La lotta anti-imperialista degli oppressi scardina i "blocchi delle quattro classi"


Non crediamo molto alla virtù terapeutica delle citazioni, ma ci sia consentito riportare dei passaggi della polemica di Trotzkij con Stalin del '27, a proposito della Cina, per chiarire, almeno, che nel n.11 del "che fare" non abbiamo "scoperto" precisamente nulla di nuovo e per invitare a riflettere sul senso staliniano rovesciato delle obiezioni che ci vengono mosse.

Trascriviamo da Trotzkij:

"La peculiarità della rivoluzione cinese risiede soprattutto nella condizione semi coloniale della Cina. Una politica che ignorasse la poderosa pressione dell'imperialismo sulla vita interna della Cina sarebbe radicalmente falsa. Ma una politica che derivasse da una concezione astratta dell'oppressione nazionale senza le sue rifrazioni e i suoi riflessi di classe sarebbe altrettanto falsa. La fonte principale degli errori delle tesi del compagno Stalin (…) è una concezione erronea del ruolo dell'imperialismo e della sua influenza sulle relazioni di classe in Cina. Si ritiene che il giogo imperialista fornisca una giustificazione politica del "blocco delle quattro classi". Si pretende che il giogo dell'imperialismo determini una situazione per cui "tutte (.t) le classi della Cina considerano allo stesso modo (!) il governo di Canton come governa nazionale di tutta Cina" (…) Questa è essenzialmente la posizione di Tai Chi-T'ao, uomo di destra del Kuomintang, secondo cui, a causa della pressione imperialista, non opererebbero in Cina le leggi della lotta di classe". (Nella posizione "taista" rovesciata: tali leggi valgono se si astrae dall'imperialismo e dalla lotta contro di esso, n.).

"La Cina è un paese semicoloniale oppresso. Lo sviluppo delle forze produttive della Cina, che avviene in forme capitalistiche, esige il rigetto del giogo imperialista. (Un "mistero" dialettico su cui sarà bene riflettere, n.). La guerra in Cina per l'indipendenza nazionale è una guerra progressista, sia perché trae origine dalle necessità dello sviluppo economico e culturale della Cina stessa ("in forme capitalistiche", n.), sia perché (e qui ci si soffermi un'altra mezz'oretta, n.) facilita lo sviluppo della rivoluzione del proletariato inglese e di quella del proletariato del mondo intero. Ma ciò non significa affatto che il giogo imperialista operi meccanicamente, soggiogando "tutte" le classi della Cina allo "stesso" modo. La poderosa influenza del capitale straniero sulla vita della Cina ha fatto sì che fortissimi settori della borghesia cinese, la burocrazia e i militari unissero le loro sorti a quelle dell'imperialismo. Senza questo legame sarebbe inconcepibile l'enorme funzione dei cosiddetti militaristi nella vita della Cina moderna. Sarebbe pure profondamente ingenuo ritenere che esista una abisso tra la cosiddetta borghesia compradora, cioè la rappresentante economica e politica del capitale straniero in Cina, e la cosiddetta borghesia nazionale. No, questi due settori sono assai più legati tra loro di quanto non lo siano la borghesia e le masse degli operai e dei contadini. La borghesia ha preso parte alla guerra nazionale come un elemento interno di freno, guardando le masse operaie e contadine con crescente ostilità ed essendo sempre più disposta a stabilire un compromesso con l'imperialismo. (…) Può rimanere nel campo della guerra nazionale solo per la debolezza delle masse operaie e contadine, per il mancato sviluppo della lotta di classe, per la mancata indipendenza del partito comunista…". "La lotta contro l'imperialismo non attenua, al contrario accentua le differenziazioni politiche tra le classi. (…) La lotta contro l'imperialismo, proprio per la potenza economica e militare dell'imperialismo stesso, esige un profondo sprigionarsi di forze dal profondo del popolo cinese. Sollevare gli operai e i contadini contro l'imperialismo è possibile solo collegando i loro più elementari e profondi interessi vitali alla causa della liberazione del paese. Uno sciopero operaio - piccolo o grande -, una rivolta contadina, una insurrezione di strati oppressi contro l'usuraio, il burocrate, il satrapo militare locale, tutto quel che fa sollevare le moltitudini, le lega assieme, le educa, le tempra costituisce un effettivo passo avanti sulla via della liberazione RIVOLUZIONARIA E SOCIALE del popolo cinese. (…) Ma tutto quello che fa levare in piedi le masse oppresse e sfruttate dei lavoratori spinge inevitabilmente la borghesia nazionale a bloccare apertamente con gli imperialisti. La lotta di classe tra la borghesia e le masse degli operai e dei contadini non è attenuata, ma, al contrario, acutizzata dall'oppressione imperialista, al punto che ogni grave conflitto può sfociare in una guerra civile. La borghesia cinese ha una solida retroguardia nell'imperialismo, che la aiuterà sempre contro operai e contadini con denaro, merci e bombe. Solo miserabili filistei e sicofanti, che sperano in cuor loro che la Cina ottenga la libertà come regalo degli imperialisti, per il buon comportamento delle masse, possono credere che la liberazione nazionale della Cina possa essere realizzata moderando la lotta di classe, soffocando gli scioperi e le rivolte agrarie, rinunciando all'armamento delle masse, etc. "