Dal Che Fare n.69 aprile maggio 2008
Fidarsi della Russia? Sì, ma di quale 
Russia?
 
Molti dei manifestanti serbi in Serbia e in Europa occidentale guardano con 
speranza alla Russia di Putin, che oggi sta facendo sentire maggiormente, 
rispetto al 1999, la propria voce a scala internazionale e che si è opposta alla 
secessione del Kosovo. Essi sentono, giustamente, che per fornteggiare 
l’aggressione occidentale hanno bisogno di un alleato al di fuori della Serbia, 
di un fronte internazionale. Questo alleato non può essere la Russia di Putin.
Certo, essa ha tutte le ragioni per vedere nella secessione del Kosovo e nel 
progetto di scudo missilistico nell’Europa dell’Est una manovra ostile al 
rilancio del capitalismo russo avvenuto nell’ultimo decennio. Ma a muovere Putin 
è la difesa degli interessi del capitalismo russo e la politica che questi 
interessi lo conducono a portare avanti nei Balcani è un’altra pietra al collo 
dei proletari serbi. E’ una politica basata tutta sul piano diplomatico e 
sull’azione degli stati, quando invece l’aggressione imperialista può essere 
arginata solo dalla mobilitazione dei proletari, serbi, balcanici e russi 
insieme. Una prospettiva che Putin aborre non meno di Bush ed i suoi alleati.
L’alleato su cui i proletari serbi possono contare in Russia è costituito dalla 
Russia proletaria. E’ con i lavoratori russi che vanno stabiliti i contatti. E’ 
insieme con essi che va riconquistata l’unica prospettiva in grado di portare 
avanti in modo coerente la guerra all’imperialismo, quella per la quale i 
lavoratori della Serbia e della Russia si batterono fianco a fianco nel primo 
dopoguerra sotto la bandiera dell’Internazio-nale Comunista di Lenin, poi 
lasciata cadere dallo stalinismo e dalla sua versione jugoslava, il titoismo.
Dal Che Fare n.69 aprile maggio 2008
ORGANIZZAZIONE COMUNISTA INTERNAZIONALISTA