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Proletari  | che fare | 
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| marzo - aprile 2005 | Giornale dell'Organizzazione Comunista Internazionalista | n° 64 | 
Le elezioni in Iraq e l'accordo in Palestina aprono altri 
  capitoli della "guerra infinita" dell'imperialismo (pp. 2-3).
  
  Dalla resistenza irachena: "Ai popoli del mondo" (p. 3)
  
  
  Dalla desistenza italiana (p. 3)
  
 
La classe lavoratrice degli Stati Uniti non è irregimentata 
  dietro la politica di Bush (pp. 4-5).
  
  Elezioni Usa
  (p. 4)
  Nei due discorsi di insediamento Bush si è rivolto ai lavoratori 
  degli Stati Uniti e ai popoli del Medio Oriente e di tutta l'Asia. Agli uni ha 
  promesso un miglioramento della loro condizione grazie al taglio del peso 
  della macchina statale sulle attività imprenditoriali. Agli altri la 
  democrazia, secondo il copione jugoslavo, ucraino o iracheno, dipende...
  I contenuti reali dell'agenda di Bush annunciano invece un nuovo affondo 
  nell'attacco che da trent'anni il capitalismo statunitense e mondiale porta 
  avanti contro i lavoratori, negli Usa e nel mondo intero, e contro i popoli 
  dei continenti di colore.
  Al centro di questo affondo, l'intensificazione e l'allungamento del tempo di 
  lavoro dei proletari, la continuazione verso Oriente della "guerra infinita", 
  la militarizzazione della società statunitense e dell'intero Occidente.
  
  Il faro della democrazia mondiale (p. 4)
  
  Dal movimento sindacale degli Usa (p. 5)
   
Dossier sul proletariato cinese 
  (pp. 6-10)
  Dov'è realmente, qual è la sua storia reale, su quale terreno 
  determinato può avvenire e sta avvenendo la sua ripresa di organizzazione su 
  basi autonome dalle istanze del capitalismo globalizzato e dalle altre classi 
  della società cinese.
  Per l'unità tra i lavoratori della Cina e i lavoratori dell'Occidente!
  
  Il proletariato della 
  Cina: un giovane gigante (p. 6)
  
  
  Il "compromesso maoista" e quello denghista (p. 7)
  
  
  Le lotte del proletariato, oggi 
  (p. 8)
  
  
  Compagni a Zhengzhou (p. 8)
  
  
  Una lunga storia di rivolte e rivoluzioni (p. 9)
  
  
  Basta veleni! Unità tra i lavoratori della Cina e noi! 
  (p. 10)
  
  
 
Maremoto nell'Oceano Indiano: un disastro naturale? (p. 11)
  Sono bastate poche settimane e la catastrofe del 26 dicembre è quasi 
  scomparsa dall'informazione rivolta al "grande pubblico". Nonostante ciò 
  pensiamo sia importante riflettere su quanto accaduto, sulle reali 
  responsabilità che stanno dietro al disastro, sulla natura e sulle effettive 
  finalità degli interventi "umanitari" e su come, a nostro avviso, i lavoratori 
  possono e devono iniziare ad interpretare e ad intervenire in simili 
  situazioni.
  
 
Dossier sulla "crisi italiana": Dove va l'Italia? (pp. 12-21)
   
Non c'è una via d'uscita dalla "crisi italiana" che vada bene sia per i 
  padroni che per i lavoratori (pp.12-13).
  Salari dal potere d'acquisto ridimensionato. Contratti di lavoro 
  all'insegna della precarietà. Ritmi ed orari di lavoro che colonizzano 
  l'intera esistenza sociale. Da tempo la vita per gli operai e i lavoratori sta 
  peggiorando, alla faccia del miracolo italiano, che il "presidente-operaio" 
  installato a palazzo Chigi ha messo a segno per sé e per i suoi affaristi.
  Negli ultimi tempi una minaccia ancor più grave ha fatto la sua decisa 
  apparizione. Il rischio di un tracollo dell'industria italiana. Esso viene 
  vissuto in prima persona dagli operai della Fiat, della Thyssen, della De 
  Longhi. Riguarda, però, tutti i lavoratori. 
  È ancora una volta sui sacrifici dei lavoratori 
  che puntano le due ricette in campo per il rilancio dell'Italia: quella di 
  Berlusconi e quella della Confindustria di Montezemolo. I dirigenti sindacali 
  e del centro-sinistra simpatizzano, anzi fanno il tifo, per quest'ultimo, ma 
  il suo appello alla rinascita dell'Italia non promette niente di buono per i 
  lavoratori.
  
  La democrazia in azione (p. 
  13)
  
  Le politiche dettate dai mercati si possono fermare!
   (p. 14)
  
  Sul congresso del Partito della Rifondazione Comunista:
  I giochi sono finiti... Tiriamo le somme (p. 15).
  
  
  Fiat: l'unico rilancio su cui i lavoratori possono contare è quello della 
  propria organizzazione! (p. 16)
  Sono passati poco più di due anni dall'"accordo di programma" tra Fiat 
  e governo Berlusconi. Secondo le dichiarazioni del management aziendale, del 
  governo e di parte del sindacato, quell'intesa avrebbe dovuto costituire la 
  base per il rilancio dell'industria automobilistica italiana e garantire i 
  posti di lavoro.
  Non è stato così. L'accordo ha portato con sé una serie di nuove misure 
  anti-operaie. Allo stesso tempo, le prospettive occupazionali in Fiat si sono 
  fatte sempre più allarmanti. E tali restano anche dopo il divorzio da G-M.
  Come possono e devono reagire i lavoratori? 
  
  Dopo il varo della piattaforma unitaria per il rinnovo del 
  contratto metalmeccanici: Il prezzo della ritrovata unità sindacale (p. 17)
  
  Le iniziative di lotta dei lavoratori immigrati dell'autunno 2004 
  (pp. 18-19)
  Gli ultimi mesi del 2004 hanno visto segnali di ripresa del movimento 
  di lotta degli immigrati. Proviamo ad analizzarne le caratteristiche e la 
  portata  per tentare di tracciare insieme i passi da compiere per 
  rafforzare l'organizzazione e la mobilitazione di questo importante settore 
  del proletariato. In queste brevi note diamo per "scontato" come le difficoltà 
  del movimento dei lavoratori italiani e il suo drammatico ritardo 
  nell'assumere come proprie le esigenze e le rivendicazioni degli immigrati, 
  esercitino un peso tutt'altro che positivo sul percorso di lotta e di 
  organizzazione di questi ultimi.
  
  L'imperialismo italiano torna in Libia e utilizza la ex-colonia come un 
  enorme CPT (p. 18).
  
  
  L'Italia, un paese in decadenza anche sul piano sociale 
  (p. 20)
  Negli ultimi tempi la cronaca nera ci ha riservato episodi che hanno 
  colpito e fatto discutere. Essi fanno emergere un vero e proprio 
  imbarbarimento delle relazioni sociali. Anche questo può e deve diventare per 
  i proletari un terreno di iniziativa politica.
  
  Dai Manoscritti 
  economico-filosofici di Marx: Perché l'essere umano è estraneo agli altri e a sé stesso (p. 20)
  Per comprendere a fondo perché oggi l'essere umano viva sempre di più una 
  situazione alienata ed estraniata nei riguardi sia delle cose che lo 
  circondano che di sé stesso bisogna prima di tutto capire da dove nasce questa 
  condizione nella società capitalista.
  In questo ci aiuta molto uno scritto del giovane Marx (i Manoscritti 
  economico-filosofici del 1844) nel quale si fa vedere come tutto riconduca al 
  modo in cui nella società capitalistica viene organizzato e svolto il lavoro 
  umano. All'alienazione del lavoro salariato.
  Riportiamo alcuni passi (tratti dall'ed. Einaudi, Torino, 1968 dei 
  Manoscritti), consigliando ovviamente la lettura completa e approfondita 
  di questo mirabile testo.
  
  Nella lotta di Melfi, il sapore di una vera socialità (p. 21)
  
  
  "Nelle case italiane più cani e gatti che bambini" (p. 21)
  Riprendiamo il titolo e la notizia da
  
  la Repubblica del 22 
  dicembre:
  "Nelle case italiane ci sono 14,5 milioni di gatti e di cani contro 8,7 
  milioni di bambini da zero a quindici anni". Costo del mantenimento dei cani e 
  dei gatti domestici: 4,751 miliardi di euro!
  
  La nostra solidarietà a Paolo Dorigo, detenuto nel carcere di Spoleto (p. 21)
  
  
  
 
  Ucraina: Jugoslavia, atto 
  secondo (pp. 22-23)
  Gli ultimi due mesi dell'anno appena trascorso hanno visto maturare sui 
  mezzi di comunicazione un singolare interesse per gli "eventi interni" 
  avvenuti in Ucraina. I riflettori puntati su una nazione notoriamente lontana 
  dalle cronache nostrane e percepita dai più come distante, sono il segno di 
  come la "questione nazionale" ucraina non sia un argomento di carattere 
  esclusivamente interno, per l'appunto nazionale, ma anzi si tratti di una 
  "faccenda" pienamente inserita nei meccanismi del mondo globalizzato. La sua 
  posizione strategica, tra l'Europa e la Russia, la ricchezza del territorio 
  unitamente a condizioni di carattere politico ed economico, ne fanno una 
  questione che attira l'attenzione e l'intervento di tutte le maggiori potenze 
  capitalistiche mondiali, a cominciare, ovviamente, dagli Usa e dai paesi 
  dell'Unione Europea.
  
  Il nazionalismo ucraino (p. 23)
  
  Le posizioni europee sulla questione ucraina
   (p. 23)
sulle elezioni in Iraq (arabo)
ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA