, invece, il grande valore non solo di spinta alla mobilitazione ma come
    esperienza educativa di autogoverno, pur nella consapevolezza che la mancata estensione
    della lotta dentro e fuori lArgentina avrebbe ridotto il tutto ad una "bella
    esperienza". Quanto alla necessità di un partito in grado di dirigere e portare fino
    in fondo lo scontro, la compagna ci presentava tutte le sue perplessità. Il quadro
    politico argentino, e non solo, ha fatto maturare una diffidenza verso i partiti in
    generale. Non fanno eccezione quelli di certa "sinistra rivoluzionaria" presenti
    nella realtà argentina la cui attitudine, ci spiegava, era una sostanziale estraneità
    ("non mettono carne e sangue") al mov. al quale, però, hanno la pretesa di dare
    direttive quasi sempre su posizioni riformiste. Abbiamo espresso la ns. critica verso questa tendenza rimarcando quella che secondo noi
    rimane la corretta attitudine dei comunisti: stare nel mov., contribuire alla sua
    crescita, senza porsi in maniera settaria con proprie "ricette" ma mantenendo e
    non concedendo nulla sulle proprie posizioni che rappresentano il futuro del movimento.
    Nello stesso tempo abbiamo sollecitato la compagna a non derivare dalla diffidenza verso
    determinati partiti, una più generale diffidenza verso la necessità dell'organizzazione
    del proletariato, verso cioè il superamento di quella spontaneità che da passo in avanti
    nella direzione della riappropriazione della politica da parte delle masse si
    trasformerebbe in un limite se da essa e solo con essa si pensasse di realizzare uno
    "spontaneo" cambio sociale. Nessuna perplessità, invece, sulla necessaria globalizzazione della lotta.  Il loro sforzo come anche il suo stesso viaggio va nella direzione di prendere contatti
    con tutti i movimenti presenti in America Latina ed in Europa e nel far crescere, in
    Argentina, la coscienza che quella loro lotta non è altra cosa da quella palestinese o
    dei campesinos o di chiunque lotti contro il capitalismo, pur nel rispetto delle
    specificità. Questo concetto è stato da lei ribadito più volte. Ne abbiamo colto, e a
    lei evidenziato, sia il lato positivo che negativo. E vero, infatti, che tale
    "rispetto" assume il giusto significato di incondizionato appoggio senza fare
    (come molto del nostrano mov.) i distinguo sulle forme di lotta (v. Palestina o il
    giudizio delle Madri sull11 sett.). Nello stesso tempo, però, ripropone, sia nel
    ristretto argentino che a scala internazionale, una logica di percorso unitario che si
    incrocia in determinate occasioni, insomma, una sommatoria di mov. ognuno con i propri
    obiettivi, la propria organizzazione. Una logica in parte confermata -come abbiamo fatto
    notare alla compagna- dalla scelta fatta dalle realtà di base dellargentinazo di
    non andare a Porto Alegre. Certo dettata da una buona dose di diffidenza verso le
    fumisterie che sarebbero emerse, come sono emerse, dalle espressioni istituzionali
    presenti in quel forum, ma ciò ha anche significato ritrarsi da un terreno di primo
    confronto, di primi contatti, da una prima tessitura di rapporti che le realtà vive di
    battaglia e di lotta dellAmerica Latina e del mondo, presenti in quella sede,
    faticosamente hanno portato avanti fuori dai tavoli ufficiali.
 In conclusione. Da questa generosa compagna ci veniva confermata una realtà che a
    giusto titolo abbiamo definito un "laboratorio della rivoluzione". Come e se il
    movimento argentino riuscirà a proseguire la sua lotta per una reale alternativa storica
    a questo sistema di sfruttamento, molto dipenderà da come i comunisti e le avanguardie di
    movimento riusciranno a rompere lisolamento intorno alla sollevazione argentina e
    delle masse dellAmerica Latina e a portare nel proletariato delle metropoli
    imperialiste le lezioni che da essa vengono per la ripresa effettiva, unitaria ed
    internazionale della lotta contro il capitalismo. Al momento, nonostante le tante dichiarazioni dintenti non sembrano esserci le
      condizioni per creare qualcosa di stabile a sostengo della mobilitazione argentina. Gli stessi pochi soggetti no-global che si sono attivizzati in occasione della venuta
      della compagna, sembravano motivati più da un "debito" di riconoscenza per
      lospitalità ricevuta a loro volta in Argentina dopo Porto Alegre. Degli insegnamenti di quella lotta si punta a recepire solo alcuni aspetti fenomenici
      per riproporli (senza nemmeno tanta convinzione) qui da noi, del tipo facciamo pure noi i
      picchetti sulle strade.  Per quanto ci riguarda come organizzazione, oltre allimpegno in proprio di
      controinformazione e di denuncia nei confronti dei proletari italiani circa quanto sta
      avvenendo in Argentina e cui chiamiamo i nostri simpatizzanti a collaborare, ci
      dichiariamo disponibili ad un impegno serio rispetto ad eventuali possibilità di
      iniziative più ampie che possano diventare anche un terreno di un confronto circa le
      questioni sollevate dalla lotta del proletariato argentino. |  |